In quello scatto c’è tutta l’umiliazione dell’uomo sconfitto, l’intero dramma della resa. È il luglio del 1944 e un soldato americano viene immortalato mentre perquisisce un tedesco. È una delle 107 foto di Robert Capa in mostra a Palermo sino al 9 settembre presso il Real Albergo dei Poveri. La “Robert Capa Retrospective” è dedicata ad uno dei maggiori esponenti del fotogiornalismo del Ventesimo Secolo, in occasione delle celebrazioni per i settant’anni dalla fondazione di Magnum Photos, l’agenzia internazionale che aveva contribuito a fondare, assieme a Henri Cartier-Bresson e ad altri celebri maestri.
Immagini dure che lasciano incantati, e non basta un primo giro perché, come i grandi dipinti, vanno meditate e studiate nei particolari. Lo scrittore John Steinbeck disse che Robert «(…) era in grado di fotografare il movimento, l’allegria e lo sconforto, il pensiero, un intero mondo». Nulla di più vero, e ciò vale sia per il ritratto di Lev Trockij in un suo comizio a Copenaghen nel 1932, al culmine della sua foga oratoria, sia per la celebre foto della morte del miliziano lealista, a Cordova nel settembre del 1936, preso nell’atto in cui cade per la pallottola che gli perfora il petto. Sia, ancora, per lo scatto che consegna alla storia lo sbarco delle truppe americane in Normandia il 6 giugno del 1944, con i soldati che cercano di conquistare la riva e di mettersi al riparo, sfuggendo alle onde che ne limitano i movimenti.
Fotografie che ci parlano e che ci dicono tutto, perché Roberto Capa fu un artista, un narratore e un giornalista coraggioso e il percorso che si snoda nelle tre sale all’interno delle quali è allestita la mostra, ce ne dà una perfetta testimonianza, tra orrori della guerra, scontri di piazza, eventi politci e scene di vita quotidiana. La rassegna è stata promossa dall’Assessorato regionale ai Beni culturali e all’Identità siciliana, in occasione di Palermo Capitale della Cultura 2018 ed organizzata da Civita in collaborazione con Magnum Photos e la Casa dei Tre Oci, e già nei primi giorni ha riscosso grande successo.
Ma chi era Robert Capa? Nato a Budapest il 22 ottobre del 1913 e morto in Indocina il 25 maggio del 1954, il suo vero nome è Endre Friedman. Lo pseudonimo “Robert Capa” lo inventarono, nel 1936, lui e la sua compagna Gerda Taro. Esiliato dall’Ungheria nel 1931 per aver partecipato ad attività studentesche di sinistra, si trasferisce a Berlino dove si iscrive al corso di giornalismo della Deutsche Hochschule fur Politik. Da lì inizia la sua carriera di fotografo in giro per il mondo, dove si fa la storia e accadono le cose. Le 107 fotografie in bianco e nero della mostra sono state scattate dal 1936 al 1954, anno della sua morte in Indocina, colpito da una mina anti-uomo. L’esposizione si articola in 12 sezioni: Copenhagen 1932, Francia 1936-1939, Spagna 1936-1939, Cina 1938, Gran Bretagna e Nord Africa 1941-1943, Italia 1943-1944, Francia 1944, Germania 1945, Europa orientale 1947, Israele 1948-1950, Indocina 1954. La sezione conclusiva è dedicata ai ritratti di amici e artisti: Gary Cooper, Ernest Hemingway, Ingrid Bergman, Pablo Picasso, Henri Matisse, Truman Capote, John Huston, William Faulkner, Capa stesso insieme a John Steinbeck, e infine un ritratto del fotografo scattato da Ruth Orkin nel 1951.
Una sezione speciale è dedicata alla Sicilia: il fotografo vi era giunto nel luglio del 1943, imbarcato su una nave che portava rifornimenti e fungeva da copertura per l’avanzata della Settima Armata del generale George D. Patton. Le truppe americane spingevano verso Palermo, dove trovarono ad accoglierle la popolazione esultante per la fine dell’occupazione tedesca. «Come fotografo di guerra – usava ripetere Robert – spero di rimanere disoccupato per il resto della mia vita». Ma quella mina indocinese pose tragicamente fine ai cinque conflitti che le sue immagini erano riuscite a catturare.