La battaglia contro il Coronavirus si combatte anche in cielo. Aerei ed equipaggi dell’Aeronautica Militare sono in prima linea per fronteggiare l’emergenza, pronti a partire in tempi strettissimi per il trasporto dei pazienti in bio-contenimento.
Ad oggi, sono quattordici le missioni di trasporto in bio-contenimento effettuate dai velivoli dell’Aeronautica Militare per trasferire in sicurezza pazienti da un ospedale all’altro, alleviando così la pressione sui centri di cura del Nord Italia in questo momento maggiormente interessati dal problema sanitario. In particolare, sono nove i trasporti effettuati dai velivoli C-130J della 46ª Brigata Aerea per il trasporto di pazienti che da Bergamo sono stati trasferiti in altri ospedali: sei i voli sul territorio nazionale e tre quelli diretti in Germania (due a Lipsia ed uno a Dresda).
In ciascuno degli interventi effettuati, il velivolo, in stato di allerta sulla base di Pisa e attivato su richiesta del Centro Operativo Aereo Unificato (COAU) della Protezione civile, ha prelevato sull’aeroporto di Cervia il team di bio-contenimento e le speciali barelle di isolamento, per poi dirigersi verso l’aeroporto di Orio al Serio per l’imbarco dei pazienti.
Nelle ultime settimane, inoltre, sono stati effettuati altri cinque trasporti di questo genere con gli elicotteri HH-101 del 15° Stormo, con il supporto anche di equipaggi del 9° Stormo di Grazzanise, sempre partendo dalla base di Cervia per intervenire in diversi luoghi del territorio nazionale. Si tratta di aeromobili di ultima generazione utilizzati per molte tipologie di missioni, dalla ricerca e soccorso fino al supporto alle operazioni speciali, configurati in questo caso come delle vere e proprie “ambulanze volanti”, in grado di trasportare pazienti in modalità di bio-contenimento attraverso speciali barelle isolate A.T.I. (Aircraft Transit Isolator), nonché assistere i pazienti con apparati di respirazione durante il volo.
Come ci spiega il Colonnello Alberto Autore, Direttore dell’Infermeria Principale di Pratica di Mare, «il trasporto in bio-contenimento prevede l’utilizzo di un isolatore, ovvero di una barella contenuta all’interno di un involucro in PVC, con un sistema di ventilazione che garantisce una pressione negativa all’interno e filtra l’aria che entra ed esce mediante degli speciali filtri ad alta efficienza. Tutto questo perché in un aeroplano risulta difficile mettere in atto le misure di protezione che sono abitualmente usate in un ospedale, vista la particolarità della struttura, ed è necessario proteggere il personale dall’infezione e non contaminare l’ambiente».
Le operazioni sono estremamente complesse. Prosegue il Colonnello Autore: «Tutto inizia con la richiesta di trasporto che viene valutata per stabilire la trasportabilità del paziente e quale sarà l’attrezzatura e il personale necessario. Di solito esiste un team in reperibilità e tutto il materiale è già pronto per l’impiego. Giunti all’aeroporto in cui si trova il paziente, il team indossa i DPI e predispone tutto il materiale necessario. La prima fase concerne la valutazione e la stabilizzazione del paziente. Si procede quindi ad isolare il paziente all’interno dell’isolatore, che viene chiuso e decontaminato. Il personale del team procede a questo punto alla decontaminazione personale ed alla svestizione. Si carica l’isolatore col paziente sul velivolo e durante il volo si assiste il paziente in base alle condizioni cliniche. La caratteristica del sistema è che, essendo il paziente isolato, non è necessario che il personale indossi i DPI durante il volo e non sarà necessario decontaminare l’aeroplano al termine della missione. Giunti all’aeroporto di destinazione, il team si prepara indossando nuovamente i DPI e scarica l’isolatore per poi far uscire il paziente e consegnarlo al team sanitario che lo trasporterà verso l’ospedale per il ricovero».
Per quanto concerne il personale medico specializzato, oltre a quello dei team di bio-contenimento, è da sottolineare il contributo di medici ed infermieri impiegati in strutture ospedaliere del Nord Italia in prima linea a supportare il Sistema Sanitario Nazionale.
Trasporto di materiale, attrezzature sanitarie e personale sanitario
Ma i militari dell’Aeronautica, nelle ultime settimane, sono stati impegnati giorno e notte, in Italia e all’estero, anche per il trasporto di materiale e attrezzature sanitarie: mascherine, dispositivi di protezione individuale, respiratori. Oltre cinquanta missioni che hanno raggiunto otto regioni italiane per trasportare in tutto oltre 220 tonnellate di materiale. Il ponte aereo è stato messo in piedi grazie ai voli di C-130J e C-27J della 46ª Brigata Aerea, dei P-180 e dei KC-767 del 14° Stormo dell’Aeronautica Militare, già in prima linea, quest’ultimo, sin dalle prime fasi dell’emergenza per il rimpatrio dei connazionali dalla Cina e dal Giappone.
Supporto per l’allestimento degli ospedali
L’Aeronautica Militare ha contribuito anche all’allestimento dell’area sanitaria all’interno del complesso delle OGR – ex Officine Grandi Riparazioni – di Torino, consentendo di realizzare 92 posti letto per pazienti affetti da Coronavirus di lieve e media entità.
I lavori, avviati a seguito della sottoscrizione di un’intesa lo scorso 4 aprile tra Regione Piemonte, Prefettura, Comune di Torino e Società consortile per azioni O.G.R. – Crt e Fondazione CRT, hanno interessato un’area di circa 9mila metri quadrati.
L’Aeronautica Militare e, in particolare, una task force infrastrutturale costituita da personale tecnico specializzato dei tre Reparti Genio della Forza Armata, è stata impegnata nella realizzazione dell’impiantistica elettrica e di illuminazione presso i padiglioni del nuovo polo.
Il team dell’Aeronautica Militare, composto da 16 specialisti esperti nella realizzazione di impiantistica elettrica aeroportuale, ha operato in stretto coordinamento con l’Unità di crisi della Protezione civile della Regione Piemonte per riuscire ad attivare la struttura sanitaria il prima possibile, alleviando così la pressione sui centri ospedalieri maggiormente interessati dall’emergenza. Tutte le opere, inoltre, sono state realizzate affinché possano garantire, anche in assenza di erogazione dalla rete locale, la continuità assoluta di tutti gli impianti e l’utilizzo ininterrotto dei sistemi elettromedicali sia a servizio delle sale di terapia intensiva, sia di terapia semi-intensiva e degenza ordinaria.
Gli uomini dell’Aeronautica hanno dato il loro contributo anche nelle operazioni di allestimento di ospedali da campo. Il primo, a Cremona, messo a disposizione della Protezione civile dalla Samaritan’s Purse, un’organizzazione umanitaria cristiana evangelica, proveniente dagli Stati Uniti. Il primo DC8 americano è atterrato lo scorso 17 marzo sull’aeroporto di Villafranca-Verona con a bordo personale (sanitario e logistico) e attrezzature mediche, tra cui 8 unità di terapia intensive ICU. Un secondo volo, atterrato il 21 marzo, ha permesso di integrare il team di specialisti supportando ulteriormente il funzionamento della struttura.
Il secondo ospedale, donato dall’Emirato del Qatar, è in corso di allestimento a Schiavonia in provincia di Padova, in prossimità dell’ospedale COVID19. Si tratta di una struttura ospedaliera campale di oltre cinquemila metri quadrati composta da 4 tendostrutture. Come per il primo ospedale, anche qui è stato fondamentale il lavoro del 3° Stormo di Villafranca, dove sono atterrati, nelle giornate dall’8 al 14 aprile, 7 velivoli cargo C-17 provenienti dal Qatar. L’attività, la cui durata si stima in circa 3 settimane, impegnerà donne e uomini dello Stormo specializzati nel settore della logistica di proiezione ed esperti in “Rapid Airfield Operational System” (RAOS), “Electrical Engineering”, “Heating, Ventilating and Air Conditioning” (HVAC) e “Motorpool”. Un Team specializzato nell’attività di disinfezione, invece, assicurerà la sanificazione del cantiere e dei locali d’uso comune.