L’attuale pandemia dovuta al Covid-19 ha colpito profondamente il mondo e rimane una minaccia senza precedenti, in grado di mettere in profonda crisi anche le economie mondiali più forti. La crisi economica che ne è derivata ha colpito particolarmente quei settori nei quali opera un gran numero di Piccole e Medie Imprese – PMI e di lavoratori autonomi (tra i quali, ad esempio, la ristorazione, le attività culturali, artistiche, di intrattenimento e gli altri servizi per il tempo libero, le attività turistiche, i trasporti come i taxi, il settore abitativo e immobiliare). Nelle attuali condizioni alcune Piccole e Medie Imprese cesseranno di esistere mentre altre si troveranno fortemente limitate, tanto nelle loro attività ordinarie quanto nelle loro possibilità di sviluppo.
Tuttavia, per alcune Piccole e Medie Imprese questa situazione può innescare un periodo di reinvenzione e di adattamento, solo che esse siano in grado di cogliere le opportunità che la crisi attuale comunque sta creando; ad esempio, nel modificare i termini del confronto con i concorrenti, nei cambiamenti che si generano nelle catene di fornitura dei beni e dei servizi, nei comportamenti dei consumatori. La flessibilità che caratterizza la gestione e il lavoro delle Piccole e Medie Imprese può consentire l’organizzazione di risposte rapide, che permettano a tali imprese di trovare soluzioni innovative a problemi esistenti o emergenti, di costruire dei vantaggi competitivi attraverso lo sviluppo delle capacità organizzative e strategiche di nicchia, portando così ad un aumento dell’innovazione e della produttività.
La distribuzione dei costi della contrazione economica dovuta alla pandemia non è equilibrata tra i diversi tipi di datori di lavoro, i loro dipendenti, i lavoratori autonomi, i governi. Nel Regno Unito, le norme fiscali e di tutela sociale sono già state modificate per sostenere le imprese e gli individui con sgravi fiscali e misure sui licenziamenti, secondo il provvedimento “Coronavirus Job Retention Scheme” (HM Revenue and Customs, 2020). Circa il 27% della forza lavoro del Regno Unito e fino all’80% in alcuni settori industriali utilizza il regime di esodo, in base al quale il governo paga una quota elevata dei salari per coloro il cui lavoro è temporaneamente sospeso a causa della pandemia (ONS, 2020).
Nonostante le difficoltà che questa crisi crea alle Piccole e Medie Imprese, l’Unione europea, l’Ocse e altre Istituzioni internazionali suggeriscono che essa potrebbe offrire anche alcune opportunità per promuovere una ripresa più sostenibile dal punto di vista sociale e ambientale (o “più verde”) a condizione che i governi siano in grado di avviare investimenti finalizzati a sostenere i sistemi sociali e occupazionali, le infrastrutture verdi, la ricerca.
Come abbiamo avuto modo di discutere alla 15^ Conferenza annuale promossa dalla Rete europea sui mercati del lavoro regionali – ENRLMM, svolta il 17-18 settembre 2020 in collaborazione tra l’Istituto IWAK dell’Università W.Goethe di Francoforte e l’Istituto italiano Eurispes (McQuaid e Webb, 2020), la re-ingegnerizzazione dell’economia dovrebbe riflettere sulle pratiche occupazionali che enfatizzano i benefici della flessibilità rispetto alla protezione del lavoro (dalle condizioni del lavoro alla salute e sicurezza dei lavoratori), pratiche che tendono ad essere ampiamente utilizzate dai datori di lavoro nell’economia competitiva. La pandemia ha evidenziato un processo di flussi e riflussi a lungo termine che investe chi si assume il rischio di operare secondo questa logica della maggiore flessibilità possibile della forza lavoro quando la domanda di lavoratori con determinate qualifiche cambia improvvisamente.
Il lavoro “a serata”, ovvero il lavoro a brevissimo termine ha una lunga storia “poco affascinante”. Nel secolo scorso, i “lavoratori a giornata”, impiegati nel cosiddetto “lavoro forfettario” (lump labour) erano quei lavoratori che si mettevano in fila di fronte ai magazzini portuali per essere assunti per un giorno di lavoro alla volta, se necessario. Le storiche lotte per la sicurezza del lavoro sembrano ripetersi oggi da parte dei lavoratori “a chiamata” (Gig workers) che si sono trovati senza alcuna protezione durante la pandemia. Nella situazione di incertezza sullo stato presente e futuro dell’economia causato dallo scompiglio della pandemia, è prevedibile che da un lato, ci sarà una maggiore richiesta di ulteriore flessibilità da parte dei datori di lavoro (e potenzialmente un’avversione ad assumere personale a tempo indeterminato); dall’altro, che i lavoratori cercheranno una maggiore sicurezza sia nel lavoro che nella tutela sanitaria e una rete di salvaguardia più efficace contro la disoccupazione.
Le grandi sfide economiche globali dovute alla pandemia Covid-19 hanno creato uno stato di insicurezza per molte Piccole e Medie Imprese, costringendole a trovare rapidamente nuovi modi di lavorare e, nello stesso tempo, a perseguire un’occupazione inclusiva. Grazie alla loro adattabilità e alla rapidità del processo decisionale, le Piccole e Medie Imprese potrebbero essere idonee a guidare il cambiamento in questo contesto in dinamica evoluzione. Tuttavia, i sistemi economici e, più in generale, le comunità dovranno cercare i modi per offrire maggiore occupazione e sicurezza economica a coloro che sono risultati particolarmente vulnerabili agli shock economici, come quello causato da Covid-19. La conseguente re-ingegnerizzazione socio-economica potrebbe portare a un cambiamento nell’equilibrio tra flessibilità e sicurezza del lavoro nelle Piccole e Medie Imprese, nel mondo del lavoro autonomo e forse in tutta l’economia in generale.
Un ulteriore elemento da considerare riguarda il fatto che i sistemi economici potrebbero dover sopportare anche ulteriori shock a causa di pressioni finanziarie, demografiche, ambientali e/o epidemiologiche, tanto nel breve quanto nel lungo periodo. Per identificare e rispondere a questi rischi futuri sono necessarie una economia e una società che siano il più resiliente e sostenibile possibile. Le Piccole e Medie Imprese, soprattutto quelle con capacità di crescere e innovare, potrebbero svolgere un ruolo importante nel rimodellare in termini di maggiore equità il futuro sistema socio-economico e metterlo in grado di sostenere la creazione di un “lavoro dignitoso”, come stabilito negli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite (ILO, 2018).
*Stirling Management School, Università di Stirling (UK)
Rete Europea sui Mercati del Lavoro Regionali – ENRLMM
L’articolo è disponibile anche in inglese
https://www.leurispes.it/the-covid-19-pandemic-and-the-role-of-smes-as-innovators-of-sustainable-inclusive-employment/
Riferimenti:
HM Revenue and Customs (2020), Coronavirus Job Retention Scheme, available at: https://www.gov.uk/government/collections/coronavirus-job-retention-scheme[July 2020].
International Labour Organization (ILO) (2018) Women and Men in the Informal Economy: A Statistical Picture. Available athttps://www.ilo.org/global/publications/books/WCMS_626831/lang–en/index.htm [10 May 2020].
McQuaid, R. and A. Webb (2020) ‘The Importance of SMEs as Innovators of Sustainable Inclusive Employment: Some Issues Resulting from Shocks to the Economy Imposed by the COVID-19 Pandemic’, in: Larsen, C., Kipper, J., Schmid, A., and M. Ricceri (eds) The Importance of SMEs as Innovators of Sustainable Inclusive Employment (Rainer Hampp Verlag, Muenchen) pp. 33-45.Available at http://hdl.handle.net/1893/31652
Office for National Statistics (ONS) (2020), Furloughing of workers across UK businesses: 23 March 2020 to 5 April 2020, available at: https://www.ons.gov.uk/employmentandlabourmarket/peopleinwork/employmentandemployeetypes/articles/furloughingofworkersacrossukbusinesses/23march2020to5april2020[July 2020].
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