In Europa e in Italia, i progetti legati all’idrogeno stanno crescendo in ogni ambito e rappresentano una soluzione per decarbonizzare i processi industriali e i comparti economici in cui la riduzione delle emissioni di carbonio è urgente e allo stesso tempo difficile. Un nuovo modello di decarbonizzazione legata all’idrogeno è ad esempio quello delle Hydrogen Valleys, che mirano a creare delle vere e proprie filiere dell’idrogeno combinando produzione, infrastruttura e utilizzo in un unico luogo. Si tratta di ecosistemi che ruotano attorno all’idrogeno come materia energetica, dalla produzione agli usi finali. Tali programmi richiedono tempo e investimenti per essere sviluppati, ma potrebbero ricevere un’accelerazione proprio grazie ai fondi europei di Next Generation Eu.
Una strategia europea
Sullo sfondo dello sviluppo della filiera dell’idrogeno nel nostro Continente vi è la Strategia Europea per l’idrogeno. Adottata nel 2020, anche per contribuire agli obiettivi del Green deal europeo, punta ad accrescere la quota dell’idrogeno nel mix energetico europeo, oggi inferiore al 2% (e utilizzato principalmente per produrre prodotti chimici, come plastica e fertilizzanti), fino al 13-14 % entro il 2050. Una strategia che si lega peraltro a RepowerEU, che nelle intenzioni della Commissione punterebbe, entro il 2030, ad una produzione annuale di idrogeno verde, ovvero prodotto da fonti rinnovabili, rispetto all’attuale produzione di idrogeno che avviene per il 96% attraverso gas naturale, di 10 milioni di tonnellate.
In tal senso, in Europa sono diversi i paesi che puntano a valorizzare la filiera dell’idrogeno: Francia e Germania ne costituiscono due casi esemplari. Entrambi i Governi prevedono infatti massicci investimenti nel campo. Il governo francese, tramite il proprio PNRR, France Relance, fa espresso riferimento alla filiera dell’idrogeno verde, attraverso la volontà di istituzione di un meccanismo per sostenere l’idrogeno prodotto dall’elettrolisi dell’acqua e la creazione di un importante progetto di interesse comune europeo (IPCEI). La Germania prevede lo stanziamento di 28 miliardi di euro tramite il proprio PNRR, destinando circa il 40% del volume finanziario totale verso la transizione energetica, specialmente per lo sviluppo di un mercato efficiente dell’idrogeno attraverso 1,5 miliardi di euro. Senza contare la recente intesa tra i due Paesi per la costruzione di una “tabella di marcia comune” per l’idrogeno pulito (in tal caso anche attraverso il ricorso all’energia nucleare), e l’accordo di estensione del gasdotto H2Med dalla Francia alla Germania, che potrebbe soddisfare circa il 10% del fabbisogno annuo di idrogeno dell’Unione europea.
L’idrogeno nel PNRR
Fino a questo momento, la strategia italiana per il clima è stata definita all’interno della Strategia Energetica Nazionale del 2017 e del Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima del 2019, con l’obiettivo di utilizzare principalmente l’idrogeno nei trasporti pesanti, come i camion a lungo raggio, nelle ferrovie e nell’industria, in particolare in quei settori in cui l’idrogeno è già utilizzato come materia prima, come nella chimica e nella raffinazione del petrolio. Il PNRR, in linea con la Strategia Europea per l’idrogeno, individua quattro aree di intervento per l’utilizzo e la produzione di idrogeno:
- lo sviluppo di progetti per l’utilizzo dell’idrogeno in settori industriali difficili da abbattere, come la siderurgia;
- la creazione di “hydrogen valleys” utilizzando aree industriali dismesse;
- l’abilitazione dell’utilizzo dell’idrogeno nel trasporto pesante e in tratte ferroviarie non elettrificate attraverso stazioni di ricarica;
- il supporto alla ricerca e allo sviluppo e alla completa attuazione di leggi e regolamenti necessari per consentire l’utilizzo, il trasporto e la distribuzione di idrogeno.
Attraverso la Missione 2 Componente 3.2 “promuovere la produzione, la distribuzione e gli usi finali dell’idrogeno”, il Piano stanzia un totale di 3,19 miliardi di euro.
L’idrogeno nella strategia delle Regioni
L’uso dell’idrogeno si lega poi alle strategie messe in atto dalle Regioni: emblematico è il caso del Friuli Venezia Giulia, che ha firmato con Croazia e Slovenia una lettera di intenti che dovrebbe portare alla costituzione della “North Adriatic Hydrogen Valley”. Si tratta di una serie di passi avanti di significativa importanza, e che potrebbero contribuire da un lato alla creazione di infrastrutture transfrontaliere di trasporto e stoccaggio, dall’altro alla ricerca e sviluppo. Il contributo del PNRR sarà essenziale in questo senso, ma occorrerà tenere conto anche degli elevati costi gestionali e operativi degli impianti, peraltro spesso legati alla fornitura di energia elettrica, che nel medio e lungo termine rischierebbero di rendere gli investimenti non sostenibili.