Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha conferito l’onorificenza al Merito della Repubblica Italiana a Marco Omizzolo, giornalista, studioso, ricercatore Eurispes e Responsabile scientifico dell’Associazione In Migrazione.
Un importante riconoscimento per il suo impegno civile, per la dedizione al bene comune e di testimonianza dei valori repubblicani. In particolare, si fa riferimento alla «sua coraggiosa opera in difesa della legalità attraverso il contrasto al fenomeno del caporalato. Ha più volte denunciato, anche con dettagliati dossier, il fenomeno del caporalato e dello sfruttamento degli stranieri nei campi. Segue da anni il fenomeno dei braccianti nell’Agro Pontino: ha descritto la rete dei caporali, raccontato le condizioni di vita, i problemi di salute e lo stato delle abitazioni di questi lavoratori. Da quando ha cominciato ad impegnarsi sulla questione, riceve avvertimenti e minacce di morte».
Grande esperto dei fenomeni di mafia e criminalità, in particolare, nel settore dell’agricoltura, profondo conoscitore delle minoranze straniere e della comunità Sikh, Marco Omizzolo collabora da anni al Rapporto Agromafie Eurispes-Coldiretti.
«Non so se meritato ma certo costituisce uno stimolo a continuare i miei studi e le mie battaglie: diventare Cavaliere della Repubblica significa, per me, impegnarsi ancor più nella battaglia contro ogni forma di ingiustizia e illegalità», commenta Marco Omizzolo. «Devo, oltre che ringraziare il Presidente per questo onore, ringraziare anche molti amici e compagni di viaggio, a partire dalla coop. In Migrazione, senza la quale il percorso fatto non ci sarebbe mai stato, continuando per tutti quei braccianti indiani e non solo che più di me hanno avuto il coraggio della denuncia e della ribellione contro caporali, trafficanti, padroni e padrini. Loro meritano molto più di me questo riconoscimento. E soprattutto meritano quella giustizia che da anni viene loro negata per bramosia di potere e di denaro. Infine, devo ringraziare la mia famiglia che non ha mai ceduto ad alcuna minaccia e mai mi ha chiesto di fare passi indietro. In particolare ringrazio mio padre, che ora sta vivendo una fase molto difficile, perché mi ha insegnato ad essere uomo prima di tutto e a stare dalla parte giusta e mai da quella più conveniente. Grazie a chi c’è stato con onestà, gratuità e generosità. E grazie a chi mi ha amato nonostante tutto. Ora, la battaglia contro ogni forma di razzismo, discriminazione, sfruttamento e mafia continua».