Una famosa frase attribuita a Mao, ma che in realtà era di Confucio, dice pressappoco cosi: «Grande è la confusione sotto il cielo» e prosegue «ma in realtà la situazione è eccellente».
Non viviamo certo in questo ultimo scenario, assaliti come siamo dal virus, ma sulla gran confusione siamo tutti d’accordo.
Un amletico dubbio attanaglia soprattutto gli italiani: come passeremo il Natale? In sei, in dodici o forse in trentasei? E se poi il vicino fa la spia e arrivano i Carabinieri? Povero cenone, quanto sarai magro quest’anno! Ma forse era troppo sfarzoso prima, quasi trimalcionico, e lo shopping natalizio spesso superfluo, se non inutile e compulsivo. Sì, direte voi, vallo a raccontare a commercianti e ristoratori in ginocchio!
La Seconda guerra mondiale, per ricordare un disastro che non ha ancora cento anni, cominciò il 1° settembre del 1939. Alla vigilia di Natale di quell’anno, Papa Pio XII scriveva nella sua lettera apostolica ai fedeli: «L’indicibile sciagura di una guerra che non siamo riusciti ad evitare si è scatenata, ed è ormai una tragica realtà». Come mai queste parole suonano attuali. Eppure, dopo sei Natali di guerra, il settimo vide segnare la fine di un incubo.
Ora non dobbiamo certo aspettare tutto questo tempo per riprenderci dai disastri provocati dal Covid-19. Ma tutto dipende, oh se dipende, dai nostri comportamenti quotidiani, che non dovranno cambiare anche una volta arrivato il vaccino efficace.
Insomma, non comportiamoci come non ci fosse più un Natale!