La delicata situazione attualmente esistente in Libia e la scarsità di risultati raggiunti dalla diplomazia internazionale testimonia la pressante necessità di modificare l’approccio al fenomeno libico prima che sia troppo tardi.
Il governo internazionalmente riconosciuto di Tobruk si è rivolto alla Lega Araba per chiedere di effettuare raid contro ISIS sul proprio territorio piuttosto che rivolgersi agli Stati europei.
Richiesta ragionevole se consideriamo la perdurante immobilità della stessa Unione e delle N.U. nell’affrontare adeguatamente la questione nonostante le ripetute invocazioni da parte del governo libico in esilio.
Risulta chiaro che c’è una parte della comunità internazionale che parla e un’altra parte che si prepara ad agire. Si guardi ad esempio all’ultima riunione della Lega Araba o al nuovo pacchetto di misure per contrastare il terrorismo di matrice islamica approvato in questi giorni dal governo egiziano di Al Sisi.
Nonostante non si possa essere d’accordo con la previsione della pena di morte si nota facilmente come la severità delle misure adottate sia direttamente proporzionale al grado di coinvolgimento nella lotta al terrorismo.
Se non vogliamo rischiare di dover adottare anche noi misure drastiche nel prossimo futuro, con devastanti ripercussioni politiche e sociali, è necessario che a livello interno ed internazionale le componenti politiche raggiungano un compromesso in tempi molto brevi.