Nel marzo 2021, la Città Metropolitana di Reggio Calabria, la Rete dei Comuni Solidali, le ONG e i loro consorzi (in particolare la Focsiv), il Centro Interuniversitario per lo Sviluppo Sostenibile, le Comunità di migranti L20 in Italia e nell’Ue ed i Rappresentanti della Diaspora Africana, hanno deciso di costituire un Comitato permanente dedicato ai “Last 20, gli Ultimi della Terra” ‒ i paesi più poveri del mondo. Nello stesso anno abbiamo organizzato in Italia cinque incontri dedicati ai Last 20, sulla base dei principali indicatori socio-economici. Gli incontri si sono svolti in diverse città (Reggio Calabria, Roma, Milano, Sulmona e Santa Maria di Leuca) e le sessioni si sono concentrate sui seguenti temi: migrazioni e accoglienza, il sistema sanitario, la cooperazione decentrata, l’impatto del cambiamento climatico, la sfida dell’agroecologia, la difficile questione della pace (visto che i due terzi di questi paesi vivono ancora in una condizione di guerra). Pensiamo che guardare alla parte fragile del pianeta e misurare le condizioni socio-economiche e ambientali di questi paesi, possa offrire un punto di vista diverso per osservare in che direzione sta andando il nostro Pianeta.
La disuguaglianza tra i paesi componenti i Last 20 e il G20 è cresciuta negli ultimi 15 anni
La disuguaglianza tra i paesi componenti i L20 e il G20 è cresciuta negli ultimi 15 anni in modo impressionante: nel 2004 il reddito pro capite (a parità di potere d’acquisto) nei paesi del G20 era di 30.300 dollari e in quelli del L20 di 1.100 dollari pro capite; nel 2019 tra gli L20 è salito a 1.500 dollari pro capite, mentre tra quelli del G20 è arrivato a 52.600 dollari pro capite. Non solo la distanza è cresciuta in termini assoluti, ma anche in percentuale: l’L20 è cresciuto del 36,2%, il G20 del 73,5%. La buona notizia consiste nello straordinario aumento del tasso di aspettativa di vita alla nascita: dai 45 anni del 2004 ai 60 del 2019. Questa è la dimostrazione che si può cambiare la terribile situazione degli ultimi venti anni. Se si riduce notevolmente il tasso di mortalità infantile, si può cambiare la situazione anche in altri àmbiti, come l’istruzione e l’alta formazione. Questa è, a nostro avviso, la prima e prioritaria sfida della cooperazione internazionale, soprattutto per quanto riguarda i Last 20.
In questo gruppo vediamo alcuni paesi che negli ultimi quindici anni hanno peggiorato la loro posizione rispetto ai principali indicatori (come Haiti, Gambia, Mozambico, Ciad, Repubblica Centroafricana) o sono rimasti sempre in fondo alla classifica socio-economica (come Mali, Niger, Burkina Faso). Le migliori performance si sono registrate in Benin, Nigeria, Costa d’Avorio, Tanzania, Etiopia. Ma la situazione è cambiata negli ultimi due anni, soprattutto in Etiopia a causa del conflitto interno. In effetti, la guerra è il primo fattore di impoverimento tra i componenti del L20. Molti paesi che fino a pochi anni fa si trovavano in buone condizioni, sono caduti in povertà a causa della guerra contro altri paesi ‒ come la Siria o la Libia ‒ o per via dei conflitti interni ‒ come in Yemen, Libano, Afghanistan, ecc. L’impegno contro la violenza e i conflitti in Africa, Asia e America Latina dovrebbe essere oggi la priorità della cooperazione internazionale. Attualmente ci sono circa 60 conflitti nel mondo e la tendenza è in aumento. Cosa può fare la società civile per la costruzione della pace? Questa è la sfida fondamentale per i prossimi anni, soprattutto nei Last 20. A tal fine, sarebbe importante e necessario sostenere l’abbattimento delle frontiere tra gli Stati africani, come l’Unione Africana ha sempre auspicato ‒ finora senza successo ‒ per contribuire in ogni modo affinché si vada nella direzione di una vera Unione africana, partendo dai Paesi del Sahel, che sono tra i più fragili tra gli stessi L20.
Attualmente ci sono circa 60 conflitti nel mondo e la tendenza è in aumento
La seconda questione che vogliamo affrontare è l’impatto del cambiamento climatico sui paesi L20. Spesso ignoriamo completamente ciò che sta accadendo in questi paesi. Vogliamo, tra l’altro, sollevare la questione degli incendi che stanno devastando l’Africa centrale e che corrispondono a più del 50% della superficie bruciata sul pianeta negli ultimi anni. Gli eventi estremi (siccità, incendi, inondazioni, tifoni, ecc.) colpiscono duramente i Last 20, che spesso si trovano a doverli affrontare in perfetta solitudine. È nell’interesse di tutta l’umanità non lasciare bruciare le foreste di questi paesi, che non hanno i mezzi tecnici per domare i grandi incendi. Così come è interesse di tutta l’umanità trovare nell’agroecologia i mezzi per combattere la siccità, una delle cause determinanti delle grandi migrazioni del nostro tempo.
Last 20, il ruolo della cooperazione tra autorità locali e comunità è molto importante
La terza questione è la crescente disuguaglianza e il ruolo che può svolgere la cooperazione internazionale a tal riguardo. A nostro avviso, il ruolo della cooperazione tra autorità locali/comunità è molto importante, come dimostra il lavoro della Community Solidarity Network. Tuttavia, la ricerca scientifica e la cooperazione universitaria possono contribuire a trovare soluzioni alle esigenze di base, utilizzando l’esperienza e le tecnologie appropriate e migliorando il livello di istruzione superiore in questi paesi come strumento per rompere un circolo vizioso che mantiene lo status quo del sottosviluppo. Questi sono i temi principali che vogliamo discutere nel nostro panel.
*La definizione di Last 20 si riferisce principalmente ai seguenti paesi: Malawi, Etiopia, Gambia, Guinea, Liberia, Yemen, Repubblica Democratica del Congo, Mozambico, Sierra Leone, Burkina Faso, Eritrea, Mali, Burundi, Sud Sudan, Ciad, Repubblica Centroafricana, Niger, Libano, Haiti, Afghanistan.
**Coordinatore Rete Last20, Cooperazione CRIC, ex vicesindaco della città di Reggio Calabria
***Corrispondente italiano per l’International Migration Outlook dell’OCSE, Coordinatore e portavoce del GREI250