È stato affidato allo Shanghai Institute for International Studies (SIIS) il compito di divulgare attraverso un report, le strategie messe in campo da Pechino per vincere la battaglia contro il coronavirus.
Un recente studio, intitolato Coronavirus Battle in China: Process and Prospect, tenta di fare il punto sull’attuale situazione in Cina, per dimostrare la validità delle misure messe in pratica dal governo cinese e mettere in luce il ruolo svolto dalle autorità locali e nazionali nel contrastare il virus, analizzare l’impatto economico dello stesso, ed evidenziare alcune forme di cooperazione internazionale particolarmente utili a contrastare la diffusione delle epidemie.
Per gli autori, l’unico modo possibile a disposizione del governo cinese per arrestare il diffondersi dell’epidemia era quello di isolare l’intera provincia dello Hubei. Questo perché, in assenza di un vaccino contro il coronavirus, confinare l’epicentro dell’epidemia sarebbe l’unico modo per impedire il propagarsi del virus, interrompendo così la catena di trasmissione.
In questa fase, il governo cinese è impegnato sia nel fornire supporto alle aree del paese maggiormente colpite, sia nell’evitare il più possibile la diffusione del nuovo morbo. Tra le principali azioni intraprese si possono citare l’invio di 6.000 operatori sanitari nella provincia dello Hubei e la costruzione, da metà gennaio, di tre ospedali in grado di accogliere un totale di circa 3.500 pazienti. È attualmente in corso un’opera di sensibilizzazione, rivolta principalmente alle comunità rurali, per disincentivare gli spostamenti delle persone e per aumentare la consapevolezza dell’importanza di una corretta igiene personale. Sono state messe in atto una serie di iniziative rivolte al controllo dei prezzi e della qualità di determinati prodotti, come mascherine e sapone liquido, la cui domanda, dall’inizio della crisi, è schizzata alle stelle. Al livello centrale il Governo, dopo aver stanziato 1 miliardo di yuan per gestire l’emergenza, è impegnato a coordinare una serie di iniziative su più livelli che vanno dalla riattivazione delle fabbriche – che ancora non sono in grado di funzionare a pieno regime – alla creazione di piattaforme online volte a fornire informazioni medico-sanitarie alla popolazione.
La situazione nel paese resta in forte evoluzione e risulta particolarmente complesso riuscire a fare valutazioni precise sull’impatto che il coronavirus sta avendo sull’economia cinese, specialmente in un’analisi di medio-lungo periodo. Ciononostante, il report mette in luce come l’attuale situazione stia mettendo fortemente sotto stress il livello occupazionale, il debito delle amministrazioni locali e la tenuta dello yuan. Viene fatto notare come gli impatti sulle piccole e medie imprese, nei settori maggiormente colpiti, siano difficilmente misurabili e, infine, come per il 2020, venga stimata una contrazione del Pil di circa un punto, un punto e mezzo percentuale.
Sempre in relazione all’impatto economico, gli autori evidenziano come ad essere maggiormente interessati siano il settore dei servizi, quello manifatturiero ed il commercio. Il primo risentirebbe degli effetti del coronavirus negli àmbiti del turismo, della logistica e dell’intrattenimento. Il secondo è messo a dura prova sia dall’incertezza dei tempi necessari per riprendere la produzione, sia dagli effetti che questo blocco rischia di avere sull’intera catena di produzione globale – soprattutto per quanto riguarda beni quali automobili, telefoni e prodotti elettronici. Il commercio, infine, rischia di entrare in crisi a causa del blocco – messo in atto da diversi paesi – dei voli diretti e delle rotte commerciali dalla Cina. Avrebbero, invece, beneficiato dalla crisi i settori dell’e-commerce, dell’online gaming e dell’intrattenimento.
Nonostante il quadro fin qui delineato, gli autori affermano di restare ottimisti in relazione agli impatti di medio e lungo periodo. In quest’ottica, viene citato il modo in cui il Paese è uscito dalle precedenti crisi epidemiche, la resilienza della popolazione e dell’economia cinese, la dimensione del mercato interno e, infine, il fatto di essere il leader mondiale in settori quali le tecnologie 5G e l’intelligenza artificiale.
Il report si conclude con tre proposte di cooperazione internazionale in tema di gestione delle epidemie: la prima riguarda l’ottimizzazione dei meccanismi per la diffusione delle informazioni, con un esplicito riferimento al contrasto di notizie false; la seconda è quella di rafforzare lo scambio di conoscenze relative al controllo delle epidemie, con uno specifico riferimento ai paesi sviluppati in grado di fornire un maggior livello di supporto tanto in termini di equipaggiamento medico, quanto in relazione alla condivisione di pratiche per la gestione delle crisi epidemiche; infine, l’invito, promosso dagli autori, all’intera comunità internazionale ad evitare discriminazioni contro le regioni e le popolazioni colpite da epidemie.
Il Report completo è consultabile dal link: http://www.siis.org.cn/Content/Info/4U9RHN8T966P