Cinquant’anni di Internet, ecco cosa è cambiato. La Rete si è “guastata”. Quali sono i rimedi?

Il 29 ottobre del 1969 avveniva il primo collegamento tra due computer. Mezzo secolo dopo Jaron Lanier, l’inventore della realtà virtuale, lancia, in un’intervista a Riccardo Luna apparsa su la Repubblica, un allarme molto preciso «(…) dobbiamo aggiustare la Rete. Viviamo in un capitalismo digitale fondato sulla manipolazione delle coscienze praticato con il furto dei dati. Bisogna cambiare il modello di business e rimettere al centro gli utenti che sono il vero motore del mondo futuro». Parliamo di questo anniversario “speciale” con Arturo di Corinto, psicologo cognitivo, esperto di innovazione tecnologica. Collaboratore di quotidiani e riviste di settore svolge un’intensa attività pubblicistica.

Professore, la Rete si è “guastata”, ha ragione Lanier?
Quando si parla di Internet, penso si debba pensare a una rivoluzione ampiamente sottovalutata, che ha letteralmente terremotato il nostro modo di vivere, ha cambiato il modo di organizzare e produrre il lavoro, il volto delle nostre città, ha ridotto la coda agli sportelli, ha “cancellato” alcuni àmbiti occupazionali riducendo le “vetrine” dei negozi tradizionali, gli spazi delle botteghe artigiane, fatto sparire le mercerie sotto casa, i tanti negozietti dove facevamo salotto, ha modificato le modalità di relazione e di conoscenza tra gli esseri umani. L’elenco dei cambiamenti potrebbe continuare; però, prima di andare avanti, vorrei sgombrare il campo da un equivoco di fondo.

Approfittiamone subito…
Internet non è il web e il web non è Internet. Internet è la piattaforma di comunicazione che permette ai computer sparsi ai quattro angoli del pianeta di scambiarsi le informazioni che risiedono negli hard drive. Il web, la cui invenzione va attribuita all’ingegnere informatico, hacker inglese Tim Berners-Lee, è il modo con cui possiamo rappresentare in maniera grafica, multimediale, interattiva i contenuti digitali presenti nei server collegati in Rete. Il web è dunque un servizio, una parte di Internet che, per la sua immediatezza e facilità d’uso, è diventata una vera e propria killer application, il cuore, per dirla in altri termini, di quella rivoluzione che è al centro del dibattito attuale.

L’ibridazione di virtuale e reale è uno degli effetti più visibili della rivoluzione digitale che tutti sperimentiamo continuamente. Con quali conseguenze?
Si è affermata una nuova categoria dell’essere: “on life”, è la definizione molto efficace usata da Luciano Floridi che vorrei richiamare. Oggi, quello che succede nel mondo on line ha un riflesso nel mondo analogico e viceversa. Le nostre attività sono una commistione di questi due àmbiti. Attenzione però a un aspetto.

La ascolto…
Come ha ben evidenziato il filosofo del linguaggio Raffaele Simone (cfr La terza fase, forme di sapere che stiamo perdendo, ed. Laterza n.d.r), siamo passati da una lettura alfabetica a una lettura visuale, un processo sempre più visibile e pericoloso con cui dobbiamo imparare a fare i conti.

Vuole dire che stiamo smarrendo la capacità di scrivere?
Questo pericolo è per il momento scongiurato dal fatto che su Internet inneschiamo le nostre ricerche scrivendo delle parole-chiave. Le cose stanno però cambiando; Google permette di fare le nostre navigazioni con gli assistenti virtuali, con il risultato che non ci sarà più bisogno di focalizzare l’attenzione su qualcosa di specifico, assumendo la postura classica che permette la scrittura. Di questo passo non useremo più le mani, ma solo la voce, anche per chiudere le tapparelle e fare i lavori di casa. È chiaro che il “terremoto” (per rimanere alla metafora iniziale) che sta investendo gli asset relazionali, i sistemi sociali, economici e politici, provocherà altri scossoni.

I punti “oscuri” della rivoluzione in corso riguardano la sicurezza delle Reti. Da regno della libertà siamo passati, nel breve volgere di pochi anni, a doverci misurare con un orizzonte denso di rischi crescenti. Siamo preparati a compiere questo salto?
I rischi sono connessi alla digitalizzazione di tutte le attività umane. Una volta, il delinquente saliva sul balcone e ci entrava in casa, oggi entra nel conto bancario, nel pc, nel telefonino. Allo stesso modo, le polemiche e le diversità di opinione si consumavano al bar o nella piazza del paese, oggi tutto avviene sui social. Gli “odiatori” seriali, fenomeno crescente in Rete, si possono scatenare perché l’assenza fisica dell’interlocutore elimina la paura della rappresaglia, inducendo questi soggetti a non avere cautela, pudore, vergogna, quando esprimono opinioni estreme. Sul web interagiamo con persone mai viste e pensiamo che sia permesso tutto. Errore molto grave, perché i reati e le leggi valgono anche su Internet.

Awareness (sensibilizzazione, n.d.r) sembra essere il termine critico, per chi oggi si occupa di sicurezza. Come si declina questo concetto nella quotidianità dei nostri comportamenti?
Sicurezza informatica e dipendenza sociale e psicologica dalla tecnologia vanno di pari passo. Awareness vuol dire avere consapevolezza che gli strumenti vanno tenuti “puliti”, da virus e tenuti lontani da ospiti indesiderati. Quello che dobbiamo sviluppare è, insomma, una coscienza diffusa di “igiene cibernetica”. Una volta, ci mettevamo a tavola dopo aver lavato le mani per evitare infezioni e malattie. Lo stesso dobbiamo imparare a fare con i computer che vanno “igienizzati” e tenuti in sicurezza.

L’individuo si sta sempre più rivelando come l’anello debole della catena. Furto di dati personali e industria delle fake news sono le aree critiche. A che punto siamo su questo delicato fronte?
La privacy è la faccia complementare della cyber security. Libertà, autonomia, riservatezza, intimità: la vetrina di Internet mette continuamente a rischio tutto questo. La privacy è un fatto relazionale, non dipende da una tecnologia né da una legge. Quando chiedo un mutuo in banca, è importante che non lo sappiano gli altri, perché queste informazioni hanno un peso sulla reputazione. Il caso dei social è quello più eclatante. È lì che mettiamo spesso foto che danno un’immagine alterata di noi stessi. Le conseguenze sul piano del lavoro e della reputation, le conosciamo tutti, credo sia inutile soffermarsi oltre.

Soffermiamoci, in conclusione, sull’industria delle fake news, che condiziona sempre di più la vita democratica di intere nazioni. Scenari inquietanti si stanno aprendo, come invertire un trend così pericoloso?
Le fake news sono la testa d’ariete delle campagne di manipolazione delle percezioni. È un’antica tecnica di guerra che induceva all’errore il generale, il politico, il funzionario, facendo fare loro delle mosse che avvantaggiavano gli avversari. Uno strumento classico di propaganda, che i russi, ma non solo, conoscevano bene. Interagendo sui social, offriamo una mappatura dei nostri gusti e delle nostre preferenze. La profilazione sui social permette ai grandi player inserzionisti, quali Facebook, Instagram, Google, Twitter di proporre quello che siamo più propensi a desiderare. Il motore delle fake news trae così la sua energia, generando un alone di verità creata, che risponde ai nostri gusti e tendenze politiche, costruita con gli algoritmi che elaborano informazioni coerenti con le nostre inclinazioni. Questo tipo di condizionamento, che di fatto prosciuga la libertà di ricerca dell’utente, è in grado di modificare i nostri comportamenti e di mutare, tra l’altro, l’esito delle competizioni elettorali, come è avvenuto, ed è facile prevedere avverrà ancora, in diversi paesi.

La proposta di “legge Marattin” che prevede l’obbligo della carta di identità per iscriverci ai social, al fine di limitare il proliferare, sul web, di notizie false e odiatori seriali, è un correttivo possibile?
Mi permetta di rispondere con una battuta: quando non paghiamo qualcosa, ricordiamoci che il prodotto siamo noi. Attenzione, dunque, ai motori di ricerca e a quei servizi che danno tutto gratis, perché esistono delle valide alternative che a un prezzo sostenibile offrono garanzie all’utente. Nel contempo, facciamo pulizia di inutili app e di notifiche se desideriamo evitare che altri guardino nel buco della serratura della nostra intimità. Senza un approccio di maggiore consapevolezza, ecco la giusta “awareness” cui lei faceva riferimento nella domanda; saremo allevati come polli da batteria, a disposizione del miglior offerente. Se, invece, ci impegniamo a utilizzare con senso di responsabilità la Rete, allora potremo contribuire a dare corpo al sogno originario, e si potrà tornare a parlare della Rete come di uno strumento che deve fare il bene dell’umanità, consentendo alle persone di ritrovarsi e di fare delle cose belle, insieme.

Ultime notizie
concordato preventivo
Fisco

Concordato preventivo biennale e ravvedimento speciale

Il Decreto Omnibus approvato ieri dal Senato prevede, tra le varie misure, un ravvedimento speciale per incentivare ulteriormente le adesioni al concordato biennale. Il concordato/ravvedimento non può essere considerato un condono, ma è sicuramente un’opportunità sia per i contribuenti che per lo Stato.
di Giovambattista Palumbo*
concordato preventivo
capitale umano
Sostenibilità

Green Economy, il Capitale umano per esprimersi ha bisogno di fiducia

Benedetta Cosmi parla di Green Economy e di Capitale umano, oggi rappresentato dai nostri figli “nativi sostenibili”, che hanno bisogno di fiducia per esprimere il proprio potenziale. Anche la società civile ha la responsabilità di diffondere la sostenibilità anche negli ambienti di lavoro e studio e nel mondo dell’informazione.
di Benedetta Cosmi*
capitale umano
rigenerazione urbana
Sostenibilità

Rigenerazione urbana: quando il pubblico incontra il privato

Il ricorso a forme di collaborazione pubblico-privato nel Terzo Settore è in aumento, e coinvolge in parte anche la rigenerazione degli spazi urbani. Solo nel 2023 sono stati emanati oltre 2.400 bandi finanziati dal PNRR aventi ad oggetto la rigenerazione urbana, 134 solo nella provincia di Roma.
di Marco Marucci
rigenerazione urbana
Internazionale

Il binomio dell’Uzbekistan: riforme della società civile e politica estera

Il Presidente uzbeko Mirziyoyev negli ultimi anni sta abbandonando il retaggio sovietico del passato in favore di una partecipazione più attiva delle associazioni della società civile alla scelte comuni, sia di politica interna che di politica estera.
di Elena Vian*
Cultura

La città è come una seconda pelle

La città come riflesso delle civiltà che le costruiscono e le abitano, una sorta di seconda pelle che ci avvolge dalla nascita: da questa suggestione scaturisce il tema della XV edizione di DermArt, evento internazionale ideato da Massimo Papi e svoltosi a Roma presso il Campidoglio.
di Massimiliano Cannata
rivoluzione digitale
Intervista

La rivoluzione digitale tra opportunità e false illusioni. Intervista al Prof. Vanni Codeluppi

“I 7 tradimenti del digitale” di Vanni Codeluppi è un saggio che indaga le contraddizioni e le false promesse che hanno accompagnato la rivoluzione digitale. Lo scopo è avvicinare il lettore a un’analisi critica dell’ideologia che sostiene attualmente lo sviluppo di Internet dal punto di vista industriale e commerciale.
di Massimiliano Cannata
rivoluzione digitale
Caligiuri
Osservatori

Pedagogia e IA, Mario Caligiuri alla Summer School Puglia 2024

“L’educazione tra disinformazione e Intelligenza Artificiale” è il tema della lezione tenuta alla Summer School Puglia 2024 dal Prof. Mario Caligiuri, Direttore dell’Osservatorio sulle Politiche educative dell’Eurispes. Tra gli argomenti trattati dal Prof. Caligiuri figurano la disinformazione come emergenza educativa e la pedagogia del futuro.
di redazione
Caligiuri
uzbekistan
Internazionale

L’Uzbekistan e il nuovo “spirito dell’Asia Centrale”

I rapporti tra Italia e Uzbekistan si sono intensificati nel 2023, prima con accordi con il Ministero della Difesa e poi con uno scambio di visite tra i rispettivi Presidenti della Repubblica; è il segno di una nuova rilevanza dello Stato centroasiatico sulla scena internazionale e negli equilibri dell’area.
di Elena Vian*
uzbekistan
nessuno escluso
Giustizia

“Nessuno escluso”, la Costituzione all’interno delle carceri

Grazie al progetto “Nessuno escluso “ la Costituzione arriva all’interno delle carceri. I detenuti potranno avere accesso a testi specifici su argomenti normativi e costituzionali. Lo scopo è rendere i detenuti partecipi del proprio percorso attraverso una una maggiore comprensione del sistema giudiziario italiano.
di Angela Fiore
nessuno escluso
turismo
Turismo

Il turismo italiano in mani straniere, il Fisco ci rimette 2 miliardi di euro ogni anno

Il turismo italiano è in gran parte in mani straniere: i primi gruppi italiani Th Resorts e Gruppo Una si posizionano solo al 7° e 8° posto. Ciò determina una perdita per il Fisco di 2 miliardi ogni anno, e non solo: come cittadini perdiamo gran parte dei benefici del turismo, assumendone al 100% le ricadute negative.
di Osservatorio sulle Politiche fiscali dell’Eurispes
turismo