Le ossessioni della società nell’era dei “bastoni per il selfie”: la mostra T’a vuó fá fá sta foto? organizzata presso la galleria Spazio 5 di Roma, racconta con leggerezza e ironia, attraverso le immagini, la follia dell’autoritratto compulsivo.
«Che la mania di immortalare noi stessi e tutto ciò che ci circonda, in maniera quasi compulsiva, sia dettata dalla necessità di appartenere a una collettività virtuale ora che quella reale sta scomparendo?», è la domanda che si sono posti gli autori, il fotografo romano Maurizio Riccardi e il vignettista padovano Federico Fred, prima di dar vita alla rassegna e a cui, però, hanno scelto di rispondere a modo loro.
La loro attenzione non si è concentrata sugli aspetti allarmanti generati dall’impellente necessità di ottenere maggiore visibilità grazie alla sovrapposizione di filtri ad uno scatto, ma, più semplicemente, sulla voglia di strappare un sorriso ai visitatori.
Obiettivo centrato. Nelle sale di Spazio 5 una serie di scatti e vignette in grado di offrire al pubblico, con estrema delicatezza, battute spassose e situazioni bizzarre. Rappresentazioni di pratiche e comportamenti sociali talvolta folli, talvolta preoccupanti, spesso già di per sé comici, portati all’eccesso per evidenziarne gli aspetti caricaturali, senza però tralasciare gli aspetti genuini e spontanei delle singole azioni. Fotografare un piatto di pastasciutta o cimentarsi in complicate movenze con un bastone allungabile per riuscire a individuare l’angolazione giusta e scattare un selfie, sono, in fin dei conti, gesti che celebrano un momento.
Trasporre sé stessi al centro di quel luogo e di quell’istante e catturarne l’attimo, non sono considerati atteggiamenti colpevoli, ma semplici manifestazioni di spensieratezza, che celano invece un’importanza comunicativa da non sottovalutare. L’abilità di Maurizio Riccardi e Federico Fred è proprio quella di riuscire a spingere l’osservatore a riconsiderare e rivalutare l’importanza del particolare.
Gli autori ci guidano attraverso una lettura più complessa delle singole immagini. Una volta alzato il velo della parodia, ci fanno dono di una riflessione potente sull’incapacità di controllare questo incessante scorrere di immagini all’interno della nostra timeline social. In chi guarda gli scatti e le vignette si fa spazio la considerazione che, ogni giorno, migliaia di immagini come queste rischiano di cadere nell’oblio, dopo essere state archiviate nella memoria di smartphone o di server situati dall’altra parte del mondo.
Con la loro estrema sensibilità, Riccardi e Fred pongono qui il fulcro centrale della loro rassegna: la velocità tramite cui siamo soliti scoprire, apprezzare e subito dopo dimenticare; ognuna di queste immagini, deriva dalla «perdita di importanza del particolare», come spiega Riccardi e «mette da parte il fattore umano» che sceglie e si innamora di quell’attimo. Gli autori riescono, insieme, a veicolare un semplice messaggio, che diventa un amichevole consiglio, un’indicazione da cogliere: valorizzare e custodire la memoria di quegli scatti, di quei momenti, per evitarne l’oblio e la caduta senza fine nel pozzo mai sazio delle piattaforme social.
La mostra resterà aperta al pubblico nei locali di Spazio 5 fino al prossimo 20 ottobre.
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