Sicurezza, tra realtà e percezione: queste le parole chiave dell’indagine nata nel quadro del Protocollo d’intesa sottoscritto dal Dipartimento della Pubblica Sicurezza – Direzione Centrale della Polizia Criminale e l’Eurispes (Istituto di Studi Politici Economici e Sociali). L’indagine, dal titolo “La criminalità: tra realtà e percezione”, oltre a presentare i dati su diffusione e indice della delittuosità in Italia, cerca di misurare la distanza tra i fatti e la percezione che i cittadini ne hanno. Per sondare in modo approfondito il livello di sicurezza percepito dai cittadini, sia in riferimento alla propria persona sia all’ambiente circostante, l’Eurispes e la Direzione Centrale della Polizia Criminale, con l’ausilio del Servizio di Analisi Criminale, hanno messo a punto e realizzato un’indagine sul territorio nazionale che ha coinvolto 1.026 cittadini. La rilevazione campionaria, effettuata tra gennaio e febbraio 2023, ha indagato diversi temi legati a criminalità e sicurezza: la percezione della sicurezza, le esperienze personali dei cittadini, la violenza domestica, le opinioni rispetto al possesso e l’utilizzo delle armi da fuoco, le molestie psicologiche e sessuali, i reati informatici e la violazione della privacy.
La percezione della sicurezza della città in cui si abita
In Italia, dopo un calo generalizzato dei crimini durante la pandemia, nel 2022 secondo i dati diffusi annualmente dal Viminale, i reati sono tornati a salire, ma è evidente che il calo degli anni precedenti è conseguenza delle limitazioni legate all’emergenza sanitaria e che un nuovo innalzamento sia fisiologico, superata la fase critica delle restrizioni. I dati mostrano, invece, un miglioramento su molti indicatori rispetto al periodo pre-pandemico, ma la paura di subire reati resta. Ai crimini classici si sono aggiunti negli ultimi anni i crimini informatici, cresciuti dell’80% solo nell’ultimo anno. Innanzitutto, si evidenzia il dato che il 61,5% dei cittadini sente di vivere in una città/località che giudica sicura, +14% rispetto alle rilevazioni dell’Eurispes del 2019. Successivamente, al capione è stato chiesto se e come sia cambiata negli ultimi tre anni, e dunque dall’inizio della pandemia, la paura di subire reati. Nella maggior parte dei casi è rimasta invariata (67,9%), per il 24,8% del campione è aumentata e il 7,3% afferma di avere meno paura rispetto al passato. Un aumento del timore di subire reati è più evidente al Sud (30%) e nelle Isole (34%) rispetto alle altre aree geografiche. Di conseguenza, il 22,5% degli intervistati ha risposto di avere installato, negli ultimi tre anni, un sistema di allarme, il 21,4% ha installato le grate alle finestre e il 20,7% ha messo la porta blindata. Portare con sé uno spray al peperoncino (8,7%), un coltello (8,6%) o comprare un’arma da fuoco (3,6%) sono opzioni adottate da una esigua parte del campione.
Sicurezza, i reati che preoccupano di più
Fra i crimini che più preoccupano gli italiani sul piano della sicurezza, spicca il furto in abitazione (26,6%), segue con notevole distacco l’aggressione fisica (17,7%) e, successivamente, la paura di subire uno scippo/borseggio (11,1%). Il furto di dati personali su Internet preoccupa il 9,9% dei cittadini, mentre raggiungono percentuali intorno al 7% la truffa, il furto sull’auto in sosta e la rapina. Teme in particolare il furto dell’auto/moto/motorino il 5,8% del campione, il 4,8% ha paura di subire violenza sessuale e il 2,9% di subire altri reati. Dal confronto con i risultati ottenuti dalle indagini realizzate dall’Eurispes negli anni precedenti emerge che la paura di subire un furto in abitazione è sempre stata la principale preoccupazione degli italiani, benché sia diminuita negli ultimi sei anni (-8,2% dal 2017). Rispetto al 2019 risulta raddoppiata la percentuale di italiani che affermano di sentirsi minacciati dal furto di dati personali su Internet; evidentemente, la crescente diffusione degli acquisti on-line, dei Social network e dei siti che richiedono la registrazione dei dati personali, fa sentire i cittadini più esposti a questo tipo di reato.
I risultati cambiano suddividendo i dati in base all’età dei rispondenti: il furto in abitazione risulta essere una minaccia particolarmente avvertita dagli italiani over 64 (31,8%); per i più giovani è invece l’aggressione fisica il reato più temuto (29,2%); la paura del furto dei dati personali su Internet si registra in particolare fra i 25-34enni con il 14,6%. I 18-24enni hanno maggiore timore di subire una rapina (7,9%) e di essere vittime di violenza sessuale (9%). Gli over 64 sono quelli che hanno più timore degli altri per tutte le altre tipologie di reato (scippo/borseggio 12,6%; truffa 10,8%; furto auto/motorino/moto 7,2%). La paura di subire un furto nella propria abitazione preoccupa in particolar modo coloro che risiedono al Sud (38,4%). Al Nord-Est è maggiore invece la paura di subire un’aggressione fisica (25,4%).
Il furto in abitazione e il furto di dati personali su Internet i reati più temuti
Al di là della percezione generale della diffusione dei reati, agli intervistati è stato chiesto se personalmente temono di poter esserne vittime. I due reati rispetto ai quali si concentrano la maggior parte delle paure sono il furto in abitazione (58,3%) e il furto di dati personali su Internet (55,1%). Al terzo posto troviamo la truffa (46,2%), seguita da scippo/borseggio (45%), furto di auto/motorino/moto (42%), rapina (40%) e lesione (35,9%). Chiudono la classifica la violenza sessuale, di cui teme di poter essere vittima circa un intervistato su quattro (25,6%), i maltrattamenti contro familiari e conviventi (22,2%) e l’estorsione/usura (15,6%). Temono personalmente il furto in abitazione soprattutto gli over 64enni (62,8%). I 18-24enni hanno più paura di subire il furto del mezzo di trasporto (46,1%), mentre la possibilità di cadere vittima di violenza sessuale è motivo di preoccupazione personale soprattutto per i 35-44enni (38,8%). I rispondenti di tutte le fasce d’età, ad eccezione degli over 64 (38,3%), condividono il timore di subire il furto di dati personali su Internet, con la percentuale più elevata fra i 35-44enni (68,8%).
Uscire nelle ore serali è una circostanza percepita come meno sicura
I reati che vengono percepiti, nella maggior parte dei casi, più pericolosi che in passato sono: il furto di dati personali su Internet (56,2%), la truffa (53,5%), furto in abitazione (53,1%) e scippo/borseggio (50,6%). La rapina spaventa più di prima il 46,6% degli intervistati, la lesione il 44,2%, la violenza sessuale il 42,4%; seguono il furto di un mezzo di trasporto (38%), i maltrattamenti contro familiari e conviventi (37,3%), reati legati a sostanze stupefacenti (35,7%), il furto su auto in sosta (31,6%); chiude l’estorsione/usura (27% di risposte affermative). La maggioranza dei cittadini affermano di sentirsi abbastanza e molto sicuri ad uscire da soli di giorno nella zona di residenza (83,3%). Le cose cambiano se si tratta di uscire nelle ore serali: la percentuale si abbassa al 67,6%. La casa è il luogo in cui una fetta più ampia del campione si sente molto (36,4%) e abbastanza (44,6%) sicura: in totale l’81%.
Indagando sulle cause, il disagio sociale viene indicato come prima motivazione della diffusione dei fenomeni criminali (16,6%), immediatamente seguito dalla difficile situazione economica (15,8%). Per più di un italiano su dieci, la diffusione dei fenomeni criminali è dettata da pene poco severe/scarcerazioni facili (11,9%), dall’assenza di una cultura della legalità (11,5%) e dal potere delle organizzazioni criminali (11,2%). Il 9% del campione denuncia un’insufficiente presenza delle Istituzioni dello Stato, l’8,4% indica come causa scatenante la mancanza di lavoro, il 5,7% la sostanziale impunità legata alla lentezza dei processi, il 5,3% le poche risorse a disposizione delle Forze dell’ordine e, all’ultimo posto, troviamo l’eccessiva presenza di immigrati (4,7%).
Cosa fare per arginare la diffusione dei crimini?
Su quali strategie puntare per contrastare la criminalità? Per il 16,9% dei cittadini è necessario incrementare l’occupazione, per il 16,3% va garantita la certezza della pena, per il 14,9% occorre rafforzare il dispiegamento delle Forze dell’ordine e per il 14,6% bisogna sostenere le categorie più deboli; l’11,6% richiede un inasprimento delle pene, il 10% vorrebbe una promozione dell’educazione alla legalità, l’8% risolverebbe il problema limitando l’accesso degli immigrati nel Paese e il 7,2% garantendo processi penali rapidi. Per l’elettorato di centro-sinistra, di sinistra, di centro e del Movimento 5 Stelle, per contrastare la criminalità è necessario, in primo luogo, incrementare l’occupazione, sebbene fra gli intervistati di sinistra questo provvedimento sia eguagliato dal sostegno alle categorie più deboli (19,9% entrambi) e per gli intervistati del M5S dal rafforzamento della presenza delle Forze dell’ordine (17,1% per entrambe le opzioni). Gli elettori di destra reputano più efficace, rispetto alle altre strategie, il rafforzamento del dispiegamento delle Forze dell’ordine (23,5%). Inasprire le pene può essere una soluzione vincente soprattutto per quanti si collocano politicamente a destra (14,7%) e per l’elettorato di centro-destra (13,7%). A pensare più spesso che sia meglio limitare l’accesso degli immigrati nel Paese sono gli italiani di centro-destra (11,3%) e di destra (10,1%). A tal riguardo si evidenzia, comunque, che un’ampia fetta del campione (47%) ritiene che i crimini siano commessi in egual misura da italiani e stranieri; il 20,7% pensa che gli autori siano principalmente stranieri e solo il 6,1% attribuisce le colpe prevalentemente agli italiani.
La rappresentazione mediatica della realtà
Dovendo esprimere un’opinione sul modo in cui i mass media rappresentano il problema della criminalità, il 27,9% del campione indica che la narrazione dei media è realistica, secondo il 26,1% la criminalità è rappresentata in modo meno grave rispetto alla realtà, per il 21% i media offrono una visione allarmistica e il 25% non sa o preferisce non rispondere. In ogni caso, prevale la divisione sui media: non c’è un’opinione solida e maggioritaria sulla loro attendibilità, e negli ultimi anni la sfiducia verso il mondo dell’informazione ha prevalso. Non solo le fake news, ma anche il sensazionalismo talvolta rincorso dal mondo dell’informazione, e i suoi intrecci con la politica, hanno minato le fondamenta del rapporto fiduciario una volta esistente tra giornalismo e cittadini. Una perdita di fiducia che non fa bene né al mondo dell’informazione, né alla democrazia.