«Alla lunga stagione del decentramento e del trasferimento di poteri non ha corrisposto una uguale assunzione di responsabilità da parte dei destinatari. Anzi, si è affermato un generale senso di rifiuto della responsabilità. Regioni ed Enti locali, aziende pubbliche e private erogatrici di servizi, dirigenti, funzionari e semplici impiegati si producono in una sempre più desolante fuga dalla responsabilità, ma sarebbe meglio parlare del proprio dovere. Tutto ciò produce un blocco del processo decisionale e attuativo che impedisce al sistema di funzionare e di assicurare i servizi necessari. Il Sistema è prigioniero di se stesso, della iperproduzione di regole e di norme così numerose e spesso in contrasto tra di loro da generare, tra coloro che dovrebbero attuarle, un senso di confusione, di incertezza, quando non di paura per le conseguenze che una non corretta interpretazione e applicazione potrebbero generare. A dire il vero, si tratta di timori non del tutto infondati se si osservano i sempre più numerosi interventi sanzionatori da parte delle diverse Magistrature. Gare di appalto, affidamenti, delibere, finanziamenti, promozioni, assunzioni vengono passati al microscopio sia sul piano del merito sia su quello della forma in un generale clima di sospetto. Controlli in parte necessari perché ispirati al rispetto della legalità e a una sacrosanta prevenzione della corruzione, ma in massima parte superflui, soprattutto se esercitati addirittura ex ante o, in molti casi, su questioni di scarsa rilevanza. Non vi è più nessun titolare del potere di firma all’interno della Pubblica amministrazione che non pretenda, insieme alla sua, anche la firma di un “superiore in grado”, di qualcuno che si assuma o condivida la responsabilità della decisione». (Aforisma 20, 2018)
Un superiore in grado
di
Gian Maria Fara

«Il Sistema è prigioniero di se stesso, della iperproduzione di regole e di norme così numerose e spesso in contrasto tra di loro da generare, tra coloro che dovrebbero attuarle, un senso di confusione, di incertezza, quando non di paura per le conseguenze che una non corretta interpretazione e applicazione potrebbero generare». Lo scrive il Presidente dell’Eurispes, Gian Maria Fara, in uno dei 100 appunti del suo nuovo libro L’Italia del “nì” (Edizioni Minerva, 2019), anticipando i tempi e sottolineando che la degenerazione della burocrazia e la produzione eccessiva di regole genera una evasione della responsabilità con il conseguente blocco del processo decisionale e attuativo.