Nel Rapporto Italia 2024 elaborato dall’Istituto Eurispes, è emerso il tema delle bande giovanili come fenomeno presente sul nostro territorio. Nell’intervista a Stefano Delfini, Direttore del Servizio Analisi Criminale della Direzione Centrale della Polizia Criminale del Dipartimento della Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno, facciamo chiarezza sul fenomeno delle cosiddette “baby gang” e della devianza giovanile, tra realtà e percezione, ovvero confrontando l’analisi dei dati raccolti dalla Polizia Criminale con le indicazioni date in merito dai cittadini.
Dottor Delfini, recentemente è stato presentato l’ultimo studio prodotto dalla Direzione Centrale della Polizia Criminale sul tema della “Criminalità minorile e gang giovanili”. Può dirci, in linea generale, quali sono i risultati più importanti emersi dall’analisi dei dati?
Dall’analisi delle segnalazioni di minori della fascia d’età 14-17 anni estrapolate dalla Banca Dati delle Forze di Polizia, con riferimento al periodo 2010-2023, non sono emerse significative variazioni rispetto al 2022 ed il panorama delle città metropolitane appare molto variegato. Il valore delle segnalazioni del 2023 (31.173) è inferiore a quello del 2022 del -4,15%. I dati analizzati per il periodo 2010-2022 evidenziavano un incremento delle segnalazioni di minori per i reati caratterizzati da violenza come le lesioni dolose, la rissa e la rapina. Tra il 2022 ed il 2023, a fronte di un decremento delle segnalazioni relative alla rissa (-16,41%) ed alle percosse (-16,52%), le segnalazioni di minori per rapina (7,69%), lesioni dolose (1,96%) e violenza sessuale (8,25%) subiscono un contenuto incremento.
Si può parlare di un “caso Italia” ossia di peculiarità, su questo fenomeno, del nostro Paese in confronto ad altri paesi europei od Oltreoceano, rispetto alle caratteristiche che assumono le gang giovanili?
Dall’aggiornamento del monitoraggio esplorativo delle gang giovanili per il biennio 2022-2023 emerge come le stesse siano presenti nella maggior parte delle regioni italiane, con una leggera prevalenza nel Centro Nord rispetto al Sud, confermando gli esiti del primo studio redatto nell’ambito della collaborazione con Transcrime. Si tratta di un fenomeno che non mostra peculiarità rispetto ad altri paesi, è presente prevalentemente nelle piazze, nelle stazioni ferroviarie o nei centri commerciali delle grandi aree urbane. In rarissimi casi si sono registrati gruppi dotati di una gerarchia definita; non sono state censite gang che risultino essersi ispirate ad organizzazioni criminali italiane o estere. Sono composte in netta prevalenza da un numero inferiore alle 10 unità, prevalentemente del genere maschile appartenenti alla fascia d’età 15-24 anni. Nella maggioranza dei casi, le gang giovanili hanno compiuto atti di bullismo, risse, percosse e lesioni nei confronti di coetanei e atti vandalici e disturbo della quiete pubblica.
Nel Rapporto Italia 2024, l’Eurispes ha sondato, attraverso l’esperienza diretta dei cittadini, la presenza delle cosiddette “baby gang” sul nostro territorio. Ne è emerso un quadro preoccupante, secondo il quale oltre un terzo del campione, il 36% dei rispondenti, denuncia la presenza di gang giovanili nella zona in cui vive. Questa stessa indicazione è percentualmente più alta presso i giovanissimi. Secondo Lei, il dato rispecchia effettivamente la realtà delle nostre città?
La sicurezza reale si riferisce alla misurazione oggettiva della sicurezza di un’area e si basa su fatti concreti e misurabili che possono essere quantificati e analizzati come il tasso di criminalità; la sicurezza percepita si riferisce alla percezione soggettiva delle persone riguardo alla loro sicurezza personale o alla sicurezza del loro ambiente. Questa percezione può essere influenzata da una serie di fattori, tra cui l’esperienza personale e le notizie dei media. Sarebbe importante riconoscere che la sicurezza reale e quella percepita non sempre coincidono. Ad esempio, un’area con bassi tassi di criminalità potrebbe comunque essere percepita come pericolosa a causa di fattori come la presenza di luoghi abbandonati o l’assenza di illuminazione pubblica. All’esito del monitoraggio esplorativo relativo al biennio 2022-2023 il quadro non appare allarmante, anche alla luce delle peculiarità del fenomeno che è in continua evoluzione sia in termini di diffusione sul territorio sia in riferimento agli atti commessi che, solo in talune circostanze, si sono sostanziati in reati molto violenti: il fenomeno può ricondursi al tema più generale della devianza giovanile. Nel contesto della progettazione delle politiche di sicurezza, è importante lavorare non solo per migliorare la sicurezza reale attraverso misure concrete, ma anche per affrontare le percezioni di insicurezza che possono influenzare il benessere e la qualità della vita delle persone.