Antisemitismo, negazionismo e complottismo, in Italia ancora focolai di odio. L’indagine dell’Eurispes

«Siete idealmente i miei nipoti», così nel suo ultimo discorso pubblico la senatrice a vita Liliana Segre ha esortato i giovani a non dimenticare, affidando ai ragazzi la testimonianza della Shoah. E proprio in concomitanza con la ricorrenza del rastrellamento del Ghetto ebraico di Roma (16 ottobre 1943), l’Eurispes rilancia i risultati dell’indagine contenuta nel Rapporto Italia 2020, e richiama ancora una volta l’attenzione sul problema dell’antisemitismo, dell’Olocausto e di una pericolosa perdita della conoscenza della nostra storia più recente.

Il 15,6% degli italiani nega la Shoah

Nell’indagine sono stati affrontati dunque aspetti come la diffusione e le caratteristiche degli atteggiamenti di pregiudizio e sospetto ancora oggi purtroppo associati al popolo ebraico.

Una parte minoritaria, ma comunque significativa della popolazione italiana, coltiva anche oggi pregiudizi antisemiti, fino ad arrivare a posizioni di negazionismo rispetto alla Shoah.

L’Olocausto degli ebrei non è mai avvenuto secondo l’opinione del 15,6% degli intervistati (con un 4,5% addirittura molto d’accordo ed un 11,1% abbastanza), a fronte dell’84,4% di quanti affermano invece sia un fatto storico realmente accaduto (il 67,3% per niente, il 17,1% poco). Accanto a questo sentiment trova piede anche l’affermazione secondo cui l’Olocausto non avrebbe prodotto così tante vittime come viene sostenuto: 16,1% è d’accordo, mentre il disaccordo raggiunge l’83,8%.

Gli ebrei controllerebbero il potere economico e finanziario? Una affermazione, questa, accolta dal generale disaccordo degli italiani (il 76%), anche se non manca chi la ritiene vera: il 23,9%. Più di un quinto degli italiani intervistati (22,2%) indica invece che esisterebbe un controllo da parte degli sui mezzi d’informazione. La tesi secondo cui gli ebrei determinano le scelte politiche americane raccoglie infine la percentuale più elevata di consensi, pur restando minoritaria: il 26,4%. 

Complottisti e negazionisti al di là dell’appartenenza politica

La tesi secondo cui gli ebrei controllano il potere economico e finanziario trova accordo in percentuale superiore alla media tra gli intervistati che si collocano politicamente al centro-destra (33,3%) e a destra (31%), meno tra quelli di centro (7,7%) e di sinistra (17,2%). Risultati analoghi si riscontrano rispetto al presunto controllo dei mezzi di informazione da parte degli ebrei, su cui concordano soprattutto gli elettori di destra (30,5%) e centro-destra (29,7%), meno quelli di centro (7,7%) e di sinistra (12,4%). Per quanto riguarda l’influenza decisiva degli ebrei sulle decisioni politiche americane, la tesi trova sostegno soprattutto nel Movimento 5 Stelle (33,5%), a destra e centro-destra (in entrambi i casi 31,8%). La convinzione che la Shoah non abbia mai avuto luogo vede la più alta percentuale adesioni tra gli elettori di centro- sinistra (23,5%). I revisionisti risultano più numerosi della media a sinistra: per il 23,3% l’Olocausto degli ebrei è avvenuto realmente, ma ha prodotto meno vittime di quanto si creda.

In aumento il numero di chi pensa l’Olocausto non sia mai avvenuto (+12,9% rispetto al 2004)

A distanza di oltre 15 anni, nel confronto con la prima indagine condotta dall’Eurispes su questi stessi temi, la quota di italiani secondo i quali gli ebrei determinano le scelte politiche americane è oggi più bassa: dal 30,4% al 26,4%. Nel 2004 per oltre un terzo del campione (34,1%) gli ebrei controllavano in modo occulto il potere economico e finanziario, nonché i mezzi d’informazione, mentre oggi la percentuale risulta inferiore ad un quarto. Aumenta invece il numero di cittadini secondo i quali lo sterminio per mano nazista degli ebrei non è mai avvenuto: dal 2,7% al 15,6%. Risultano in aumento, sebbene in misura minore, anche coloro che ne ridimensionano la portata (dall’11,1% al 16,1%).

Esiste il problema di un linguaggio diffuso basato su odio e razzismo. I giovani sono più preoccupati

Secondo la maggioranza degli italiani, i recenti episodi di antisemitismo sono casi isolati, che non sono indice di un reale problema di antisemitismo nel nostro Paese (61,7%). Al tempo stesso, il 60,6% ritiene che questi episodi siano la conseguenza di un diffuso linguaggio basato su odio e razzismo. Per meno della metà del campione (47,5%) gli atti di antisemitismo avvenuti anche in Italia sono il segnale di una pericolosa recrudescenza del fenomeno. Per il 37,2%, invece, sono bravate messe in atto per provocazione o per scherzo.

I più giovani sono meno propensi a definire gli episodi antisemiti come casi isolati: lo fa meno della metà dei 18-24enni (46,7%). Sono sempre i ragazzi a considerare con un’incidenza superiore alla media gli atti antisemiti come conseguenza di un diffuso linguaggio basato su odio e razzismo: 67,6%, a fronte di valori intorno al 60% nelle altre fasce d’età. E sono soprattutto i più giovani (57,1%) a vedere nei reati antisemiti il segnale di una pericolosa recrudescenza del fenomeno in Italia e non soltanto atti sporadici ed isolati.

 

 

 

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