Quando la corruzione è strategica

corruzione

Corruzione: una premessa necessaria 

Il tema della lotta alla corruzione ha assunto sempre più rilievo internazionale e globale, in ragione delle dimensioni del fenomeno criminale di riferimento.

La corruzione, nelle sue forme più gravi è, infatti, transnazionale: la foreign bribery è una modalità operativa e strategica diffusa oggi globalmente. La corruzione inquina l’economia e frena lo sviluppo sostenibile dell’intera umanità[1]. La corruzione è il tema più discusso a livello globale ed è considerato il problema più grave dell’umanità dopo la povertà.

I casi di corruzione più noti a livello internazionale attengono alle infrastrutture, allo sfruttamento delle risorse naturali, alla violazione dei diritti umani; si tratta di dati di forte impatto che però fotografano fedelmente, quanto amaramente, la realtà contemporanea[2].

La visione olistica della corruzione

Volendo utilizzare uno schema geometrico, il crimine organizzato ed i criminal networks si pongono al vertice alto di un triangolo che vede agli angoli della base, da un lato l’Amministrazione pubblica e, dall’altro, l’economia.

Sui due lati possiamo intravedere da una parte la corruzione, come metodo di infiltrazione nell’Amministrazione della Cosa pubblica, e dall’altro il riciclaggio e l’impresa illecita, come strumento di operatività del crimine nei mercati economici e finanziari.

Abbiamo di recente definito “liquida” la corruzione moderna. Corruzione liquida è un’endiadi che richiama il concetto di infiltrazione. L’infiltrazione costituisce un fenomeno fisico che descrive la penetrazione di un liquido attraverso tutti gli interstizi di un solido. Nella metafora, il liquido, sono le reti criminali ed il solido la nostra società. Più la società è coesa, meno essa consente l’infiltrazione. E, se la società mostra crepe, lì si insinua il crimine[3].

La corruzione liquida ci presenta però drammaticamente una realtà multilivello, il cui primo gradino in una scala negativa ingravescente è la petty corruption: la tangente una tantum. In questo caso è agevole distinguere tra corruttore e corrotto.

Sebbene si tratti di casi di piccola entità, una simile modalità operativa è costosa se ripetuta infinite volte e pone, d’altro canto, le organizzazioni criminali ad un rischio esponenziale di delazione, aumentando la platea dei potenziali concorrenti “inaffidabili”.

Ma le reti criminali hanno bisogno di termini di riferimento stabili e cercano persone di cui fidarsi all’interno delle diverse figure soggettive che compongono il complesso organizzativo dell’Amministrazione pubblica[4].

Nasce così il secondo gradino del fenomeno infiltrativo, che corrisponde alla cosiddetta “messa a libro paga” o compravendita della funzione stabile. Il pubblico ufficiale mette a disposizione la propria funzione e non per un solo atto, non già per la cura dell’interesse collettivo, bensì per assicurare il raggiungimento degli scopi illeciti dei gruppi criminali.

Anche suddetto secondo schema corruttivo è divenuto nel tempo costoso economicamente e pericoloso dal punto di vista della fiducia, permanendo il pubblico ufficiale un estraneo all’organizzazione che, anche in ragione della ricorrente devianza dell’azione amministrativa, potrebbe porsi come una pericolosa fonte di informazioni per la Polizia giudiziaria e la Magistratura. L’estraneo non ha lo stesso vincolo di assoggettamento ed omertà che caratterizza i partecipi di una rete criminale.

Di qui la scelta sempre più diffusa di infiltrare all’interno della Pubblica amministrazione uomini propri delle organizzazioni economiche criminali, che sono allo stesso tempo membri dell’associazione per delinquere e funzionari pubblici, inglobati nell’Amministrazione e al di sopra di ogni sospetto.

Questo terzo gradino di ingresso dei gruppi criminali organizzati nell’Amministrazione pubblica si è dimostrato di successo ed ha fatto crescere nel tempo le ambizioni di tali soggetti: l’infiltrazione è avvenuta sempre più a livelli elevati, fino a giungere ai vertici soprattutto degli Enti locali territoriali, come il numero dei provvedimenti di scioglimento degli Enti locali e la realtà investigativa più recente insegnano e confermano. Si tratta di una vera e propria immedesimazione organica, nel senso negativo della definizione.

Rule of Law e Rule by Law

La corruzione liquida al più alto livello potrebbe concretizzare un’attività di “Rule by law”, a discapito della “Rule of law”. La differenza è che nella prima, la legge può divenire un mero strumento per un governo che tende a deviare il buon andamento delle proprie Istituzioni con un pretesto di formalità, legalità e legittimità. La “Rule of law”, invece, inquadrata secondo le linee guida dello sviluppo sostenibile e la tutela dei diritti umani, può favorire e concretamente realizzare una crescita economica, l’occupazione, e la fiducia degli investitori, consentendo in tal modo una protezione più concreta degli stessi diritti fondamentali.

La Grand Corruption e la State Capture

La scoperta di casi di grande corruzione ha costituito l’evoluzione naturale del fenomeno qui descritto.

Uno dei dibattiti più appassionati, che ha visto schierati gli studiosi del fenomeno corruttivo negli ultimi anni, in approfondimenti e statement di sostegno all’una o all’altra tesi, è stato, infatti, quello afferente la nota distinzione tra piccola e grande corruzione.

La Grand Corruption in particolare è stata spesso ricostruita sul piano delle implicazioni sociologiche e politiche che presenta, soprattutto in veste di “State Capture” o “Cooptación de Estado”. L’infiltrazione degli interessi criminali ai più alti livelli burocratici e politici dei Paesi e dei sistemi, da eccezione isolata regionalmente, è diventata sempre più fenomeno ricorrente in tutto il globo. I casi della Corea del Sud, dell’Ucraina, della Tunisia e di numerosi scenari nazionali latinoamericani hanno dimostrato la pericolosità tutta propria delle moderne forme di manifestazione della corruzione liquida, vero e proprio virus inoculato ai livelli più alti delle Istituzioni, che indebolisce fortemente lo Stato, come avviene per un organismo affetto da un pericoloso patogeno.

La corruzione strategica

Più di recente si è fatta strada una nuova forma di corruzione che tocca scenari inimmaginabili fino a qualche decennio fa. Se è vero, difatti, che la corruzione ha sempre rappresentato una minaccia per lo Stato di diritto e ha ostacolato la tutela dei diritti civili ed economici fondamentali, e che il fenomeno di recente ha attirato l’attenzione sul piano della minaccia alla democrazia[5] e ai diritti umani[6], non si registrano approfondimenti su una nuova dimensione della corruzione, non meno pericolosa di quella già descritta.

Questa forma di manifestazione della corruzione può essere definita “strategica”.

I prodromi di una simile modalità operativa, che corrisponde alla pianificazione e programmazione strutturata di un disegno criminoso, come strategia aziendale, erano già apparsi sullo scenario internazionale con il caso Odebrecht.

Si è trattato di uno dei più grandi casi di corruzione documentati nella recente storia dell’America Latina, con una durata pluridecennale. Basato su un’indagine del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, in cooperazione con 10 paesi dell’America Latina, ha avuto come oggetto ipotesi di reato riguardanti una società di costruzioni brasiliana  che avrebbe corrotto presidenti, ex presidenti e funzionari governativi di 12 paesi: Angola, Argentina, Brasile, Colombia, Ecuador, Stati Uniti, Guatemala, Messico, Mozambico, Panama, Perù, Repubblica Dominicana e Venezuela, al fine di ottenere benefici nell’assegnazione di appalti pubblici[7].

Si apprende oggi che, non sarebbero solo le reti criminali o imprese senza scrupoli, attraverso la corruzione, a cercare di permeare le Istituzioni per i propri scopi economici illegali: la corruzione strategica risulterebbe integrare una modalità operativa di interi sistemi per scopi di natura geopolitica. Lo strumento della corruzione avrebbe, in dette ultime ipotesi, l’ambizione di influenzare determinazioni politiche internazionali o sovranazionali.

Questa nuova forma di corruzione sistematica, strutturata, in una parola, strategica, comprerebbe favori come strategia di sviluppo politico, secondo piani ben definiti. In questi termini, pur utilizzandone le modalità, la corruzione strategica si differenzierebbe nettamente dalle forme corruttive descritte in precedenza, quantomeno sul piano finalistico. Più in particolare, se il fine ultimo della corruzione tradizionale liquida è l’arricchimento, esattamente come avviene per la corruzione ricostruita dalla visione olistica, nella corruzione strategica lo scopo non sarebbe più soltanto economico ma principalmente geopolitico.

In alcuni casi, l’attività corruttiva sarebbe ricostruita dalle indagini come rivolta alla determinazione di attività ed iniziative di ingegneria reputazionale, anche quando sono in gioco i più alti valori e la tutela dei diritti umani.

Non è un fattore di novità che i processi democratici possano essere alterati o comunque inquinati da intromissioni “esterne” che usano la corruzione come strumento operativo.

Va anche evidenziato che la corruzione strategica non ha nulla a che vedere con la dignità di un settore, spesso non ben conosciuto se non addirittura male interpretato, come quello delle relazioni istituzionali e della rappresentanza di interessi. La lobby, quella trasparente, è lecita, utile ed è tutt’altra cosa.

Il Qatargate ed il paradosso dell’uso del contante

È ancora troppo presto per formulare proposte di natura tecnica e di ricostruzione dogmatica e sistematica su quanto sta emergendo nell’ultima settimana in ordine alla questione definita “Qatargate” al Parlamento Europeo.

Un’unica riflessione sembra però già possibile: come in tutti gli snodi della storia, anche nel caso della corruzione strategica, ci troviamo di fronte ad un paradosso.

Nell’epoca delle criptovalute, delle relazioni win-win, delle tangenti dematerializzate attraverso favori e consulenze, della corruzione sofisticata e occulta, emergerebbe un ritorno al passato nelle modalità di retribuzione del favore, attraverso l’uso del contante, in quantità e con modalità tali da lasciare attoniti, con buona pace della funzionalità concreta di qualsivoglia auspicato limite all’uso del cash come strumento di prevenzione degli illeciti.

Resta ferma, allo stato, naturalmente, la presunzione di innocenza, anche a fronte delle cifre enormi di liquidi cadute in vincolo probatorio.

*Giovanni Tartaglia Polcini, Magistrato, componente del Comitato scientifico dell’Eurispes.
Le opinioni espresse nello scritto hanno esclusivamente finalità scientifica e sono riferibili solo al suo autore, senza alcun possibile vincolo per l’amministrazione di appartenenza. Si ringraziano per la raccolta dei materiali i dottori Walter Rotonda e Maria Rosaria Andreozzi.

[1] https://www.unodc.org/documents/corruption/G20-Anti-Corruption-Resources/Principles/2014_G20_High_Level_Principles_on_Corruption_and_Growth.pdf

[2] Giovanni Tartaglia Polcini, La corruzione tra realtà e rappresentazione. Ovvero: come si può alterare la reputazione di un paese, Minerva, Argelato, 2018.

[3] https://www.dirittopenaleglobalizzazione.it/la-corruzione-liquida-la-mafia-contemporanea-silente-mercatista-non-meno-pericolosa-quella-violenta-soprattutto-tempi-crisi/

[4] https://www.elpaccto.eu/en/the-new-mafias/

[5] https://www.state.gov/summit-for-democracy-2021/

https://www.state.gov/combating-global-corruption-and-human-rights-abuses/

[6] https://www.dirittopenaleglobalizzazione.it/towards-a-new-legally-oriented-environment-loe-at-global-level-the-whys-of-the-italian-pathfinder-role/

[7] https://www.geopolitica.info/odebrecht-colpevoli-e-complici/

 

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