Non soltanto investimenti. Per incrementare stabilmente l’equità, l’efficienza e la competitività del Paese, oltre all’utilizzo delle risorse, le riforme rappresentano una parte cruciale per l’attuazione del Piano. Come affermato nel PNRR, “i Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza sono innanzitutto piani di riforma”. Poiché il Dispositivo di Ripresa e Resilienza non è abbastanza cospicuo da contrappesare i bilanci nazionali, vi è un forte accento sulle riforme, senza le quali la spesa rischia di limitarsi a una spinta temporanea dell’economia con basso effetto moltiplicatore.
Il ruolo delle riforme come spinta agli investimenti
Sta proprio nella capacità di attuare tali riforme la possibilità di avere un impatto significativo e duraturo sul tasso di crescita dell’economia: l’occasione di ripartenza deve mirare, infatti, al superamento di alcuni blocchi e ostacoli all’efficienza e al potenziale di tutto il Sistema Paese, in chiave di riforme sistemiche che in primis l’Europa ci richiede.
Basti pensare al crollo degli investimenti esteri in Italia: la crisi ha infatti generato il peggior crollo degli investimenti diretti esteri dal 2005, portando globalmente il loro valore al di sotto del trilione di dollari[1].
Stabilità giuridica e fiscale: un importante incentivo per investire nel nostro Paese
La stabilità – giuridica e fiscale – costituisce un importante incentivo per investire in un Paese: il privato investe se può contare su un assetto regolatorio chiaro, definito nelle regole del gioco, e su un apparato amministrativo autorevole in grado di bilanciare gli obiettivi di rischio e rendimento ricercati da un investitore privato con le relative grandi responsabilità. In tal senso, aspetti come i costi elevati delle procedure amministrative e di natura fiscale, la lentezza riscontrata nei procedimenti della giustizia civile e amministrativa, l’elevata incidenza della fiscalità sul costo del lavoro, le disparità regionali, la carenza di infrastrutture e di reti, il persistere di fenomeni illeciti quali la corruzione e la criminalità organizzata, rappresentano ancora fattori che ostacolano una significativa accelerazione nei flussi di investimenti nel nostro Paese.
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Il superamento di questi ampi divari rispetto agli altri paesi europei accrescerebbe l’efficienza dell’allocazione delle risorse nel settore produttivo, incentivando anche l’investimento in strumenti finanziari emessi dalle imprese. Come riportato dal Ministro delle Infrastrutture e mobilità, Enrico Giovannini, «Uno Stato sta nel mercato come un’impresa: i risparmiatori investono su un’azienda indebitata purché questa dimostri di essere resiliente, di avere una prospettiva e per questa via di essere in grado di restituire il suo debito».
È quindi evidente come la piena realizzazione delle riforme previste dal Piano contribuirà inevitabilmente a rilanciare da un lato le attività della Pubblica amministrazione, e dall’altro la catena di investimenti.
Le riforme orizzontali, abilitanti, settoriali previste dal PNRR
Il PNRR prevede tre tipologie di azioni, per un totale di 63 riforme:
- le riforme orizzontali, trasversali alla struttura del Piano, possono essere definite come innovazioni strutturali dell’ordinamento per migliorare il clima economico del Paese;
- le riforme abilitanti, che garantiscono l’efficacia e l’operatività del Piano rimuovendo gli ostacoli amministrativi, regolatori e procedurali per le attività economiche e i servizi erogati a cittadini e imprese;
- le riforme settoriali, specifiche delle Missioni, che hanno lo scopo di efficientare i rispettivi ambiti di azione.
Altre misure devono poi essere considerate per il raggiungimento degli obiettivi generali del Piano, anche se non direttamente ricomprese all’interno del testo, ovvero le cosiddette riforme di accompagnamento, quali ad esempio gli interventi per la razionalizzazione e l’equità del sistema fiscale e per l’estensione e il potenziamento della rete di protezione sociale dei lavoratori.
Il Governo stima un aumento del tasso di crescita potenziale dell’economia italiana dello 0,8%
Rispetto alle 63 riforme previste dal Piano, 22 devono essere approvate o iniziare l’iter entro la fine del 2021, in base al cronoprogramma inviato alla Commissione per l’approvazione del PNRR, a cui il Governo ha aggiunto ulteriori 20 scadenze al fine di facilitare il raggiungimento degli obiettivi. Tramite le riforme e gli investimenti prospettati, il Governo ha stimato un aumento del tasso di crescita potenziale dell’economia italiana di 0,8 punti percentuali (0,5 punti per effetto della maggiore spesa e 0,3 punti percentuali per effetto delle riforme).
*Responsabile per l’Istituto dell’Osservatorio per lo Sviluppo dei Territori Eurispes/RGS
[1] Dall’intervento del Ministro dello sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, durante la Cabina di Regia per l’Internazionalizzazione lo scorso 20 aprile 2021.