L’impatto del cambiamento climatico sul settore agricolo preoccupa particolarmente per gli effetti negativi che potrebbero verificarsi sulla qualità e sulla quantità della produzione oltre che sull’andamento dei prezzi, con raccolti più poveri e costi di produzione più elevati.
L’incremento della popolazione mondiale porterà gli abitanti del pianeta a 9,7 miliardi di persone entro il 2050 – secondo il rapporto World Population Prospect 2019: Hilights delle Nazioni Unite – e richiederà di garantire il necessario adeguamento delle produzioni all’aumento di fabbisogno che dovrà essere assicurato a livello globale.
Appare evidente, dunque, la necessità di intervenire per proteggere un settore di così rilevante importanza strategica considerando gli effetti, diretti e indiretti, che provoca sull’ambiente, favorendo politiche di sviluppo che, oltre a garantirne la sopravvivenza, ne valorizzino le potenzialità e ne tutelino la qualità.
Il settore agricolo, ha una complessa relazione con l’ambiente che ne comporta dipendenza, monitoraggio e salvaguardia, ma anche azioni modificatrici e, a volte, invasive.
Il disboscamento – richiesto per far spazio a coltivazioni e pascoli – ha provocato la perdita di molte biodiversità e ha intensificato le conseguenze dell’effetto serra, del rischio idrogeologico e compromesso la tutela del paesaggio; l’azione inquinante di fertilizzanti sintetici e prodotti chimici fitosanitari con lo sfruttamento delle risorse idriche hanno contribuito all’alterazione dell’ecosistema acquatico e del suolo; lo stoccaggio del letame, lo spandimento del liquame e l’utilizzo di fertilizzanti azotati inorganici hanno provocato, secondo dati riportati dall’Agenzia Europea dell’Ambiente, il 94% delle emissioni di ammoniaca e il 10% dell’emissione di gas climalteranti in Ue.
Inoltre, l’irrigazione richiesta per le coltivazioni dei campi sfrutta – nel nostro Continente – il 50% delle risorse idriche rinnovabili e l’agricoltura, in particolare quella intensiva, è la principale responsabile della concentrazione di nitrati sia nelle acque di superficie sia in quelle sotterranee.
L’insieme di tutti questi fattori provoca, unito all’azione di altre attività antropiche inquinanti e invasive, gravi conseguenze sui territori, sulla fertilità dei suoli e sul clima, che si manifestano sempre più frequentemente con l’aumento delle temperature e della violenza di fenomeni meteorologici più intensi, estremi e devastanti.
Proprio il comparto agricolo, più di ogni altro, è esposto ai pericoli rappresentati dall’aumento di temperature, umidità, precipitazioni e altri fenomeni meteorologici, e si trova a dover affrontare problematiche che riguardano, oltre la perdita dei raccolti, l’aumento di parassiti, malattie, piante infestanti; il calo di sicurezza nella catena alimentare; l’inaridimento dei suoli e la desertificazione dei territori.
Negli ultimi settant’anni la maggiore necessità di cibo ha trasformato l’agricoltura, in molti casi, da attività locale a industria intensiva, occupando aree più vaste per le coltivazioni e gli allevamenti, i quali hanno selezionato una varietà ristretta di vegetali e animali per rispondere alle richieste dei mercati, occupandosi più della produttività che della tutela delle biodiversità autoctone e del rispetto dei territori.
Le piccole comunità rurali, naturali custodi della memoria storica sull’utilizzo delle sementi e dei metodi di coltivazione non intensiva, hanno subìto una forte diminuzione degli addetti, l’abbandono degli appezzamenti di terreno e dei borghi agricoli.
Tutto ciò, come si diceva, ha compromesso pericolosamente sia la sopravvivenza delle diversità genetiche animali e vegetali che la possibilità di selezionare varietà resistenti alla pressione dei cambiamenti climatici e in grado di salvaguardare ambiente e paesaggio, pregiudicandone la naturale propensione all’adattamento e provocando una catena di conseguenze negative sull’attività e sulla produzione agricola che ne è così, in parte, causa ma, soprattutto, vittima.
La prospettiva di possibili, ulteriori ripercussioni dei cambiamenti climatici sul settore agricolo rendono necessari interventi efficaci che ne garantiscano le produzioni e ne mantengano la qualità per soddisfare la maggiore richiesta dei consumatori, sempre più attenti ed esigenti.
Le innovazioni tecnologiche digitali, oggi a disposizione in sinergia con l’utilizzo sostenibile e resiliente delle risorse agricole, rispettose dell’identità territoriale e delle biodiversità, potrebbero rappresentare un efficace strumento di lotta ai cambiamenti climatici, ottimizzando e razionalizzando le pratiche agricole.
La produzione agricola europea è, attualmente, una delle principali fonti di cibo al mondo, garantisce sicurezza alimentare a più di 500 milioni di cittadini europei e occupazione – nel comparto agroalimentare – a 44 milioni di addetti.
In Italia, il settore agrifood è un’importante voce dell’economia e contribuisce al bilancio nazionale con un fatturato che raggiunge i 132 miliardi di euro, con più di 3 milioni di occupati – oltre a rappresentare l’immagine del nostro Paese nel mondo con prodotti di alta qualità e tradizione.
Lo sviluppo del settore agricolo europeo è regolato dalla Politica Agricola Comune (PAC) che, fin dagli anni Cinquanta, ne ha cambiato radicalmente il volto avviando la cosiddetta “rivoluzione verde” (Agricoltura 2.0). Con l’innovazione tecnologica, la meccanizzazione e l’utilizzo di prodotti chimici, fertilizzanti e fitosanitari, è stata aperta la strada all’agricoltura intensiva dei grandi volumi, senza registrare sostanziali interventi innovativi fino alla fini degli anni Novanta quando, l’avvento di Internet, ha permesso l’utilizzo della tecnologia digitale per affrontare le nuove esigenze in campo non solo produttivo, ma anche ambientale.
Nasce così l’Agricoltura di Precisione (AdP) capace di interventi agronomici più mirati ed efficienti grazie all’utilizzo delle tecnologie satellitari – Gps e software installati sui macchinari – fino ad arrivare alla sua più recente evoluzione in Agricoltura 4.0, una vera e propria rivoluzione innovativa a sostegno di resa, qualità, sostenibilità e tracciabilità delle produzioni, attraverso l’utilizzo della condivisione e l’analisi incrociata dei dati supportata della tecnologia digitale.
La Politica Agricola Comune (PAC) per il quinquennio 2021-2027 ha stabilito i criteri di priorità che sarà necessario seguire per poter raggiungere un sistema agricolo più sostenibile e attento alla salute dei terreni e alla salubrità dei prodotti, con particolare attenzione al contenimento dei costi e alla riduzione dell’impatto su clima e ambiente. Tutto questo sarà possibile proprio attraverso lo sviluppo della tecnologia digitale, continuando un percorso iniziato già nel precedente programma 2014-2020 con la creazione del Partenariato Europeo per l’Innovazione Produttività e Sostenibilità dell’Agricoltura (PEI-AGRI).
Nonostante i notevoli tagli economici previsti nella prossima PAC, ben 10 miliardi di euro sono stati riservati agli investimenti necessari allo sviluppo della ricerca sull’innovazione digitale nella filiera agroalimentare e nella tracciabilità dei prodotti.
L’azione combinata dei Big Data Analytics – raccolta dei dati su fenomeni meteorologici, umidità del suolo, informazioni sulle fasi fenologiche, immagini satellitari, ma anche produttività dei bestiami, stato di fermentazione dei mosti ecc. – con Internet of Things (IoT) – oggetti connessi a Internet, sensori, droni, robotica e altri strumenti – consultabile attraverso le app direttamente dal proprio smartphone o tablet, permette una gestione ottimale delle risorse e delle informazioni con un notevole contenimento dei costi.
Senza considerare la possibilità offerta dalla blockchain che, attraverso un sistema di blocchi di informazioni concatenati in ordine cronologico, praticamente inviolabile grazie all’utilizzo della crittografia, renderà più semplice e sicuro il controllo sulla provenienza delle materie prime, dei prodotti e sui metodi di trasformazione delle produzioni, soddisfacendo la richiesta dei consumatori, sempre maggiore, di tracciabilità e qualità, oltre a rappresentare un efficace mezzo di contrasto alla contraffazione alimentare e all’Italian sounding.
Tuttavia, nonostante gli innumerevoli vantaggi del sistema agrismart, la sua diffusione, in Italia, è ancora piuttosto limitata: secondo alcune stime solo sull’1% della superficie coltivata in Italia, al momento, si utilizzano tecniche digitali e, pur riconoscendo l’utilità e i vantaggi dall’adozione dei supporti offerti dal 4.0, solo il 25% delle aziende sotto i 10 ettari ne usufruisce.
La diffusione dei nuovi strumenti nel nostro Paese è ostacolata principalmente dalla dimensione medio-piccola della maggioranza delle aziende agricole, incapaci di sostenere il necessario investimento economico considerato troppo oneroso; dalla scarsa conoscenza dell’utilizzo delle tecnologie digitali; dall’insufficiente copertura di Internet ad alta velocità dei territori agricoli; dalla reticenza, di carattere culturale, legata ai metodi di coltura tradizionale; dalla consapevolezza della capacità di gestire la propria terra in modo sostenibile mantenendone i caratteri identitari.
Occorrerà investire, quindi, in servizi di consulenza agricola e formazione, per creare le competenze necessarie a sfruttare efficacemente in armonia con la tradizione agricola e le identità territoriali, le opportunità offerte dall’innovazione tecnologica, oltre che incoraggiare gli investimenti con opportuni finanziamenti ai piccoli e medi agricoltori.
Riuscire a coordinare efficacemente le opportunità offerte dal progresso digitale con l’esperienza della tradizione agricola rurale – creando un equilibrio di rapporto tra natura, cultura, tradizione e innovazione mantenendo, nel contempo, tutti quei caratteri identitari che per secoli hanno garantito la sostenibilità con modelli agricoli ecologici sviluppati con l’esperienza umana sul campo e con le opportunità offerte dalle capacità di adattamento delle biodiversità – sarà la vera sfida del futuro.
Fonti dati
“Agricoltura: Introduzione all’Agricoltura” by European Environment Agency (EEA).
“Suolo e Territorio in Europa” by European Environment Agency- EEA Segnali 2019.
“Agricoltura e Cambiamenti Climatici: Una Nuova Sfida” Eurispes, Rapporto Italia 2020.