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Analisi del rischio e utilizzo dell’IA nel contrasto all’evasione fiscale

di
Giovambattista Palumbo*

La lotta all’evasione fiscale si farà sempre più tecnologica, con l’uso efficace delle banche dati e dei milioni di dati in esse conservati. Sotto il profilo prettamente fiscale è da citare il D.Lgs. n. 13 del 2024, che disciplina espressamente le attività di analisi del rischio attraverso l’utilizzo di Intelligenza artificiale. Il vasto patrimonio informativo di cui dispone l’Amministrazione finanziaria, per essere correttamente valorizzato ed efficacemente utilizzato, richiede del resto strumenti e tecniche di analisi sempre più evoluti. Il potenziamento dell’attività di analisi del rischio è stato ampiamente valorizzato anche nell’àmbito del PNRR.

Il potenziamento dell’attività di analisi del rischio fiscale è stato ampiamente valorizzato anche nell’àmbito del PNRR

L’individuazione dell’indicatore di rischio è il risultato di un processo di “profilazione” finalizzato ad ottenere ulteriori caratterizzazioni dei contribuenti oggetto di analisi, anche deterministica, attraverso l’insieme dei modelli e delle tecniche di analisi basate sul raffronto e sull’elaborazione di dati e volte a verificare l’avveramento di un rischio fiscale. Si riconosce alla Guardia di finanza la possibilità di utilizzare le informazioni presenti nelle banche dati di cui essa ha la disponibilità, anche tramite interconnessione tra loro e con quelle di archivi e registri pubblici. L’Agenzia delle Entrate e la Guardia di finanza, per le finalità di prevenzione e contrasto all’evasione fiscale, alla frode fiscale e all’abuso del diritto in materia tributaria, possono condividere tutte le informazioni e gli strumenti informatici di cui dispongono, previa stipula di appositi protocolli d’intesa.

Verranno impiegate non solo le tecniche di contrasto all’evasione, ma anche l’evoluzione di una vera e propria giustizia “predittiva”

La lotta all’evasione fiscale si farà sempre più tecnologica e sempre più si baserà su un uso efficace delle banche dati e dei milioni di dati in esse conservati. L’obiettivo, del resto, è quello di semplificare le operazioni di analisi dei dati, anche attraverso modelli statistici, in un’ottica previsionale piuttosto che repressiva. E in tal senso l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale può senz’altro aiutare, attraverso tecniche innovative ad individuare soggetti ad alto rischio di evasione. Il tema è quindi di grande rilievo, e riguarderà non solo le tecniche di contrasto all’evasione, ma anche l’evoluzione di una vera e propria giustizia “predittiva”, laddove i professionisti e i cittadini potrebbero valutare autonomamente i possibili esiti di un giudizio, e i giudici potrebbero avere un supporto per pronunce caratterizzate da maggior equità ed uguaglianza.

Intelligenza Artificiale e privacy, l’ingerenza risponde a un obiettivo di interesse generale

Un altro importante profilo collegato all’utilizzo dell’Intelligenza artificiale è quello della privacy. Dal Digital Rights Ireland Ldt, si evince che la conservazione dei dati non è idonea a pregiudicare, di per sé, il contenuto essenziale del diritto fondamentale alla protezione dei dati personali. Il discrimen da tenere in considerazione è dato dal fatto che l’ingerenza risponde a un obiettivo di interesse generale, per fini di indagine, accertamento e perseguimento di reati, quali definiti da ciascuno Stato membro nella propria legislazione nazionale. La suddetta sentenza si esprime anche sul tema della proporzionalità nell’utilizzo dello strumento, affermando che occorre prevedere regole chiare e precise che disciplinino la portata e l’applicazione delle misure e impongano requisiti minimi, in modo che le persone i cui dati sono stati conservati dispongano di garanzie sufficienti che permettano di proteggere efficacemente i loro dati personali. Il meccanismo attraverso il quale si concretizza la decisione “robotizzata” deve essere conoscibile, dovendo la “formula tecnica”, che di fatto rappresenta l’algoritmo, essere corredata da spiegazioni che la traducano nella “regola giuridica” e che la rendano leggibile e comprensibile. Ciò al fine di poter verificare che i criteri, i presupposti e gli esiti del procedimento robotizzato siano conformi alle prescrizioni e alle finalità stabilite dalla legge e affinché siano chiare  le modalità in base alle quali esso è stato impostato.

L’IA non deve soppiantare l’azione umana ma stimolare e velocizzare il processo di verifica al fine di migliorare le attività di controllo

L’uso dell’IA può essere declinato in tre àmbiti di applicazione: la prevenzione e il contrasto dell’evasione fiscale; l’identificazione dei soggetti a più alto rischio fiscale; l’impiego nei procedimenti di interpello. Alla prima fase di selezione dovrà sempre seguire la verifica “umana”, con funzionari che, dopo il primo screening, esaminino le dichiarazioni e i documenti e poi, eventualmente, procedano al controllo fiscale vero e proprio, con definizione dell’imposta dovuta. In un tale contesto, l’IA non deve e non può soppiantare l’azione umana, ma stimolare e velocizzare il processo di verifica, al fine di migliorare le attività di controllo attraverso criteri specifici di selezione come: discrepanze tra reddito dichiarato e spese sostenute; incongruenze in settori ad alto rischio di evasione, come commercio, turismo e servizi; pattern di comportamento sospetti, che potrebbero indicare tentativi di frode o evasione.

L’utilizzo di IA nel contrasto all’evasione fiscale implica una valutazione circa lo “scontro” tra interesse fiscale e tutela dei diritti del contribuente

L’integrazione di strumenti di Intelligenza Artificiale nel processo di accertamento comporta anche delle possibili criticità, tra cui, per esempio, quella per cui l’automatismo dell’algoritmo possa portare a ricostruzioni del reddito dei contribuenti non conformi al principio di capacità contributiva. L’utilizzo di forme di Intelligenza Artificiale anche nel sistema tributario implica quindi sempre una valutazione, anche sul piano giuridico, circa lo “scontro” tra interesse fiscale e interesse alla tutela dei diritti del contribuente, laddove la possibilità di predire correttamente un comportamento a rischio dipende innanzitutto dalle informazioni inserite nel data base. Partendo dai dati del contrasto all’evasione, la Corte dei conti rileva che nel 2023 le entrate finali accertate (pari a 741,6 miliardi) sono cresciute del 4,2% rispetto al 2022. La Corte osserva però che, nonostante i risultati positivi, è sempre consistente il numero dei contribuenti che non versano quote rilevanti delle imposte dovute e dichiarate: a fronte degli importi richiesti a seguito di comunicazioni di irregolarità, solo poco più del 20% viene corrisposto. L’impiego dei più avanzati sistemi di Intelligenza Artificiale da parte dell’Amministrazione finanziaria per combattere l’evasione e l’elusione fiscale segna, dunque, un importante progresso tecnologico, ma pone anche una sfida significativa nel garantire la tutela della trasparenza e dei diritti dei contribuenti.

*Avv. Giovambattista Palumbo, Direttore dell’Osservatorio sulle Politiche fiscali dell’Eurispes.

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