La sfida per ospitare il Tribunale Unificato dei Brevetti è aperta

Dopo l’amara sconfitta del 2017 per l’assegnazione dell’Agenzia Europea del Farmaco (EMA) andata alla rivale Amsterdam, Milano ci riprova. Per ora ha vinto la sfida nazionale ed è, ufficialmente, la candidata italiana ad accogliere gli uffici del Tribunale Unificato dei Brevetti (TUB). Dopo mesi di stallo, il Governo ha scelto la città meneghina per ottenere la Terza Corte centrale per le cause brevettuali che, al momento, è assegnata a Londra. Il capoluogo lombardo ha scalzato la diretta concorrente, Torino, che all’inizio del 2020 aveva lanciato la sua candidatura.

Ma che cosa è il TUB? Innanzitutto, va specificato che questo Tribunale non rientra formalmente nell’architettura istituzionale dell’Ue: si tratta di un organismo definito da un Accordo intergovernativo tra 25 Stati membri dell’Unione su 27.

È dagli anni Settanta che in Europa si parla, invano, di creare un unico ufficio che garantisca e protegga i brevetti europei, ma per una serie di ostacoli nazionali e burocratici l’idea non si è mai concretizzata. Al momento esistono due tipi di registrazione: la “registrazione nazionale” e il “brevetto europeo”. Quest’ultimo, che viene concesso dall’European Patent Office (EPO) ‒ con sede a Monaco di Baviera ‒, consiste in una procedura agevolata per registrare lo stesso progetto nei 38 paesi che hanno sottoscritto l’accordo (tra essi figurano anche paesi europei che non aderiscono all’Ue), i quali, però, mantengono la giurisdizione sull’assegnazione e la violazione dei brevetti nei singoli Stati. Tale procedura, già di per sé complessa, comporta costi elevati e un netto svantaggio competitivo per le imprese ‒ soprattutto le piccole e medie ‒, a fronte di una competizione globale sempre più agguerrita e selettiva.

L’idea, quindi, è stata quella di sostituire ‒ o meglio, affiancare ‒ questa complessa procedura con il “Brevetto europeo ad effetto unitario” (EPUE), che trova la sua base giuridica nel Regolamento (Ue) n. 1257/2012 e nel Regolamento (Ue) n. 1260/2012. Il nuovo strumento sarà rilasciato sempre dall’European Patent Office (EPO), ma consentirà alle imprese, attraverso il pagamento di un’unica tassa di rinnovo, di ottenere contemporaneamente la protezione brevettuale nei 25 Paesi dell’Unione europea aderenti all’iniziativa, senza la necessità di depositare la richiesta in ogni singolo Stato comunitario. Si stima, infatti, che il costo della tassa annuale di un brevetto unitario per dieci anni si aggiri intorno ai 5.000 euro, una cifra decisamente inferiore rispetto al sistema attuale che dispone, invece, il pagamento di numerose tasse nazionali di rinnovo.

Affinché l’EPUE divenga operativo è necessario che entri in vigore l’Accordo Internazionale sul Tribunale Unificato dei Brevetti. L’Italia ha ratificato l’accordo nel 2017 e, al momento, è stato ratificato da altri 15 paesi, ma non dalla Germania; o meglio, nel caso tedesco si deve parlare di rallentamento, a causa di una sentenza del 20 marzo scorso della Corte costituzionale federale tedesca. La sentenza in questione ha dichiarato nullo per vizi di forma l’atto con cui il Bundestag aveva approvato la ratifica dell’Accordo sul Tribunale Unificato dei Brevetti. A seguito della sentenza, la Ministra della giustizia tedesca Christine Lambrecht ha garantito che il Governo federale continuerà a lavorare per la realizzazione del TUB, tant’è vero che il suo Ministero ha già predisposto un nuovo disegno di legge per la ratifica dell’accordo.

Nel caso del Regno Unito la situazione è più confusa: Londra aveva già ratificato l’accordo nel 2018, ma a febbraio 2020, a causa della Brexit, ha comunicato di voler uscire anche dal sistema del “Brevetto europeo ad effetto unitario” (EPUE). Resta quindi l’incognita inglese sul futuro del nuovo sistema brevettuale. Infatti, l’entrata in vigore dell’Accordo è subordinata alla ratifica di almeno 13 Stati firmatari, inclusi però i tre con il maggior numero di brevetti europei, ovvero la Germania, la Francia e l’uscente Regno Unito.

In attesa che il TUB entri in vigore al più presto, superando le incertezze del momento, la struttura sarà composta da tre sedi principali: Parigi, Monaco di Baviera e, la sempre più improbabile, Londra. A Parigi avrà sede la Corte di prima istanza con le Sezioni specializzate competenti per i brevetti ‒ distinti per Classi in base alla categoria dall’International Patent Classification (IPC) ‒ delle Classi B (tecniche industriali, trasporti), D (tessili, carta), E (costruzioni fisse), G (fisica), H (elettricità). Sempre nella capitale francese verrà ospitato il Gabinetto del Presidente della Corte.

A Monaco di Baviera, oltre agli uffici amministrativi del Tribunale, avranno sede le Sezioni relative ai casi di brevetti appartenenti alla Classe F dell’IPC e cioè i settori dell’ingegneria meccanica, dell’illuminazione, del riscaldamento, delle armi e degli esplosivi.

La città di Londra, invece, avrebbe dovuto ospitare le Sezioni relative ai brevetti inclusi nelle Classi C ed A della IPC, vale a dire quelli in materia di brevetti chimici, farmaceutici, metallurgici; quelli che rientrano nell’ambito delle cosiddette human necessities (ovvero agricoltura, abbigliamento e beni di consumo) e quelli relativi ai brevetti tecnologici attinenti alla rete Internet e ai software.

Infine, numerosi uffici regionali saranno dislocati nei vari paesi firmatari, mentre la Corte d’Appello avrà sede in Lussemburgo.

In attesa che si decida la nuova sede per il trasferimento delle Sezioni destinate alla capitale britannica, è stata approvata una provvisoria redistribuzione delle sue competenze fra le sedi esistenti di Parigi e Monaco di Baviera. L’auspicio del Governo italiano è che si tratti di una soluzione di breve periodo, in attesa che l’Accordo istitutivo del Tribunale entri in vigore e che l’Italia possa avviare, d’intesa con gli altri Stati firmatari, la procedura di modifica dell’Accordo per includere Milano quale terza sede del TUB.

La competizione è avviata: al momento ci sono altre due candidature (Amsterdam e Parigi), ma non è escluso che la Spagna ‒ che al momento non ha neanche sottoscritto l’Accordo internazionale sul Tribunale Unificato dei Brevetti ‒ possa candidare la sua capitale, Madrid.

I motivi per sostenere la candidatura di Milano sono molteplici: innanzitutto, a seguito dell’intenzione britannica di uscire dall’accordo, l’Italia diviene il terzo Paese dell’Unione europea per numero di brevetti, dietro solo alla Germania e alla Francia; in questo senso Milano, che è il principale polo economico del Paese, in particolare nei settori farmaceutico e chimico (proprio quei settori di cui si dovrebbe occupare la Sezione londinese), è anche la città nella quale vengono registrati il maggior numero di brevetti italiani (circa il 32%) ed è la sede giudiziaria in cui si concentrano le controversie in materia di brevetti (circa il 70% rispetto al resto del Paese). Ma sono soprattutto le ragioni economiche e di sviluppo a destare interesse: si sa che i fatturati per le cause di brevetto sono ingenti, con importanti ricadute economiche non solo a livello locale, ma per l’intero Paese. Un articolo de Il Sole-24 Ore riporta che la Commissione europea, in un suo studio, stima in 300 milioni di euro l’anno l’indotto generato dal TUB. La Corte Centrale, inoltre, adempierà alle proprie funzioni con finanziamenti europei e tramite i contributi di coloro che avvieranno azioni giudiziarie davanti alla Corte stessa.

I benefici che potrebbero scaturire dalla nomina di Milano in termini di iniziative professionali, posti di lavoro, formazione e specializzazione professionale sono evidenti. Si riuscirebbe, in questo modo, ad offrire agli esperti italiani del settore (avvocati, giuristi, esperti d’impresa, consulenti di brevetti) nuove occasioni per competere sul mercato internazionale della proprietà intellettuale, da cui, altrimenti, a causa delle carenze strutturali del settore, sarebbero emarginati.

Ultime notizie
corse
Intervista

L’insularità possibile: il caso Corsica. Intervista a Marie-Antoinette Maupertuis, Presidente dell’Assemblea corsa

La Corsica è uno dei modelli europei in merito all’insularità e alle iniziative intraprese per favorire la coesione territoriale e l’autonomia fiscale necessaria per l’economia corsa, dinamica ma gravata da una “crescita depauperante”. Ne parliamo con l’Onorevole Marie-Antoinette Maupertuis, economista e Presidente dell’Assemblea della Corsica.
di Daniela Pappadà
corse
corse
Osservatori

Insularité possible: le cas de la Corse. Entretien avec Marie-Antoinette Maupertuis, Présidente de l’Assemblée de Corse

Insularité possible: entretien avec l’Honorable Marie-Antoniette Maupertuis, Presidente de l’Assemblee de Corse.
di Daniela Pappadà
corse
intelligenza
Intervista

Intelligenza artificiale e regole: serve un impegno dell’Unione sui diritti sostanziali

Intelligenza artificiale e diritto, ne parliamo con Giusella Finocchiaro, Professoressa ordinaria di diritto privato e diritto di Internet all’Università di Bologna. Per non cadere in un rischioso processo di “burocratizzazione digitale” bisogna partire da elementi culturali prima che giuridici, senza perdere di vista i princìpi.
di Massimiliano Cannata
intelligenza
Sicurezza

Tecnologia, sicurezza e istruzione: intervista a Nunzia Ciardi, Vice Direttore Generale dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale

La tecnologia è entrata di forza nella scuola grazie alla DAD, che in pandemia ha permesso a milioni di studenti di seguire le lezioni da casa. Bisogna continuare su questa strada e sfruttare le potenzialità offerte dalla tecnologia in àmbito scolastico e formativo secondo la dott.ssa Nunzia Ciardi, Vice Direttore Generale dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale.
di Massimiliano Cannata
scuole italiane
Immigrazione

Scuola e cittadini italiani di domani

La questione della presenza degli stranieri nelle scuole implica un’ambivalenza di obiettivi: migliorare la qualità dell’istruzione a prescindere dalla discendenza, oppure comprimere il diritto costituzionale all’apprendimento. La scuola deve avere una funzione di istruzione e integrazione sociale.
di Angelo Perrone*
scuole italiane
insularità
Intervista

Insularità e perifericità: costi e correttivi nell’intervista al Prof. Francesco Pigliaru

L’insularità si lega spesso all’idea di una compensazione economica, ma bisogna distinguere tra condizioni di prima e seconda natura legate all’insularità, come spiega il Prof. Francesco Pigliaru nell’intervista dedicata al tema delle isole e della continuità territoriale.
di redazione
insularità
insularità
Intervista

Il diritto costituzionale all’insularità: intervista al Prof. Tommaso Edoardo Frosini

Il professor Tommaso Edoardo Frosini, Ordinario di diritto pubblico comparato nell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, evidenzia le attinenze tra diritto costituzionale all'insularità e uguaglianza, così come sancito dalla nostra Costituzione, e individua trasporti e digitale come i settori nei quali investire per le isole.
di redazione
insularità
medici
Sanità

Sanità a rischio, pesa la carenza di medici e l’assenza di chirurghi

Sanità a rischio: dalla carenza di medici all’assenza di chirurghi. Questo sarà il prossimo futuro senza una programmazione “a monte”, e l’aumento dei posti in Scuola di Specializzazione non è sufficiente a risolvere la carenza di personale medico.
di ROCCO LEGGIERI*
medici
l'algoritmo d'oro e la torre di babele
Diritto

L’algoritmo d’oro e la torre di Babele

“L’algoritmo d’oro e la torre di Babele” di Caterina e Giovanni Maria Flick è un saggio sugli effetti della tecnologia sulla nostra civiltà, con un invito alla conservazione dell’umano e alla sua conciliazione con il progresso tecnologico.
di Ilaria tirelli
l'algoritmo d'oro e la torre di babele
Istruzione

Scuola, più fondi e voglia di futuro: intervista a Ivana Calabrese

Nell’àmbito del Secondo Rapporto su Scuola e Università dell’Eurispes, dialoghiamo con Ivana Calabrese di Ashoka sul tema dell’Istruzione in Italia, ma innanzitutto sul futuro di una istituzione che passa attraverso docenti capaci e fondi per l’innovazione.
di Massimiliano Cannata