Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza punta ad essere un piano capillare, per la tutela e la valorizzazione economica e sociale dei siti minori, delle periferie urbane e delle aree marginali. Ciò al fine di rilanciare «luoghi identitari e rafforzando al tempo stesso il tessuto sociale del territorio»[1]. La caratterizzazione di tali interventi risulta tuttavia complicata per via della trasversalità e degli àmbiti di investimento che attengono a tale rigenerazione.
Se da una parte il PNRR presenta investimenti e riforme puntuali in aree marginali ben definite (Piano Nazionale Borghi; Zone Economiche Speciali; green communities), bisogna sottolineare che tali aree gioverebbero anche di interventi di portata più generale – come gli investimenti infrastrutturali – e indiretti, come la transizione digitale e formazione delle PA, l’implementazione della medicina di prossimità. Il focus di questo numero della rubrica riguarderà gli interventi specifici per i borghi italiani, che trovano una diretta citazione all’interno del PNRR nel Piano Nazionale Borghi.
I borghi nel PNRR
Non esiste una definizione normativa del concetto di “borghi”, ma il Piano mira alla loro tutela nella forma di rilancio turistico nella missione M1C3 (Turismo e cultura 4.0), con l’Investimento 2.1 “Attrattività dei Borghi”, che stanzia risorse per 1,02 miliardi di euro, di cui sarà responsabile il Ministero della Cultura.
L’investimento si origina dalla considerazione che, a fronte del sovraffollamento che ha spesso investito le attrazioni turistiche nelle principali città d’arte, tanti piccoli centri storici italiani (i borghi) rappresentano un enorme potenziale per un turismo sostenibile alternativo, grazie al patrimonio culturale, la storia, le arti e le tradizioni che li caratterizzano.
Gli interventi in questo ambito si attueranno attraverso il Piano Nazionale Borghi, un programma di sostegno allo sviluppo economico/sociale delle zone svantaggiate basato sulla rigenerazione culturale dei piccoli centri e sul rilancio turistico. I borghi saranno definiti sulla base di indicatori statistici, riguardanti aspetti economici, territoriali e sociali.
Il Piano Nazionale Borghi
Il Piano, annunciato dal Ministro Dario Franceschini lo scorso 20 dicembre, prevede due linee di azione:
- il sostegno a 21 progetti pilota per la rigenerazione dei borghi a rischio abbandono o abbandonati, uno per ciascuna Regione o Provincia Autonoma;
- la realizzazione di progetti locali di rigenerazione culturale di almeno 229 borghi storici, prevedendo il sostegno sia ai Comuni (in forma singola o aggregata con una popolazione complessiva fino a 5.000 abitanti) che alle micro, piccole e medie imprese localizzate o che intendono insediarsi nei borghi che saranno selezionati.
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Per quanto riguarda i target del Piano, si prevede l’allocazione delle risorse entro il primo semestre del 2022, mentre entro giugno 2025 si prevede la messa a terra di 1.300 interventi per la valorizzazione dei siti culturali e artistici e il supporto a 1800 PMI per rivalutare i piccoli borghi.
Una delle sfide più importanti del PNRR sarà proprio la sua efficacia nel raggiungere anche le aree più marginali del nostro Paese, sapendone sfruttare le potenzialità e facendone rivivere il tessuto economico-sociale tramite le riforme e gli investimenti previsti.
[1]PNRR, pag. 85.
*Responsabile per l’Istituto dell’Osservatorio per lo Sviluppo dei Territori Eurispes/RGS.