Nel pomeriggio entrerà nel vivo la discussione sulla legge di Stabilità. Il governo sembra intenzionato a non forzare i tempi; lascerà quindi discutere il testo ai deputati senza apporre la questione di fiducia. Un’ipotesi che smentisce i pronostici della vigilia. L’obiettivo, non dichiarato ufficialmente, è proprio quello di rimettere mano al provvedimento in modo da apportare alcune modifiche ritenute essenziali. Si tratta di un’operazione rischiosa perché significa aprire alla possibilità che anche i partiti, a loro volta, presentino nuovi emendamenti magari in un numero tale da impantanare l’iter di approvazione. L’ostacolo, però, potrebbe essere aggirato grazie ad un “gentlemen agreement” tra i gruppi parlamentari in base al quale le richieste di modifiche dovrebbero essere limitate ad un centinaio. Il provvedimento, comunque, ha già raggiunto la cifra esorbitante di 993 commi che inserisce la manovra 2016 nelle parti alte della speciale classifica delle finanziarie più corpose nella storia della Repubblica. Il nuovo pacchetto di misure per la sicurezza e le ultime modifiche approvate hanno portato il valore complessivo della manovra a 35,4 mld e al 2,4% il rapporto deficit/pil. Soddisfatto della legge di Stabilità è il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan che, in vista dei lavori conclusivi a Montecitorio, ha voluto tendere una mano all’opposizione: “il provvedimento è stato rafforzato dal dibattito parlamentare anche grazie alle vostre proposte”, ha dichiarato durante il suo intervento di replica nel corso della discussione generale in Aula. Il responsabile del dicastero di via XX settembre ha sottolineato che con la nuova manovra “continua l’azione del governo a sostegno della crescita e dell’occupazione in un quadro di progressivo consolidamento della finanza pubblica”. Critiche, invece, le opposizioni che mettono in guardia il governo dalla tentazione di provare a reinserire con emendamenti in Aula norme “ad personam, come quella per l’aeroporto di Firenze”. Misure di favore denunciate durante i lavori della Commissione dal Movimento 5 stelle. Se i tempi saranno rispettati, il testo potrebbe essere licenziato già domani in modo da dare un giorno agli uffici della Camera per approntare lo stampato da trasmettere a Palazzo Madama. A quel punto, la legge di Stabilità potrebbe essere incardinata in commissione Bilancio al Senato lunedì 21 dicembre e passare il giorno seguente all’esame finale dell’Assemblea di Palazzo Madama. Il voto definitivo dovrebbe arrivare l’antivigilia di Natale. Poi, arriverà lo “sciogliete le righe” e avranno inizio le lunghe vacanze natalizie.
I lavori a Montecitorio saranno aperti oggi dalla discussione della mozione di sfiducia a carico del ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi, presentata dal Movimento 5 stelle. I numeri parlamentari sono inequivocabili: a votare contro saranno M5S, Lega e Sinistra Italiana mentre Fi non parteciperà al voto per non mostrare le crepe interne, per non omologarsi alle opposizioni di sinistra e per non venir meno ai principi di garantismo. Non ci saranno quindi né soprese né scossoni. Proprio per segnare la distanza da un dibattito che “non sta né in cielo né in terra”, il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, non sarà in aula ma resterà a Bruxelles per il consiglio europeo. Il premier è convinto che la demagogia “non paga né per il Paese né in termini di voti” ed è impegnato a girare pagina dall’assedio politico-mediatico sul caso banche. Renzi è certo che il suo ministro supererà a testa alta le forche caudine del voto. Così come difende la trasparenza del decreto-legge sul salvataggio dei quattro istituti insolventi e per rafforzare la serietà dell’arbitrato ha deciso di affidare all’Anac di Raffaele Cantone la supervisione dei rimborsi. Il teatro parlamentare sarà poi per il premier l’occasione per testare il grado di demagogia dei suoi principali rivali, Grillo e Salvini. Il Partito democratico ha già messo in conto di subire colpi bassi e attacchi personali durante le dichiarazioni di voto e la discussione. E dopo l’accordo con M5S sulla Consulta, non si fa in realtà grandi illusioni di poter consolidare il dialogo con i grillini in vista di nuove intese su provvedimenti legislativi. “È un accordo istituzionale – ha chiarito Renzi – e noi siamo sempre disponibili a dialogare perché è il momento di fare le cose, di dare un segnale ai cittadini”. Maria Elena Boschi è comunque decisa a salvare la sua onorabilità. Durante la replica alle dichiarazioni dei vari gruppi parlamentari spiegherà che non ha mai avuto nessuna interferenza nella governance di Banca Etruria. Non può quindi essere accusata di aver spinto il governo ad avere un atteggiamento accondiscendente solo perché nel Cda dell’istituto sedeva il padre con la carica di vicepresidente. Ricorderà che le multe, le ispezioni e il commissariamento sono arrivati nonostante la sbandierata vicinanza dei vertici della banca al governo.
La “Giornata Parlamentare” è a cura del Centro Studi Parlamentari NOMOS
Fondato nel 1993, NOMOS è uno dei primi studi italiani specializzati nella comunicazione con le Istituzioni. https://www.nomoscsp.com