Calabria in lockdown: una regione virtuosa

Ci sono giornate, in Calabria, che iniziano tra il tintinnio delle manette ed il suono delle sirene delle volanti di Polizia e Carabinieri; giorni in cui la cronaca giudiziaria ha la meglio sul blu del mare che lambisce gli oltre 800 chilometri di costa e sul verde delle montagne, polmone di una regione che troppo spesso stenta a respirare. Per molti la Calabria è questo: un misto di bellezza e malaffare, un luogo dove lo Stato, per farsi sentire e vedere deve alzare la voce e dove per fare giustizia c’è chi vorrebbe arrestare tutti. Eppure, c’è una Calabria che nessuno si sarebbe mai aspettato di scoprire: è la Calabria che ha saputo ascoltare e dialogare con lo Stato, la Calabria che ha stretto un Patto di fiducia reciproca con le Forze dell’ordine, una Calabria che si riconcilia con gli “sbirri”. È la Calabria del Covid e del lockdown che dimostra, durante uno dei momenti più drammatici della storia contemporanea, di sapere rispettare la Legge, di sapere convivere con regole e norme, di sapere obbedire al giusto comando, di comprendere la forza dello Stato che sa proteggere e assistere nel momento del bisogno.

Come sede regionale dell’Istituto Eurispes abbiamo analizzato i dati relativi al rapporto controlli/sanzioni nelle province calabresi durante la Fase 1 e nel periodo di lockdown.

Con 1.231casi (dato aggiornato al 17 luglio 2020, ndr) dall’inizio dell’emergenza sanitaria, la Calabria si colloca in fondo alla classifica dei contagi in Italia, frutto di una serie di fattori ad essa favorevoli ma soprattutto di un eccellente lavoro svolto sul campo dalle Forze dell’ordine, dall’ineccepibile lavoro coordinato di prefetture e questure che hanno gestito la crisi sul territorio stando accanto ai cittadini calabresi.

Non era semplice né scontato: lo Stato che in Calabria ha spesso esercitato il ruolo di giustiziere, che ha dovuto farsi forte per vincere, questa volta è riuscito ad esercitare la sua funzione sociale, e non c’è stato tanto bisogno di manette o manganelli di minacce o rappresaglie. Non di rado, durante i tre mesi di lockdown, abbiamo visto Polizia e Carabinieri parlare ai cittadini, spiegare quanto fosse importante rimanere a casa a tutela della salute propria e di quella degli altri; li abbiamo visti consegnare tablet e computer agli studenti per poter svolgere i compiti e seguire le lezioni a distanza, e ancora consegnare la pensione e la spesa agli anziani, compilare autocertificazioni e assistere le persone sole. Hanno vigilato in città, nei paesi, nei borghi, nelle periferie, in Sila come in Aspromonte, sul Pollino come sulle coste ioniche e tirreniche, di giorno e di notte.

I risultati sono stati sorprendenti: il numero dei contagi, grazie anche a queste buone pratiche, è stato bassissimo e quei piccoli focolai che rischiavano di mettere in ginocchio la sanità calabrese sono stati contenuti con efficaci e puntuali interventi.

A darne prova sono i fatti, e prima ancora i numeri. Stando ai dati del Ministero dell’Interno, se analizziamo ad esempio la Provincia di Reggio Calabria, nel periodo dal 27 marzo 2020 al 12 aprile 2020 in tutta la provincia sono state elevate 2.091 sanzioni su 66mila controlli eseguiti, un rapporto che è pari al 3%; nello stesso periodo, ad esempio, in provincia di Brescia – una delle aree di maggiore contagio in Italia – il rapporto tra controlli e sanzioni è stato superiore al 6%.

Emblematico anche il caso della provincia di Crotone; qui, tra il 10 ed il 17 marzo (e quindi nei primissimi giorni di lockdown), si è verificato un evento sismico di notevole importanza, al quale si è unito lo sbarco di 12 migranti. In questa difficile situazione, la task force coordinata dalla Prefettura è riuscita a gestire al meglio la situazione di pericolo; ne sono ancora prova i numeri: 2.415 controlli, 312 denunce per un rapporto che è pari all’1,2%.

In provincia di Catanzaro, tra  l’11 marzo ed il 4 maggio 2020, sono state rilevate violazioni e comminate sanzioni in numero di 2.443 (431 dall’11 al 31 marzo – 1.901 dal 1° al 30 aprile – 111 dall’1 al 4 maggio); la progressiva diminuzione delle violazioni accertate è indicativa di una crescente consapevolezza tra i cittadini circa l’importanza dell’adesione alla disciplina di tutela sanitaria e, al contempo, della diffusione della corretta informazione circa i comportamenti consentiti e quelli vietati. 

La Fase 1, in Calabria, è terminata con un rapporto tra controlli e sanzioni pari all’1,8%: 221.096 persone controllate, 3.996 sanzioni e 288 denunce. Per qualcuno è stata fortuna, per altri il clima, per altri ancora la genetica, ma se la Calabria è riuscita a restare in fondo alla triste classifica delle vittime da Covid-19, rivelandosi una regione virtuosa durante il periodo di emergenza, lo si deve anche allo straordinario lavoro svolto dallo Stato, sceso in campo certamente a contrastare crimini e illeciti ma soprattutto schierato accanto ai calabresi, comprendendo disagi e difficoltà, offrendo protezione e sicurezza. Da qui si dovrà ripartire, da questa ritrovata fiducia, da questa reciproca lealtà perché anche in Calabria si può coltivare e praticare la legalità coniugandola con la giustizia, ognuno col suo esercito ma tutti insieme schierati lealmente per la tutela ed il sostegno del bene comune contro ogni crimine ed ogni virus, anche quelli più invisibili.

*Maurizio Lovecchio è Direttore della sede Eurispes della Calabria. L’articolo è stato redatto con la collaborazione di Viviana Minasi

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