Dominio delle coscienze: uno stato di guerra permanente per definire la mappa dei poteri

Nella rubrica “Metafore per l’Italia”, pubblichiamo un’altra riflessione del Presidente dell’Eurispes, Gian Maria Fara, estratta dal libro La Repubblica delle Api.

Il rapporto informazione-formazione dell’opinione è strutturalmente legato alla teoria e alla prassi della democrazia. Sappiamo che i processi democratici e conseguentemente la libertà sono intrecciati con i processi informativi: una informazione distorta, condizionata o inquinata è il segno più inquietante del venir meno della democrazia e della libertà.

«L’esercizio delle libertà civili, il rafforzamento del costume democratico, l’elevazione della qualità della vita sociale e culturale si fondano su un sistema di informazioni libero, pluralistico, saldamente legato alla dialettica civile e sociale di un paese. Tra le varie funzioni svolte dalla comunicazione di massa appare dunque essenziale, sul piano politico, sociale e culturale, quella informativa, in quanto indispensabile a soddisfare i bisogni di conoscenza, le esigenze di partecipazione, i diritti e i doveri di controllo dei cittadini: è l’informazione che consente il contatto con la vita reale, il libero confronto delle idee, l’approfondimento del dibattito sui problemi comuni ed è l’informazione che fornisce il primo contributo all’educazione e alla promozione culturale. Per questo oggi, con lo sviluppo del sistema democratico, viene riconosciuto, accanto al diritto di informazione, il diritto dei cittadini ad essere informati» (A. Zanacchi).

Disporre di una informazione corretta significa disporre degli elementi essenziali che permettono un’attenta valutazione delle situazioni e favoriscono l’espressione di decisioni ragionevolmente fondate. Nel momento in cui ci troviamo a vivere nel “villaggio globale”, nel tempo che permette la diffusione planetaria e in tempo reale di tutte le conoscenze possibili, dovremmo essere in condizioni eccezionalmente favorevoli per operare le nostre decisioni. Tuttavia, è sempre più evidente l’intreccio tra il possesso di informazioni e la gestione del potere. «La conoscenza e i sistemi di comunica- zione non sono asettici o neutrali dal punto di vista del potere. Ogni “fatto” utilizzato negli affari, nella vita politica e nei rapporti umani di tutti i giorni deriva da altri “fatti” o assunti che sono stati foggiati, deliberatamente o no, dalla struttura di potere preesistente. Ogni “fatto” affonda quindi le sue radici nel potere passato e influisce su quello futuro: ha un impatto, grande o piccolo, sulla futura distribuzione del potere» (A. Toffler).

Per questa ragione il campo dell’informazione è in perenne stato di guerra, per ridefinire continuamente la mappa dei poteri a favore di questo o quel gruppo politico o economico, a seconda degli equilibri che via via si manifestano. Il risultato che con tale guerra si intende raggiungere è l’affermazione di un gruppo di potere e, conseguentemente, il dominio (presunto) delle coscienze.
(1995)

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