La mission del magazine online dell’Istituto Eurispes è quella di raccontare “l’Italia che verrà”. Nasce così l’idea di fornire sulle nostre pagine elettroniche uno strumento di aggiornamento su “Italia Domani”, il disegno di investimenti e riforme, denominato anche Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che da qui al 2026 getterà le fondamenta economiche e sociali per il futuro delle prossime generazioni.
Lo scenario attuale
Questo primo focus mira a delineare la cornice in cui si inserisce il Recovery Plan, indicando quali siano le direttrici di policy che guidano la realizzazione di investimenti e riforme.
- La reazione dell’Europa alla pandemia è da considerarsi unica in termini sia di portata delle risorse sia di unità di intenti e di azioni nella loro gestione, e ha indirizzato gli Stati membri verso le cosiddette “transizioni gemelle” (green e digitale); orientamenti che già nel recente passato si andavano affermando nelle agende politiche come punti imprescindibili per la crescita dei sistemi (si pensi allo European Green Deal, alla Comunicazione Quadro “Plasmare il futuro digitale dell’Europa”[1] e all’Agenda 2030).
- A tal fine, nel quadro del bilancio europeo 2021-2027, approvato il 17 dicembre 2020 con uno stanziamento totale di 824,3 miliardi di euro (ai prezzi del 2018, pari a 2.018 miliardi di euro a prezzi correnti), 750 miliardi dei quali (806,9 ai prezzi correnti) sono stati dedicati allo strumento Next Generation EU, tramite il quale vengono finanziati i recovery plans degli Stati membri, con l’obiettivo di creare un’Europa sempre più ecologica, digitale e resiliente.
- L’utilizzo delle risorse disponibili in modo efficace ed efficiente si rende necessario per affrontare le sfide derivanti anche dalle criticità emerse con la fine del lockdown: l’improvvisa crescita della domanda di beni e prodotti che ha creato imbuti nei porti di tutto il mondo congestionati e nelle fabbriche in arretrato con le consegne; lo shock energetico; la penuria di semiconduttori, di natura strategica in settori trasversali, come la difesa o la tecnologia.
Next Generation Eu (NGEU)
È un fondo temporaneo che prevede l’assunzione di impegni di stanziamento entro il 2023 e l’erogazione delle risorse entro la fine del 2026. Costituisce una parte di quel Piano Marshall europeo ipotizzato dalla Presidente della Commissione europea von der Leyen all’inizio della pandemia, lo scorso aprile 2020[2].
Il fondo opera attraverso sette programmi sotto forma di prestiti (360 miliardi di euro) e sovvenzioni (390 miliardi di euro):
- Dispositivo per la ripresa e la resilienza: 672,5 miliardi di euro;
- REACT-EU: 47,5 miliardi di euro, con l’obiettivo di affrontare le conseguenze economiche causate dal Covid-19 nei primi anni della ripresa;
- Orizzonte Europa: 5 miliardi di euro, al fine di finanziare l’eccellenza nella ricerca;
- InvestEU: 5,6 miliardi di euro, per sostenere gli investimenti privati;
- Sviluppo rurale: 7,5 miliardi di euro, a sostegno dell’agricoltura;
- Fondo per una transizione giusta: 10 miliardi di euro, per garantire che la transizione climatica sia equa e giusta;
- RescEU: 1,9 miliardi di euro, per consolidare il Meccanismo di protezione civile Ue rispetto a emergenze a larga scala.
Dispositivo per la ripresa e la resilienza
Il Dispositivo occupa circa il 90% delle risorse di NGEU e prevede la loro erogazione sotto forma di prestiti (circa il 53%) e di sovvenzioni.
La ripartizione dei fondi segue criteri quali la popolazione, la disoccupazione nel periodo 2015-2019 e il livello di Pil pro capite. Per tale motivo l’Italia è la prima beneficiaria, in valore assoluto, dei due principali strumenti del NGEU: il Dispositivo per la Ripresa e Resilienza e il Pacchetto di Assistenza alla Ripresa per la Coesione e i Territori d’Europa (REACT-EU).
Il Dispositivo propone modalità innovative nei rapporti finanziari tra Ue e Stati membri, come la richiesta agli Stati di presentare un pacchetto di investimenti e riforme: il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), sulla valutazione (e raggiungimento) del quale verranno erogate le somme. Per tali motivi i PNRR possono definirsi Programmi performance based e non di spesa.
Sono infatti previste delle condizionalità all’erogazione dei fondi sia di fine che di scadenze: i Piani devono essere coerenti con le raccomandazioni specifiche per Paese e con le linee guida della Commissione Europea, promuovendo la crescita e la creazione di posti di lavoro, rafforzando la “resilienza sociale ed economica” dei paesi dell’Ue e dando un contributo effettivo alla transizione verde e a quella digitale (almeno il 37% del bilancio deve essere stanziato per la tutela del clima e della biodiversità ed un ulteriore 20% per le misure digitali). Inoltre, devono rispettare il principio di “non arrecare un danno significativo” all’ambiente (DNSH, “do no significant harm”).
Sono sei i pilastri identificati dalla Commissione per gli àmbiti di intervento del RRF, che devono essere affrontati nei Piani Nazionali:
- transizione verde;
- trasformazione digitale;
- crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, che comprenda coesione economica, occupazione, produttività, competitività, ricerca, sviluppo e innovazione, e un mercato interno ben funzionante con PMI forti;
- coesione sociale e territoriale;
- salute e resilienza economica, sociale e istituzionale, al fine, fra l’altro, di rafforzare la capacità di risposta alle crisi e la preparazione alle crisi;
- politiche per la prossima generazione, l’infanzia e i giovani, che includano l’istruzione e le competenze.
Per quanto concerne invece la condizionalità temporale, la Commissione Europea ha previsto che l’erogazione delle sovvenzioni avrà luogo solo al conseguimento di target e obiettivi intermedi (milestones) stabiliti nei Piani, che devono essere raggiunti e completati entro la fine del 2026.
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR)
Dall’Europa all’Italia, il programma europeo è stato declinato nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, Italia Domani, di riforme e stanziamenti che attinge a risorse sia europee sia nazionali e stima un contributo di circa 236 miliardi di euro dal 2021 al 2026, con effetti positivi su crescita e disoccupazione, ma anche su disuguaglianze, criminalità, efficienza della PA e giustizia, ecc.
Il Piano è incardinato in 6 missioni, che ricalcano i sei pilastri del RRF, articolate a loro volta in componenti, 16 in tutto, finalizzate a risolvere specifici aspetti di criticità, per un totale di 151 investimenti e 63 riforme.
*Componente del Consiglio Direttivo dell’Eurispes.
[2] President von der Leyen on EU response to coronavirus crisis.