Il sovraffollamento delle carceri è un problema globale
Secondo i dati riportati dal Global Prison Trend, a livello globale si trovano in prigione 11,5 milioni di detenuti (dati 2023). Di questi, oltre il 90% è di sesso maschile. Tuttavia, il numero delle detenute è cresciuto di oltre il 60%. In oltre 120 paesi le carceri risultano sovraffollate di oltre il 100% della capacità delle strutture detentive, con un impatto negativo circa gli aspetti alimentari e igienico-sanitari dei detenuti.
Il sovraffollamento delle carceri in Italia
Per quanto riguarda la situazione del sovraffollamento delle carceri in Italia, le regioni con il maggior numero di detenuti sono la Lombardia (8.840), la Sicilia (6.936), la Campania (7.496), il Lazio (6.665), il Piemonte (4.450) e la Puglia (4.355). Il numero totale di detenuti nel corso del 2024 è in crescita rispetto al 2023 (+2,81%). Il 2024 è così l’anno con il più alto numero di detenuti in Italia dal 2014. A livello nazionale, nel 2024 è stata registrata una presenza del 20,55% superiore alla regolamentare capienza degli Istituti. Complessivamente solo 3 regioni su 20 registrano un tasso di sovraffollamento negativo: Valle d’Aosta, Sardegna e Trentino-Alto Adige.
Le più recenti stime calcolano in 18.000 le unità mancanti per la Polizia Penitenziaria in relazione al numero di detenuti. A tali elementi si somma la cospicua presenza di detenuti stranieri (circa il 30% del totale), che incrementa l’eterogeneità culturale e religiosa dei penitenziari.
L’indagine dell’Eurispes: le rivolte nelle carceri italiane
La raccolta dei dati effettuata dell’Eurispes per osservare il fenomeno delle rivolte e insurrezioni nelle carceri, occorse nel 2024, ha incrociato diverse tipologie di fonti aperte e si è essenzialmente svolta tra il surface e darkweb. Sono stati quindi categorizzati e analizzati i comunicati delle Forze dell’ordine e del Ministero della Giustizia sul tema, fonti giornalistiche (nazionali e locali) e rapporti di associazioni di settore. Parole come rivolte, disordini, proteste, sommosse, sono state associate tramite boolean logic a carceri, penitenziari e loro sinonimi.
Complessivamente, sono stati registrati 67 eventi a livello nazionale che hanno causato, tra Forze dell’ordine e detenuti, 89 feriti e 1 vittima. Solo nel 28% delle rivolte occorse si registrano feriti.
Dal punto di vista cronologico, ben oltre la metà delle rivolte (68%) è concentrata nei mesi di luglio, agosto e settembre 2024, con il mese di luglio che è il mese con il maggior numero di rivolte in assoluto (22).
L’analisi delle rivolte registrate evidenzia inoltre come molte di queste siano nate in segno di protesta in seguito a suicidi occorsi nel medesimo Istituto, dinamica questa, che, associata all’elevato numero di suicidi registrati nel 2024, ha comportato un tasso di disordini elevato e distribuito nell’arco dell’anno.
La mappa delle rivolte nelle carceri
Le regioni in cui si registra il maggior numero di proteste nelle carceri sono il Lazio (18) e il Piemonte (16), seguite da Campania e Lombardia (8), Liguria e Toscana (3), Calabria, Sicilia e Friuli Venezia Giulia (2), Puglia, Trentino Alto Adige, Umbria, Valle d’Aosta e Veneto (1). La distribuzione a livello regionale trova riscontro nelle città con il maggior numero di rivolte, ovvero quelle di Roma (11), Torino (8) e Milano (7).
La pratica di dar fuoco a materassi, lenzuola e altri oggetti risulta particolarmente diffusa tra i detenuti in caso di proteste e rivolte. Gli incendi, difatti, costituiscono circa il 42% degli eventi totali. La prima tipologia di azione (45%) è tuttavia quella dei disordini generalizzati, in cui sono incluse anche quelle azioni di resistenza passiva, quali il rifiuto di rientrare nelle celle.
Il sovraffollamento arriva al 21% della capienza regolamentare
Il quadro delle carceri italiane resta segnato da un persistente sovraffollamento che sfiora il 21% circa rispetto alla capienza regolamentare. Il fenomeno del sovraffollamento contribuisce a condizioni di vita, per i detenuti, e a condizioni lavorative, per gli operatori, altamente disagevoli. Complessivamente, si evidenzia un numero elevato di feriti tra detenuti e agenti, elemento, questo, che desta particolare preoccupazione per la salute di operatori, agenti e detenuti.
L’analisi delle rivolte occorse nel 2024, parallelamente al più elevato numero di suicidi registrati in carcere nella storia recente, confermerebbero il clima di crescente tensione e frustrazione negli Istituti penitenziari italiani, aggravato da strutture inadeguate per i detenuti e da un ambiente di lavoro sempre più sfidante per le Forze dell’ordine e gli operatori coinvolti. Sono pertanto auspicabili interventi strutturali nel breve e medio termine.
Una task force contro il sovraffollamento delle carceri
Il Ministero della Giustizia ha recentemente istituito una task force che ha già attivato interlocuzioni con la Magistratura di sorveglianza e con i singoli Istituti penitenziari per favorire la definizione delle posizioni di quanti sono potenzialmente fruitori di misure alternative alla detenzione in carcere.
Questo percorso riguarderebbe almeno 10.105 detenuti cosiddetti definitivi, ossia con pena residua sotto i 24 mesi, per reati diversi da quelli ostativi di cui all’articolo 4 bis della Legge di ordinamento penitenziario e che negli ultimi 12 mesi non hanno riportato sanzioni disciplinari gravi.
*Emanuele Oddi, analista e ricercatore dell’Eurispes.