Come nel film di Sidney Lumet – tratto da un dramma di Arthur Miller – vogliamo anche noi scattare una foto cruda e drammatica, affacciati su un parapetto che guarda Genova. È quella del Ponte Morandi, crollato in parte il 14 agosto di due anni fa. Sotto le macerie furono recuperati 43 corpi senza vita. A mezzanotte e un minuto del 5 agosto prossimo, il nuovo Ponte San Giorgio riaprirà al traffico, costruito a tempo di record e senza burocrazia. Il gioiello di Renzo Piano verrà attraversato, per la prima volta, il 3 di agosto dal Presidente Mattarella, con un gesto altamente simbolico. Fino ad oggi, i parenti delle vittime hanno annunciato di voler disertare la cerimonia; i dirigenti della concessionaria Aspi, che avrà, comunque, le chiavi dell’opera, sicuramente non ci saranno. Dando uno sguardo dal ponte si vede Genova ferita e il suo porto che vogliono ripartire. Tutto è pronto, ma ancora non c’è giustizia per tante vittime innocenti. E non c’è ancora chiarezza sulla gestione futura delle nostre autostrade, spina dorsale di una Italia piegata dal Covid che ha bisogno di muoversi per ripartire.