Legge Gelli: il contrasto alla malasanità

Legge Gelli

La legge Gelli-Bianco e l’accertamento tecnico preventivo. Un primo bilancio sull’accertamento della responsabilità sanitaria nel Tribunale di Roma” è il titolo della ricerca dedicata al contrasto alla malasanità attraverso la verifica delle responsabilità sanitarie proposto dalla Legge Gelli. L’indagine sul campo è stata realizzata dall’Eurispes in collaborazione con la XIII Sezione del Tribunale di Roma, l’Enpam e lo Studio legale Di Maria Pinò. Si tratta della prima indagine realizzata in Italia in questo particolare àmbito legato alla responsabilità professionale di medici, operatori e strutture sanitarie, e basato sull’analisi di duemila ATP effettuati da più di trecento medici legali. L’incontro, tenutosi questa mattina presso la Sala del Museo Ninfeo di Roma, è stato aperto dal Presidente del Tribunale di Roma, Roberto Reali, dal Presidente dell’Eurispes, Gian Maria Fara, e dal Presidente dell’Enpam, Alberto Oliveti. Hanno discusso dei risultati dell’indagine: il Presidente della XIII Sezione del Tribunale di Roma, Alberto Michele Cisterna, l’Avv. Franco Di Maria, il Prof. Luigi Tonino Marsella, il Prof. Avv. Luca Di Donna, l’Avv. Angelo Caliendo, l’Avv. Vincenza Pinò, il Presidente dell’Osservatorio Salute, Previdenza e Legalità Eurispes- Enpam, Gen. Carlo Ricozzi e il Vicedirettore dell’Eurispes, Raffaella Saso. Il coordinamento dei lavori è stato affidato al Prof. Avv. Roberto De Vita.

Legge Gelli come contrasto alla medicina difensiva

La XIII Sezione del Tribunale di Roma (ve ne è solo una analoga presso il Tribunale di Milano), è composta da sedici magistrati che si occupano in via esclusiva di responsabilità professionale; nell’àmbito di tale responsabilità, quella sanitaria è pari a circa l’85%/90% del totale. Il Tribunale di Roma è quello che tratta il maggior numero di cause di responsabilità medica e delle strutture sanitarie tra tutti i tribunali italiani (il 35% circa del totale), i risultati dell’indagine sono dunque ben rappresentativi del dato nazionale. La consultazione dell’archivio della XIII Sezione, partendo da circa 2.000 Accertamenti Tecnici Preventivi dal 1° aprile 2017 (data di entrata in vigore della “legge Gelli-Bianco”) al 31 dicembre 2021 ha permesso di repertare gli Accertamenti Tecnici Preventivi effettuati da 336 medici legali. Gli accertamenti tecnici considerati sono complessivamente 1.380.

L’indagine ha reso possibile una prima, accurata, valutazione dell’impatto della “legge Gelli”, relativamente agli Accertamenti Tecnici Preventivi volti alla conciliazione della lite (art.696 bis C.p.c.) che rappresentano il primo livello della sua applicazione. La Legge Gelli si prefiggeva, tra gli altri, un obiettivo ben preciso: quello di combattere la cosiddetta “medicina difensiva, cioè una serie di comportamenti tenuti dall’operatore sanitario nei confronti del paziente con il solo fine di evitare il rischio della insorgenza dei contenziosi civili e penali a carico del medico e/o della struttura sanitaria. La medicina difensiva, oltre a costringere i medici in trincea, incide sul Servizio Sanitario Nazionale per circa 10 miliardi l’anno, il che è pari allo 0,75% del Pil (dati aggiornati al 2014).

I medici non risultano essere personalmente coinvolti nel 70% dei casi

A cinque anni dall’entrata in vigore della legge, nonostante alcune previsioni necessitino ancora dei decreti attuativi per poter dispiegare i propri effetti, dai risultati emersi appare come, almeno in parte e specularmente per il settore della responsabilià civile, la norma abbia raggiunto alcuni degli obiettivi prefissati. Il dato di maggiore rilevanza è che nell’analisi dei 1.380 ATP esaminati, i medici non risultano essere personalmente coinvolti nel 70,3% dei casi, mentre lo sono nel 29,7%. Dalla ricerca emerge che gli ATP che si concludono positivamente per il paziente sono il 65,3%, mentre l’esito è stato positivo per la struttura il 31,1% delle volte; nei due terzi dei casi, dunque, la responsabilità professionale della struttura sanitaria e/o del medico risultano effettive. Si tratta di un dato inatteso, proprio perché l’ATP, che rappresenta il vero fulcro e cardine del procedimento, non è altro, sostanzialmente, che un giudizio che dei medici danno sull’operato di altri medici. Nel 29% degli ATP vi è stata una chiamata in causa dell’assicurazione.Guardando alla tipologia di convenuto, il 40,4% delle volte risulta trattarsi di una struttura pubblica, il 36,1% di struttura privata e, nell’11% dei casi, di medico persona fisica/assicurazione. Analizzando il dettaglio dei settori specialistici interessati, emerge che il settore coinvolto più spesso è ortopedia (16,3%), seguito da chirurgia (13,2%) e da infettivologia (11,7%); nel complesso dunque il 41,2% degli ATP interessa questi tre settori.

Si evidenziano problemi di funzionamento delle strutture mediche e ospedaliere piuttosto che responsabilità dei medici

I dati indicano dunque, da un lato, come la maggioranza delle richieste di accertamento non sia pretestuosa ed evidenzi responsabilità mediche e delle strutture sanitarie, dall’altro come i medici specialisti chiamati a valutare, in qualità di consulenti tecnici di ufficio, siano corretti e trasparenti nell’accertamento delle responsabilità dei colleghi. Si evidenzia inoltre come in alcuni casi vi sia un problema di funzionamento delle strutture mediche e ospedaliere piuttosto che una responsabilità dei medici. Il contrasto al fenomeno della medicina difensiva necessita anche e soprattutto di un intervento sociale e culturale di sistema, incentrato sul diritto ad un’adeguata informazione dei cittadini sulla efficacia degli interventi sanitari, costruito mediante il dialogo tra il paziente e il medico. Un particolare sforzo, dunque, dovrà essere fatto in questa direzione.

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