Si chiamano “caregiver” familiari, e in Italia sono più di 5 milioni. Persone che si occupano direttamente, in casa, dell’assistenza ad un parente bisognoso di cure. Quella dell’assistenza ‘fai da te’ e’ però una scelta spesso obbligata: in sei casi su dieci, infatti, le cure domestiche dirette, senza l’aiuto di una figura esterna, sono le uniche economicamente sostenibili per migliaia di nuclei familiari. Questo dato emerge da una indagine condotta dalla Swg, partendo da un campione di tremila persone, in occasione della ‘Settimana della buona salute 2018’, la campagna di sensibilizzazione per l’invecchiamento attivo promossa dal sindacato dei pensionati autonomi Fipac Confesercenti.
L’alta incidenza dell’assistenza familiare diretta – scelta dal 71 per cento dei prestatori di cure – e’ dovuta nel 59 per cento dei casi a motivazioni di tipo economico. Ad incidere, però, c’è anche una certa preferenza per le cure domestiche: il 32 per cento degli assistenti familiari, infatti, ammette di seguire personalmente il proprio parente perché preferisce non affidarne la cura a persone estranee. Una scelta dettata da fattori culturali, ma anche da una diffusa sfiducia nelle strutture private, di cui si avvale solo il 4 per cento. Poco significativo anche il ricorso al pubblico (4 per cento, ma c’e’ una quota di circa duecentomila persone che segnala la mancanza di disponibilità nelle strutture del proprio territorio.
Tra chi può permetterselo, invece, si consolida la preferenza per le badanti: il 16 per cento le impiega, per un esercito di circa un milione di addetti all’assistenza, uno su tre (il 35 per cento) in servizio per oltre 18 ore a settimana. Anche la ricerca della badante e’ improntata al ‘fai da te’: il 72 per cento ottiene il contatto attraverso il passaparola, mentre il 12 per cento tramite lo sportello comunale o un’altra struttura pubblica. Il 9 per cento si avvale dell’aiuto di associazioni e cooperative sociali, mentre il 5 per cento ricorre alla comunita’ religiosa.
Ma qual è la situazione dei “caregiver” in Europa? Molto alto il numero degli ‘informali’ ossia di coloro che effettuano tale attività al di fuori di un contesto professionale e, solitamente, a titolo gratuito per una persona cara, a differenza del “caregiver”‘formale, generalmente una badante, che lo fa per lavoro. Il dato europeo ci dice che nel nostro continente l’80 per cento dell’attività di cura in favore di soggetti non autosufficienti è garantita da parenti e amici e questo anche in paesi che beneficiano di un welfare molto avanzato.
Complessivamente, il numero dei “caregiver” informali è circa il doppio di quelli professionisti. Sono 100 milioni circa Europa – secondo una statistica del 2017 – di cui due terzi rappresentati da donne. Ciò che manca, a livello europeo, è una regolamentazione omogenea del fenomeno, con differenze che permangono nei vari Stati, su retribuzione e benefici pensionistici. Sostanziali differenze inoltre esistono quanto ai servizi di prevenzione, riabilitazione, cura e assistenza, in favore delle persone.