Nel secondo trimestre del 2025, i paesi dell’area OCSE hanno toccato livelli record sia nel tasso di occupazione sia in quello di partecipazione alla forza lavoro, rispettivamente al 70,3% e al 74,1%. Ad agosto, la disoccupazione è rimasta relativamente stabile al 5%, livello al quale — o al di sotto — si colloca ininterrottamente dall’aprile 2022. Eppure, dietro questi dati che sembrano certificare la tenuta dei sistemi occupazionali, si celano segnali da monitorare e una serie di tensioni strutturali che rendono il quadro meno nitido di quanto possa apparire. Come ha sottolineato l’OCSE nel suo ultimo aggiornamento statistico pubblicato il 16 ottobre, pur registrando segnali di stabilità ai massimi storici, i mercati del lavoro stanno mostrando segni di indebolimento sul fronte giovanile, e, rispetto al trimestre precedente, soltanto dieci Paesi su trentotto hanno visto crescere insieme occupazione e partecipazione.
Per l’Italia segnali incoraggianti e di ripresa sul fronte occupazionale
L’Italia si inserisce in questo scenario con traiettorie che meritano attenzione. Il nostro Paese ha registrato progressi che, dopo anni di arretratezza cronica, sembrano finalmente consolidarsi. Il tasso di occupazione della popolazione tra i 15 e i 64 anni ha raggiunto il 62,5% nel secondo trimestre del 2025 e il 62,9% nel primo trimestre, un valore che rappresenta il massimo storico per l’Italia[1] e che si avvicina – seppur ancora con margine significativo – alla media OCSE; nello stesso periodo il tasso di partecipazione alla forza lavoro è salito al 67,2%, livello più alto dal 2008.
Restano bassi per il nostro Paese i tassi di partecipazione
Risultati che, per un Paese storicamente caratterizzato da tassi di attività modesti, rappresentano un segnale incoraggiante, sebbene l’Italia resti tra i Paesi considerati con i tassi di partecipazione più bassi in assoluto: insieme a Turchia, Messico e Costa Rica, si colloca nelle ultime posizioni della graduatoria internazionale, sintomo di una persistente difficoltà nel mobilitare pienamente le risorse umane disponibili.
Migliorano i tassi di disoccupazione ma ancora distanti dai paesi più perfomanti
Sul fronte della disoccupazione, i dati italiani mostrano un andamento lievemente positivo, ma ancora lontano dai Paesi più performanti e dalla media. Nei primi due trimestri del 2025, il tasso di disoccupazione si è attestato al 6,3%, in calo rispetto ai due anni precedenti (7,7% nel 2023 e 6,5% nel 2024), un valore che, seppur ancora superiore alla media UE (6%) e OCSE (4,9%), rappresenta una distanza meno ampia rispetto al passato. Questo miglioramento, tuttavia, non deve far dimenticare una realtà meno confortante: l’Italia resta uno dei paesi europei dove la disoccupazione giovanile continua a rappresentare un problema irrisolto. Il tasso di disoccupazione tra i 15 e i 24 anni si è mantenuto superiore al 20% nei primi sei mesi del 2025, collocando l’Italia tra i paesi con i divari generazionali più marcati in termini di accesso al lavoro. Il gap tra il tasso di disoccupazione giovanile e quello degli adulti sopra i 25 anni supera infatti i 15 punti percentuali, segnalando una frattura generazionale che il mercato del lavoro italiano fatica ancora a ricomporre.
Occupazione e divario di genere: per l’Italia le peggiori performance in termini di particepazione delle donne al mercato del lavoro
Un altro aspetto critico riguarda il divario di genere. Nonostante alcuni progressi, l’Italia continua a presentare una delle peggiori performance europee in termini di partecipazione femminile al mercato del lavoro. Il tasso di occupazione femminile, pur in crescita, resta sensibilmente inferiore a quello maschile e, il gap occupazionale di genere si riflette anche nei dati sulla disoccupazione: ad agosto 2025, il tasso di disoccupazione femminile si attestava al 6,7%, superiore di 1,3 punti percentuali rispetto a quello maschile (5,4%). Questa disparità, sebbene non tra le più ampie a livello internazionale, testimonia la persistenza di barriere all’accesso delle donne al mondo del lavoro e tengono l’Italia distante sia dalla media OCSE sia da quella UE, che riescono a contenere il gender gap nei tassi di disoccupazione sui 0,2-0,3 punti.
Solo dieci dei trentotto paesi OCSE hanno registrato aumenti sia nel tasso di occupazione
Uno sguardo più ampio aiuta a mettere a fuoco la posizione italiana. Nel secondo trimestre del 2025, dieci dei trentotto paesi OCSE hanno registrato aumenti sia nel tasso di occupazione che in quello di partecipazione rispetto al periodo precedente e, sei tra questi – tra cui Francia e Giappone – hanno toccato o si sono avvicinati ai massimi storici. L’Italia non rientra in questo gruppo di eccellenza, ma ha comunque visto stabilizzarsi i propri indicatori su livelli fra i più elevati per il Paese. Nei primi due trimestri del 2025 il tasso di occupazione italiano è cresciuto di 0,5-0,7 punti sull’anno precedente, a differenza di altre economie che hanno invece registrato variazioni più marcate. Colombia e Grecia, ad esempio, hanno visto crescere l’occupazione di 1,2 punti percentuali su base annua, mentre Estonia e Nuova Zelanda hanno subito cali dell’1% o superiori. L’Italia si colloca in una fascia intermedia, caratterizzata da una certa resilienza ma anche da una dinamicità limitata.
Nel complesso il mercato del lavoro mostra una certa stabilità, peggiora l’occupazione giovanile
Sul versante della disoccupazione complessiva, l’agosto 2025 ha mostrato un quadro di stabilità apparente sul periodo precedente: il tasso di disoccupazione è rimasto invariato in ventitré paesi, è aumentato in sette – tra cui Canada e Giappone – e si è ridotto solo in due; l’Italia rientra nel primo gruppo con dati abbastanza stabili in tutti i periodi considerati. Tuttavia questa stabilità dei tassi aggregati nasconde dinamiche eterogenee per gruppi demografici e settori economici. In particolare, la disoccupazione giovanile ha mostrato segnali di peggioramento in tutta l’area: il tasso di disoccupazione tra i 15 e i 24 anni è salito all’11,6% ad agosto, rispetto all’11,2% di luglio, ed è superiore a quelli del 2023 e del 2024 segnalando una vulnerabilità giovanile diffusa in tutta l’area, con l’Italia che registra, come visto in precedenza, uno dei gap più elevati.
L’occupazione segnata dalle tensioni geopolitiche e dall’andamento dell’economia globale
Guardando al futuro, le prospettive del mercato del lavoro restano incerte. Le tensioni geopolitiche e l’aumento delle tariffe doganali continueranno a influenzare negativamente l’economia globale con possibili ripercussioni sull’occupazione.
In sintesi, l’Italia, da un lato ha raggiunto traguardi occupazionali importanti, con tassi di occupazione e partecipazione in crescita; dall’altro, mantiene criticità profonde: tasso di partecipazione tra i più bassi, disoccupazione giovanile elevata, divario di genere persistente e disuguaglianze territoriali che continuano a frenare il pieno sviluppo del Paese. Consolidare e rafforzare i progressi dell’ultimo anno attraverso politiche capaci di mobilitare le risorse umane inutilizzate e colmare le disparità esistenti diventa fondamentale per attenuare le conseguenze degli shock economici ed affrontare un mercato internazionale del lavoro ancora fragile e vulnerabile.
[1] Da inizio serie OCSE (2005).
*Mariarosaria Zamboi, ricercatrice dell’Eurispes.

