Neet, sempre più preoccupante il fenomeno in Italia

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In Italia sono in aumento costante coloro che vengono definiti Neet, (not engaged in education, employment or training). In questa particolare categoria rientrano quei giovani che non risultano impegnati in alcun tipo di percorso di studi o di formazione né in alcun tipo di lavoro. Non sempre si entra in questa condizione in modo consapevole e questi giovani risultano più esposti alla marginalità e all’esclusione sociale.

Nel 2020, la percentuale dei Neet tra i 15 e i 34 anni, presente nel nostro Paese, indica che tra i nostri giovani il fenomeno è più diffuso rispetto tutti gli altri Stati dell’Unione europea. Secondo l’Eurostat, si tratta di un dato che arriva al 25% circa, dopo di noi si collocano la Grecia (21%), la Bulgaria (19%) e la Spagna (18,6%). Come spesso accade per altre questioni, i paesi più virtuosi sono quelli del Nord Europa, dove sono anche maggiori le tutele, gli incentivi e gli ammortizzatori sociali, come, ad esempio, la Svezia e i Paesi Bassi dove il numero di Neet si assesta al 7%. Oltre a questi, sono numerosi i paesi che si collocano al di sotto della media europea (13,2%): Polonia (12,6%), Belgio e Lituania (12%), Estonia (11,9%), Lettonia (11,8%), Portogallo (11,2%), Finlandia (11%), Danimarca (10,9%), Austria (10,8%), Malta (10,5%), Germania (10%), Slovenia (9,8%), Lussemburgo (9,2%).

Gli ultimi dati disponibili (maggio 2022) che, tuttavia, si concentrano solo sulla fascia d’età compresa tra i 15 e i 29 anni, parlano invece di una tendenza nel 2021 che variava dal 5,5 % nei Paesi Bassi al 23,1% in Italia, dove il fenomeno continua ad essere importante in termini di ricadute sociali ed economiche.

Durante la pandemia i soggetti più colpiti economicamente e lavorativamente sono stati gli autonomi e i lavoratori con contratto a tempo determinato. Nella maggior parte dei casi, ovviamente, sono soprattutto giovani. Anche l’Ocse ha evidenziato come l’impatto economico e sociale della pandemia sia stato caratterizzato da una “asimmetria generazionale” che ha interferito con l’emancipazione giovanile frenandone l’avvio e lo sviluppo.

Proprio sulla fascia d’età più giovane, quella dai 15 ai 29, è importante concentrare l’attenzione. L’Unione europea ha fissato per questo target l’obiettivo di raggiungere entro il 2030 un numero inferiore al 9% in termini di inclusione sociale. Un appuntamento che è dietro l’angolo e che non sarà facilmente raggiunto da tutti gli Stati membri. Nonostante, infatti, il 2021 abbia fatto segnare una media del 13,1% dei Neet nell’Ue, esistono differenze tra i diversi paesi, in alcuni casi profonde poiché alcuni hanno già raggiunto l’obiettivo prefissato.

Essere Neet: la variabile legata all’istruzione

Esistono particolari fattori che influiscono sulla condizione dei Neet, come l’istruzione, il genere e la localizzazione geografica.

Tra i giovani (15-29 anni) con un livello più basso di istruzione la percentuale di Neet in Europa era, nel 2021, del 15,5 % contro il 13,1 % di coloro i quali si trovavano ad un livello medio e, ancor di più, rispetto al 9,2 % di quanti possedevano un alto livello di istruzione.

In particolare, sempre nel 2021, tassi di Neet negli Stati membri dell’Ue per le persone di età compresa tra 15 e 29 anni con un basso livello di istruzione variavano dal 6,4 % in Svezia al 32,7 % in Romania. Più in dettaglio, sei paesi avevano tassi più elevati rispetto alla media Ue: Slovacchia (16,6%), Spagna (18,4%), Malta (20,3%), Italia (23%), Bulgaria (24,4%) e, appunto, Romania (32,7%). Per quando riguarda invece il range riferibile ad un livello di istruzione medio, solo due paesi hanno registrato un tasso del 19% o superiore ad esso: Grecia e Italia. Tra quanti invece hanno raggiunto un livello di istruzione terziaria la percentuale di Neet era in generale notevolmente inferiore rispetto alle altre categorie considerate, con il dato più basso registrato nei Paesi Bassi (3,1%) e quello, decisamente più alto, segnato dalla Grecia (26,8%).

Neet: un fenomeno che si intreccia con la dispersione scolastica

L’Ue ha fissato un obiettivo a livello europeo che prevede che la percentuale di abbandoni precoci dell’istruzione e della formazione sia inferiore al 9% entro il 2030.

Secondo l’Eurostat, nel 2021, una media del 9,7% dei giovani di età compresa tra i 18 e i 24 anni nell’Ue ha abbandonato prematuramente l’istruzione e la formazione. Tuttavia, si sono registrate differenze tra gli Stati membri, con 16 paesi che hanno già raggiunto l’obiettivo a livello Ue per il 2030 per quanto riguarda la dispersione scolastica. Il dato degli abbandoni precoci varia dal 2,4% della Croazia al 15,3% della Romania. I paesi con la percentuale più bassa sono: Croazia, Slovenia, Grecia e Irlanda, dove la quota è inferiore al 5%. Le quote più alte sono state rilevate in Romania (15,3%), seguita da Spagna e Italia con circa il 13%.

Le giovani donne hanno maggiori probabilità di restare fuori dalla forza lavoro

Per quanto riguarda un’altra variabile – quella legata al genere – sono maggiori le probabilità per le giovani donne di non avere né un lavoro né un’istruzione o una formazione rispetto ai giovani uomini.

Nel 2021, il 14,5% delle donne di età compresa tra 15 e 29 anni nell’Ue erano Neet, mentre la quota corrispondente tra i giovani uomini era inferiore di 2,7 punti percentuali (11,8%).

Sono diversi i fattori che incidono su questo fenomeno: il primo è sicuramente di tipo culturale, dal momento che in alcuni paesi il ruolo della donna è ancora relegato all’interno della famiglia e i giovani uomini hanno maggiori sollecitazioni ad istruirsi ed entrare poi nel mondo del lavoro. Il secondo aspetto riguarda la maternità che, come è noto, mette la donna in una condizione di fragilità lavorativa. Molte imprese, inoltre, potrebbero essere orientate ad accogliere giovani uomini rispetto alle donne proprio in previsione di una possibile gravidanza e un lungo periodo di lontananza dal lavoro.

Ancora più in particolare, una percentuale maggiore delle giovani (10,2%) era al di fuori della forza lavoro (non cercava attivamente lavoro) rispetto ai giovani Neet della stessa età (6,3%).

Neet, anche il posto in cui si vive ha importanza

È possibile esaminare il fenomeno anche in base al luogo di residenza, definito in termini di grado di urbanizzazione. Nel 2021, la quota di giovani di età compresa tra 15 e 29 anni nell’Ue che erano Neet è risultata essere più bassa nelle città (12,2%) e circa allo stesso livello nei paesi e periferie (13,9%) e nelle zone rurali (13,7%). Le maggiori differenze dei tassi tra città e aree rurali in termini di punti percentuali sono state registrate in Romania (17,7%) e in Bulgaria (18,2%).

Le misure per contrastare il fenomeno dei Neet

La principale misura per contrastare il fenomeno dei Neet è il Piano “Garanzia Giovani” (Raccomandazione del Consiglio dell’Unione europea, 22 aprile 2013) nel quadro del nuovo PON “Giovani, donne e lavoro”. Tra gli interventi, si segnalano a livello nazionale la nuova Garanzia Occupabilità dei Lavoratori (GOL) per riqualificare i servizi di politica attiva del lavoro e lo stanziamento di fondi dedicati all’istituzione di servizi per i giovani nei Centri per l’Impiego (CPI), mentre la Commissione Europea ha elaborato un pacchetto di azioni noto come “A Bridge to Jobs for the Next Generation”, finanziata con Next Generation Eu con l’obiettivo di sostenere l’occupazione giovanile.

 

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