L’intelligenza artificiale nella propaganda terroristica. L’analisi

Lo sviluppo di tecnologie avanzate sta aumentando significativamente la loro accessibilità non solo da parte delle Istituzioni statali, ma anche da parte di un numero crescente di attori non statali (dalla comunità imprenditoriale alle organizzazioni della società civile), così come da parte di una vasta gamma di soggetti potenzialmente pericolosi per la politica mondiale: gruppi criminali organizzati, mercenari, organizzazioni terroristiche, ambienti politici reazionari, ecc. Con questa nota, cercherò di entrare nel merito delle minacce collegate all’uso dell’intelligenza artificiale (I.A.) da parte delle organizzazioni terroristiche. Dal mio punto di vista, queste minacce possono essere divise in due gruppi:

1) uso dell’I.A. per la distruzione di soggetti fisici o per causare danni alla salute dei cittadini;
2) uso dell’I.A. nelle attività di propaganda di gruppi terroristici.

Mentre il primo gruppo di minacce riguarda più da vicino l’area di interesse dei tecnici esperti e degli ingegneri (anche se tutti gli attacchi fisici hanno una loro dimensione comunicativa e di influenza sulla coscienza pubblica), il secondo gruppo di minacce è un tema che riguarda soprattutto gli scienziati sociali. Il fatto è che le organizzazioni terroristiche cercano di diffondere le informazioni e di esercitare un impatto psicologico su un pubblico vasto, che comprende anche le stesse autorità statali e le Forze dell’ordine, gli organismi civili, i membri di gruppi o di reti terroristiche, i potenziali terroristi, gli “investitori” interessati alle attività terroristiche, i cittadini del paese nel cui territorio si vuole commettere o viene commesso un attacco terroristico.

L’efficacia dei metodi di manipolazione della propaganda terroristica può essere rafforzata con l’aiuto delle moderne tecnologie informatiche e comunicative ITC e facilitata, in particolare, dall’applicazione del cosiddetto principio della “frequenza efficace” utilizzato specialmente nel campo della pubblicità. Con lo sviluppo dell’intelligenza artificiale (I.A.) e dei meccanismi di analisi dei Big Data, impostare l’agenda dei piani da intraprendere all’uso della l’intelligenza artificiale, può semplificare notevolmente le operazioni nel quadro della guerra di informazione asimmetrica. Ad esempio, l’analisi degli interessi del pubblico di destinazione è facilitata dalla possibilità di tenere automaticamente conto del numero di visite su una determinata pagina di Internet, dei commenti e delle note postati come messaggio dagli utenti dei social media. D’altro canto, anche la formazione dei messaggi che i gruppi terroristici intendono diffondere in base ai dati ottenuti durante questi calcoli, diventa essa stessa automatica nel tempo ed è prodotta con l’ausilio di robot speciali, già utilizzati da alcune agenzie di stampa e da pubblicazioni analitiche specializzate. Il possibile uso di tali attrezzature da parte di organizzazioni terroristiche consentirà di operare in una certa direzione, in un determinato momento, e creare una predominanza quantitativa del materiale di propaganda terroristica sugli altri messaggi propagandistici e pubblicitari. Ridurre i fondi di investimento destinati all’intelligenza artificiale da parte degli organismi impegnati nella sicurezza può avere l’effetto di stimolare il diffondersi di una violenta attività criminale (compresi estorsioni e rapimenti) rendendo quasi automatici gli attacchi nei diversi àmbiti della struttura sociale. Nel prossimo futuro, i reclutatori potrebbero aumentare l’area del loro pubblico su Internet usando la chat-bot.

Nella situazione attuale, tuttavia, dobbiamo prendere atto che sta diventando più complesso contrastare la diffusione di contenuti terroristici perché è l’ambiente digitale stesso che si sta complicando. Oggi, anche il Web 2.0 che tradizionalmente è associato ai social media (i quali a loro volta, soltanto in parte sono visibili ai motori di ricerca), deve una parte significativa della sua grande diffusione e popolarità al web delle applicazioni mobili, sulle quali gli utenti operano ma senza aver accesso ai motori di ricerca; questo accade, nonostante il fatto che il termine e il sistema “Web 2.0” siano apparsi solo pochi anni addietro, nel 2005. Secondo Europol, le organizzazioni terroristiche, a seguito di una serie di operazioni di contrasto per rimuovere i contenuti estremisti dalla Rete, sono passate dai loro siti principali su Twitter e Facebook, a sistemi di comunicazione crittografati come Threema, Signal e Telegram. Tuttavia, le tendenze in questo àmbito sono estremamente eterogenee e, a volte, i requisiti di riservatezza obbligano i terroristi a tornare, anche se parzialmente, ai canali di comunicazione utilizzati in precedenza (tecnicamente non perfetti, ma non facilmente rilevabili dalle Forze dell’ordine). Molti sostenitori dello “stato islamico-IS” sono tornati ai blog e ai tradizionali forum online (più adatti allo scambio di consigli tra reclutatori e reclutati). I terroristi sono anche andati in profondità nell’uso della “rete oscura” – l’invisibile Internet.

Le organizzazioni terroristiche, tuttavia, considerano le cyber-armi non solo come un mezzo per attuare un attacco terroristico, ma anche come un mezzo per sviluppare il loro potenziale comunicativo. La propaganda terroristica si adatta alle aspettative del pubblico di riferimento, di cui le reclute potenziali ed effettive sono una parte importante. A questo proposito, vale la pena menzionare la rivista Kybernetiq. Gli autori stessi la definiscono come la prima rivista in lingua tedesca “per Mujahedeen”, specializzata in tecnologia dell’informazione, comunicazione e sicurezza. Ad esempio, rispetto alla rivista Dabiq, che ha esaltato l’utopia sociale di coloro che erano orientati ad aderire all’Isis in Siria, sulla rivista Kybernetiq si leggono tentativi di sfruttare l’estetica del cyberpunk. Ciò accade con le organizzazioni terroristiche che puntano a reclutare gli specialisti nel settore delle alte tecnologie, i quali, per queste loro conoscenze, sono l’obiettivo di tale propaganda mirata.

Il possibile uso dell’intelligenza artificiale da parte di organizzazioni terroristiche è, dunque, riconosciuto come una nuova minaccia. È necessario un alto livello di resistenza all’impatto informativo e psicologico di tale utilizzo, da parte dei cittadini ma in particolare da parte degli addetti pubblici della sicurezza. In altre parole, vi è la necessità di promuovere un’adeguata formazione del personale che opera nelle agenzie competenti al fine di far fronte alle minacce delle nuove forme di comunicazione collegate al terrorismo. Si spera che tutti gli attori dell’antiterrorismo siano in grado di agire in questa direzione per tempo.

*La prof. Darya Yu. Bazarkina è stata a Roma, lo scorso aprile, per un programma di visite e conferenze promosso dall’Eurispes e da ASRIE, Associazione per gli Studi e le Ricerche su Eurasia ed Africa. La prof. Bazarkina insegna al Dipartimento per la Sicurezza Internazionale e la Politica Estera della Russia della Accademia presidenziale di Economia e Pubblica Amministrazione (RANEPA) di Mosca; è ricercatrice senior alla Scuola di Relazioni Internazionali della Università di S. Pietroburgo; è membro esperto della Rete EU-RU-CM sulla Comunicazione strategica coordinata dall’Eurispes e dal prof. E.Pashentsev, esperto dell’Accademia Diplomatica di Mosca.

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