Instagram e Facebook, e ora anche LinkedIn, sempre più voyeur, si insinuano nella vita degli utenti, sempre più disponibili e felicemente appagati di condividere in Rete testimonianze fotografiche o video della loro quotidianità, azioni e gesti a volte intimi, attimi di esistenze che ambiscono a rimanere immortali. E che, invece, si visualizzano per 24 ore solamente e poi scompaiono, almeno all’apparenza. I social puntano sulle “stories” e gli utenti seguono la tendenza, preferendole, ormai, ai post.
Secondo il Rapporto 2019 “Italiani e Social Media” di BlogmeterSec, su Facebook e Instagram un terzo degli utenti (32%) preferisce le “storie” ai post. Si tratta di foto brevi o video che gli utenti caricano sui loro profili: una sorta di diario digitale per raccontare la quotidianità condividendo emozioni. Come riferisce il Rapporto Italia 2020 dell’Eurispes, che a questo tema ha dedicato una scheda, ciò che spinge gli utenti a seguire le storie è la possibilità di essere sempre aggiornati (39%); questi contenuti sono considerati una fonte informativa particolarmente attendibile per il 36% degli intervistati; il 34% prova piacere nel costruirli e nel condividerli.
Le storie veicolate su Instagram sono seguite dal 57% degli utenti online, in particolare dal pubblico femminile (64%) e soprattutto dai follower degli influencer (69%). I principali fruitori sono i soggetti più giovani: Generazione Z (87%) e Millennials (63%) contro il 50% dei 35-44enni e il 40% dei 45-54enni. Il 62% del campione segue sui social network influencer esperti in temi di suo interesse; il 46% personaggi famosi; il 37% personaggi che condividono contenuti e immagini di alta qualità. Quasi la metà degli intervistati (49%) considera come veri influencer, persone comuni, che spesso non godono di ampia notorietà, ma la loro popolarità deriva dall’attività che svolgono sui social network. Il 55% prova divertimento a seguire gli influencer perché lo vive come un momento di svago: per il 37% del campione gli influencer consentono di essere aggiornati sulle ultime tendenze e sulle novità del mercato e tre su dieci (30%) li seguono per ricevere consigli/idee per i propri acquisti (30%). Altri (20%) perché mostrano situazioni di vita in cui è possibile ritrovarsi (Osservatorio Influencer Marketing, Ipsos e Flu).
Ed è proprio la figura dell’influencer il nuovo “touchpoint” tra mercato e brand. Tuttavia, gli influencer orientano il processo d’acquisto dei propri follower, ma non generano una immediata risposta di tipo comportamentale. Il 76% di chi acquista un prodotto promosso o consigliato da un influencer, infatti, ha impiegato del tempo prima di concludere l’acquisto, che viene finalizzato principalmente attraverso gli store digitali come Amazon (45%), il sito ufficiale del prodotto (25%), il negozio fisico (16%). Solo il 14% degli intervistati dichiara di aver acquistato immediatamente attraverso i link presenti nelle storie o nei post. In sostanza, il ruolo dell’influencer è quello di nuovo “touchpoint”, un punto di contatto tra il mercato e il brand. Per quanto concerne i social, attraverso i quali gli influencer veicolano i propri contenuti, quello maggiormente utilizzato è Instagram, a cui i consumatori accedono per documentarsi sui temi di cui gli influencer sono massimi esperti e che reputano di maggiore interesse: abbigliamento/accessori (37%), cucina (36%), intrattenimento (34%), viaggi (33%), sport/benessere (32%) e, infine, cosmetica (30%).