Alle cinque (o giù di lì) di ogni sera, e di questi tempi, arriva sugli schermi delle TV e dei telefonini, il bollettino dei contagi da Coronavirus.
Da qualche giorno è in costante aumento con il maggior numero di tamponi effettuati. In Francia – in particolar modo –, ma in Spagna, Belgio, Germania e Inghilterra, il virus galoppa ancora molto più veloce, verso un nuovo lockdown.
Qui da noi un gran numero di infettati è asintomatico, con poche linee di febbre, che però rappresentano numeri, numeri che preoccupano.
Paradossalmente, la cosa non ci dovrebbe spaventare più di quanto non lo siamo già.
Ormai nessuno può più negare che il nemico sia tra noi; ma ognuno lo sta affrontando secondo la propria individualità, poiché la soggettività esiste soprattutto nella malattia.
Non credo che ne usciremo tanto facilmente continuando ad interpretare i contagi solo come una corsa verso il baratro.
Per una analisi completa vanno tenuti sotto controllo i numeri dei morti per COVID, i ricoveri – non solo in terapia intensiva –, la forza che ha il virus di danneggiare, in maniera importante, il fisico dei malati.
Non siamo stati capaci nella comunicazione quotidiana, di essere così precisi nell’interpretare, senza cadere in depressione, i dati del bollettino… che resta ancora un tè amaro, che prendiamo alle 5 della sera.