HomeSocietàTiziana Sallusti: “Più educazione civica al biennio delle Superiori”

Tiziana Sallusti: “Più educazione civica al biennio delle Superiori”

di
Corrado Giustiniani

Puoi trovarla al cancello d’ingresso, al mattino, ad incitare i ragazzi perché vadano in classe, o in aula magna, nel pomeriggio, per uno dei tanti eventi culturali che promuove, nell’idea di un continuo scambio fra scuola e società civile. Tiziana Sallusti è da otto anni il dirigente scolastico del Liceo Terenzio Mamiani, a Roma Prati, 1.150 studenti, 6 sezioni di Classico, tre di Scientifico e una di Linguistico: uno dei migliori istituti d’Italia, a giudicare dai voti che i ragazzi prendono poi all’Università. E di cicli scolastici lei se ne intende, visto che prima di approdare a un liceo ha guidato scuole primarie e medie di primo grado.

Sette italiani su dieci, secondo un sondaggio dell’ultimo Rapporto Italia dell’Eurispes, chiedono che la scuola organizzi seriamente l’educazione civica. Come giudica questo dato, Preside?
Molto positivamente, certo. Sempre che siano anche sette su dieci gli italiani che pagano correttamente le imposte, che rispettano le leggi, la Costituzione, le minoranze, l’ambiente. Non vorrei, insomma, che questo verdetto così lusinghiero tradisse in qualche modo una voglia di scaricare ogni incombenza educativa all’esterno, e la tendenza a sentirsi personalmente chiamati fuori dal problema. L’educazione civica, i comportamenti socialmente corretti si insegnano in prima battuta in famiglia.

Ma si fa o non si fa l’educazione civica, a scuola?
Sulla carta lo strumento c’è. L’educazione civica degli anni più lontani si era già evoluta nel 1985 nella scuola primaria, quando si parlò dell’importanza di formare “l’uomo e il cittadino”. Poi il concetto ha preso un respiro ancora più ampio, con la legge 169 del 2008. Oggi si parla di Cittadinanza e Costituzione, pensando anche alla cittadinanza attiva. Saper scegliere come votare, conoscere le Istituzioni italiane ma anche quelle europee, migliorare le competenze. E le varie circolari che si sono succedute hanno portato ulteriori arricchimenti: cittadinanza come attenzione alle risorse, a non sprecarle, addirittura come educazione all’imprenditorialità.

Allora siamo a posto…
Non proprio, perché il tempo è molto poco e si finisce col non farla, dando più rilievo a nozioni che si ritengono più importanti. Alle scuole medie la nicchia è meglio modellata, alle scuole superiori “Costituzione e Cittadinanza” è materia inserita all’interno delle tre ore settimanali di Geostoria, ed è facile che venga trascurata. Certo, l’insegnante di valore, e ve ne sono tanti, è capace, con spunti e raffronti, di affrontarla parlando anche della civiltà greca o latina.

La Lega chiede che l’educazione civica diventi materia a sé, con tanto di voto.
Potrebbe essere materia a sé, e anche valutata: penso, ad esempio, che si potrebbe sperimentare al biennio delle Superiori, con insegnanti di Economia e Diritto. È poi importante anche l’uso di una metodologia interattiva, fin dalla più tenera età, con l’utilizzo di giochi di ruolo, ad esempio. Bisogna ammettere che gli Enti locali realizzano molte iniziative al riguardo, simulando anche riunioni di consigli comunali. Come pure, nella scuola superiore, sono considerate importanti esperienze di cittadinanza le rappresentanze di classe.

Il Liceo Mamiani è scuola aperta alla società, con le iniziative più varie, che vanno dai concerti all’arena cinematografica estiva, nel suo ampio cortile. Tutto questo ha a che fare con la cittadinanza attiva?
E come no! Ci apriamo alle Istituzioni, alla cultura. Non, attenzione, ai partiti. Voglio fare un esempio. È mancato quest’estate, alla fine di luglio, un grande giornalista, Stefano Trincia. Era presidente dell’Associazione “Studenti&Cittadini” e ha portato nel nostro Liceo, a dialogare con gli studenti, personaggi del calibro di Stefano Rodotà e dell’allora Presidente della Camera Laura Boldrini. E non è educazione civica, questa?

C’è chi dice che gli insegnanti siano abbandonati a sé stessi e che si investa poco nella loro formazione.
Non sono d’accordo. Il Ministero ha investito tanti soldi nella formazione. In ogni distretto scolastico ci sono le cosiddette “Scuole Polo”, che hanno il compito di organizzare iniziative di aggiornamento professionale per tutte le altre: corsi anti-bullismo, per dire la prima cosa che mi viene in mente. Tutti questi corsi sono gratuiti, ma la partecipazione degli insegnanti non è obbligatoria. Invece, 15-20 anni fa lo era, e dalla frequenza ai corsi dipendeva la modifica della classe stipendiale. Non dimentichiamo, poi, che ogni insegnante ha diritto a 500 euro l’anno da investire per la formazione. Anche in questo caso, dipende da come li spende. Su aggiornamento professionale ed educazione alla cittadinanza, possiamo fare di più, ma una cosa è certa: non siamo all’anno zero.

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