La scienza ha confermato come la diffusione del Coronavirus sia direttamente e indirettamente collegata ad un rapporto “malato” con la natura, caratterizzato da deforestazione, commercio illegale di animali selvatici, modelli di produzione e di consumo insostenibili a cui si aggiungono i cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità.
Fra i tanti messaggi di allarme che hanno attraversato il Pianeta negli ultimi mesi, il Covid-19 è, sicuramente, il più immediato e tangibile ma, di certo, non l’unico. Per questo nella giornata mondiale dell’ambiente il WWF ha deciso di ripercorrere e collegare le maggiori emergenze degli ultimi 18 mesi ‒ in particolare quelle che hanno avuto maggior risalto mediatico ‒ per raccontare la drammatica escalation dei segnali che ci sta inviando il Pianeta ed evidenziare come solo un buon gioco di squadra possa farci uscire dalla crisi planetaria, disegnando un futuro più prospero e sicuro per tutti. Lo ha fatto considerando tutte le principali emergenze ambientali come se fossero gli elementi di una Escape Room planetaria che necessita di risposte concrete per passare al livello successivo, ossia quello in cui le nostre condizioni di vita, di salute e di benessere vengono garantite e protette. Riusciremo a risolvere in tempo le crisi in corso e salvarci da questa Escape Room planetaria? La pandemia ha dimostrato che solo con azioni finalizzate al bene comune potremo salvarci dal peggio.
Proprio per questo il WWF ha avviato Il mondo che Verrà, la grande consultazione dei cittadini per trovare, insieme, soluzioni condivise che ci aiutino a costruire un futuro migliore, sano, sostenibile e sicuro.
Novembre 2018: l’apocalisse degli insetti
Uno studio tedesco ha dimostrato come in 27 anni ci sia stata una riduzione di più del 75% della biomassa degli insetti, fondamentali per garantire l’impollinazione di moltissime piante, il cui valore è stimato annualmente in oltre 235 miliardi di dollari e, quindi, la base alimentare per tutta l’umanità.
Maggio 2019, Rapporto IPBES: se un milione di specie a rischio ci sembra poco
Il Report Global Assessment Report on Biodiversity and Ecosystem Services dell’IPBES (Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services dell’ONU) ha mostrato come il 75% dell’ambiente terrestre e il 66% dell’ambiente marino siano stati modificati in modo significativo dall’azione dell’uomo, mettendo a rischio la sopravvivenza di un milione di specie. Bisogna tornare all’epoca dei dinosauri per assistere a tassi di estinzione così elevati.
Estate 2019: Amazzonia in fiamme, scacco matto alla centrale del clima
Oltre 200.000 roghi, alimentati da una politica di rapina e da temperature sempre più alte, hanno mandato in fumo più di 12 milioni di ettari di foresta e di altri preziosi ecosistemi del polmone verde del Pianeta, che regola il ciclo delle piogge, fornisce il 20% delle acque dolci che arrivano negli oceani, sequestra tra i 140 e i 200 miliardi di tonnellate di carbonio ogni anno, raffredda il Pianeta, contrasta la desertificazione, produce cibo e medicine per tutto il Pianeta, avvicinandola drasticamente al 25% di distruzione che segnerebbe il punto di non ritorno oltre il quale tutti questi servizi sarebbero compromessi.
Settembre 2019: ghiaccio bollente
Il nuovo Report dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) Oceani e criosfera in un clima che cambia lancia l’allarme: a causa di temperature che nell’inverno Artico hanno superato di 6°C le medie stagionali, i ghiacci marini e terrestri si stanno riducendo ad un ritmo da capogiro, con il rischio di aumentare il livello medio marino e di rilasciare in atmosfera le enormi quantità di gas serra finora intrappolate nel permafrost.
Novembre 2019, Venezia affoga, e non è uno scherzo di Carnevale
Numerose ondate di acqua alta da record sommergono la Serenissima. Causate da venti di scirocco resi sempre più forti e frequenti dai cambiamenti climatici, sono state responsabili del progressivo innalzamento del livello medio marino, che in laguna si prevede possa raggiungere gli 85 cm entro il 2100, mettendo a rischio uno dei tesori artistici del Pianeta.
Dicembre 2019: i mega incendi mettono in ginocchio l’Australia, ma anche Indonesia e il Bacino del Congo
Tra novembre 2019 e gennaio 2020 il continente australiano è stato devastato da una tragica serie di mega-incendi che hanno distrutto più di 11 milioni di ettari (più di 100.000 chilometri quadrati, ovvero un’area più grande del Portogallo), cancellato numerose vite umane e ucciso più di 1 miliardo di animali. A causarli una alterazione climatica sopra l’Oceano Indiano che ha causato siccità e temperature record, mentre si spegnevano altri roghi senza precedenti in altri preziosi luoghi del Pianeta, come il Bacino del Congo, l’Indonesia, l’Alaska e California.
Dicembre 2019: l’invasione delle locuste
Piaga biblica per eccellenza, purtroppo tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020 sono comparsi immensi sciami di locuste, moltiplicatisi grazie all’insolita abbondanza di vegetazione nel Corno d’Africa, a causa della stessa anomalia che nel frattempo teneva all’asciutto l’Australia. Da allora gli sciami, migrando per cercare nuove aree di alimentazione, stanno devastando i raccolti che incontrano, mettendo a rischio l’approvvigionamento di cibo di oltre 20 milioni di persone in 15 paesi africani.
Febbraio 2020: coralli addio?
Il terzo fenomeno di “coral bleaching” in pochi anni colpisce la grande barriera corallina australiana. Il cosiddetto “sbiancamento” – ovvero la morte dei coralli a causa della perdita di alghe che fornivano loro nutrienti essenziali – è favorito dall’aumento della temperatura degli oceani causato dal riscaldamento globale, e mette a rischio uno degli ecosistemi più ricchi di biodiversità che garantisce, inoltre, lavoro e sussistenza a decine di milioni di persone.
Marzo 2020: l’Antartide fonde
Anche il continente più freddo del Pianeta è colpito con un’intensità senza precedenti da un’ondata di calore che in alcune aree ha portato le temperature a ben 18.3°C, determinando la fusione dello strato superficiale di ghiaccio in molte zone, con picchi di perdita locali fino al 20%. Un dramma se si pensa che la fusione totale della calotta glaciale antartica porterebbe all’innalzamento del livello degli oceani fino a 60 metri, mettendo a rischio il futuro di migliaia di città, miliardi di persone e interi sistemi produttivi, oltre a sconvolgere la circolazione oceanica globale.
Marzo 2020: la débâcle delle foreste tropicali
Grazie alla fotosintesi clorofilliana, le piante assorbono CO2 dall’atmosfera, rilasciando l’ossigeno indispensabile per la respirazione degli animali (uomo incluso). Le foreste del mondo utilizzano in totale 2,4 miliardi di tonnellate di carbonio ogni anno e l’Amazzonia contribuisce ad un quarto di questa enorme quantità. Purtroppo, un nuovo allarmante studio rivela che la capacità delle foreste tropicali di assorbire CO2 si è ridotta di un terzo rispetto ai dati degli anni Novanta, a causa di siccità, deforestazione, temperature più elevate e, con essa, la loro capacità di contrastare il riscaldamento globale.
Oggi: pandemia, ultima chiamata
Oltre 5 milioni di contagiati, oltre 300.000 vittime a livello globale: sono i numeri raccapriccianti della pandemia in corso causata dal virus SARS-CoV-2, la più grave tra le numerose e sempre più frequenti malattie emergenti di origine zoonotica che stanno colpendo la specie umana. Alla base, troviamo spesso il rapporto malato dell’uomo con la natura che, tramite traffici non controllati di animali selvatici, deforestazione ed alterazione degli equilibri ecosistemici, sta mettendo sempre più a rischio la nostra salute, la nostra società e la nostra economia.
Maggio 2020: il mondo che verrà
Esiste un modo per uscire da questa gigantesca Escape Room planetaria? Proprio per cercare una soluzione partecipata e collettiva il WWF Italia ha lanciato la consultazione su Il Mondo che Verrà. La maniera in cui, oggi, affronteremo questa grave crisi, sanitaria, sociale ed economica, attraverso le scelte di governi, aziende e cittadini, indicherà la direzione che abbiamo deciso di percorrere e che deciderà del nostro destino comune. Per vincere dobbiamo subito avviare scelte innovative che razionalizzino l’uso delle risorse naturali, rendano sostenibili i meccanismi di produzione e rafforzino le nostre responsabilità nelle scelte di consumo. È venuto il momento che i sistemi naturali e i servizi che essi offrono all’umanità diventino un patrimonio comune. È venuto il momento di ridurre il “debito naturale” che continuiamo ad accumulare sulle spalle dei nostri figli. Abbiamo bisogno di un cambiamento collettivo per costruire, in un efficace gioco di squadra, il mondo che verrà.
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