Secondo le rilevazioni Eurispes del Rapporto Italia 2015, nel clima di generale sfiducia degli italiani nelle istituzioni, Volontariato e Protezione civile fanno il pieno di consensi. Il primo registra infatti un 78,8%, con una crescita del 4,3% rispetto al 2014; la Protezione civile, invece, segna addirittura un aumento dell’11,8% e raggiunge il 70% dei consensi.
Il no profit nostrano ha ormai ottenuto il suo pubblico e ufficiale riconoscimento come settore trainante della società e dell’economia italiane. Il mondo del volontariato, infatti, fa parte a pieno titolo di quelle infrastrutture civiche capaci di direzionare le politiche sociali sul territorio.
Sicuramente conoscere meglio il mondo del volontariato può portare molti benefici, incrementando la fiducia, incoraggiando l’impegno, superando l’approccio meramente sensazionalistico e contribuendo a determinare prospettive e priorità nella cura e tutela del bene comune.
L’esigenza di poter contare su informazioni prodotte in autonomia e in grado di raccontare che cosa sono e che cosa fanno le OdV nasce proprio da qui: realizzare una Banca Dati Unitaria per tutte le organizzazioni presenti sul territorio nazionale.
Dai dati forniti dal Report Nazionale sulle Organizzazioni di Volontariato censite dal sistema dei Centri di Servizio per il Volontariato emerge una fotografia inedita del volontariato italiano, particolarmente diffuso e variegato.
I valori assoluti della realtà presa in considerazione, che supera le 44mila Organizzazioni, premiano le regioni più popolose: il 55% delle OdV hanno sede legale in Lombardia, Toscana, Lazio, Piemonte ed Emilia Romagna. Si pensi che solo in Lombardia risiede il 18% del totale delle OdV italiane.
Rapportando il numero di OdV al numero di abitanti, sono 7 le regioni che hanno più di una OdV ogni 1.000 abitanti, e il rapporto più elevato si registra in Friuli Venezia Giulia e in Valle d’Aosta.
Il 67% delle OdV è un’associazione non riconosciuta e l’83% ha la qualifica fiscale di onlus. La metà delle organizzazioni opera con meno di 16 volontari; solo il 15% delle OdV ha un numero di volontari superiore a 50. Il 50% delle organizzazioni conta meno di 60 soci e poco più del 10% ha una base associativa molto estesa, con più di 500 soci.
L’analisi dei nomi, o meglio delle denominazioni delle OdV offre uno scorcio suggestivo su questo mondo. I soggetti più citati nelle denominazioni scelte dalle singole organizzazioni sono “famiglia”, “anziani” e “genitori”, seguiti da “donne”, “bambini” e “disabili”: è il nucleo familiare il target delle associazioni no-profit, e all’interno di esso, i soggetti più deboli.
Tra le parole utilizzate più di frequente nelle medesime denominazioni troviamo “amici”, “insieme”, “sorriso”, a ribadire i concetti di sostegno, condivisione e solidarietà che si pongono a fondamenta di ogni realtà di volontariato.
Attraverso l’analisi delle finalità, cioè di come le OdV descrivono la loro mission e i propri obiettivi è utile a comprenderne i tratti distintivi: troviamo ai primi posti la promozione, l’assistenza, la donazione, ma anche la sensibilizzazione, la tutela e l’educazione. La maggior parte opera nel campo dell’assistenza sociale e della sanità: da sole queste due classi racchiudono il 55% del totale delle realtà monitorate. Seguono le organizzazioni che si occupano di cultura, sport e ricreazione. Oltre 2.000 le OdV impegnate nella difesa del territorio, sia che si tratti del servizio di protezione civile, sia della tutela dell’ambiente, mentre la tutela dei diritti impegna oltre 1.500 OdV sul territorio nazionale.
È stato così possibile disegnare una road map condivisa per tutti gli operatori del settore del volontariato , in una sorta di auto-fotografia – un selfie -che le organizzazioni stesse hanno scattato. Il lavoro realizzato si colloca in primo piano all’interno del ruolo e della missione dei Centri di Servizio per il Volontariato – che trova origine, senso forza e prospettiva se ancorato alle OdV stesse, di cui sono al contempo espressione e strumento.