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Coronavirus nei Tg di marzo. 2 titoli su 3 dedicati al bilancio dei contagi. Boom di ascolti: +28%

di
Eurispes e Coris Sapienza

L’epidemia di Covid-19 ha dominato sulla comunicazione del prime time, reclamando tutte le aperture. A costituire la portata principale di ciascuna edizione – in oltre 2 casi su 3 per un totale di 149 titoli – è stato il duro bilancio del contagio, con i numeri diffusi quotidianamente dalla Protezione civile, che al pari di “bollettini di guerra” hanno scandito le giornate degli italiani. Di fronte a questi dati, temi che sarebbero stati notizia di apertura in altre fasi sono spesso scivolati in secondo piano. Anche l’azione della politica, tra decreti, provvedimenti e misure eccezionali, ha dovuto “cedere il passo” davanti alla forza dei numeri, ricevendo appena 33 aperture. In secondo piano anche le notizie dagli esteri, che occupano un buon 18% dei titoli ma appena l’1% delle aperture. Oggetto di maggiore interesse (5% delle aperture), la situazione di emergenza negli ospedali italiani, soprattutto da parte delle testate Mediaset. Di fronte alle misure di quarantena, il prime time ha dedicato inoltre diverse aperture (12) agli effetti “sociali” del contrasto all’epidemia, riprendendo il protagonismo dei cittadini, e illustrando con titoli e servizi dedicati al “popolo dei balconi” la risposta spontanea di tante comunità.
Sono alcuni degli elementi emersi nel rapporto mensile Eurispes – CoRiS Sapienza di marzo.

L’informazione di prime time, completamente assorbita dalla cronaca dell’epidemia di Covid-19, manifesta un inedito e spiccato orientamento al sociale, che pone al centro dell’attenzione mediatica, tra le diverse declinazioni dell’emergenza, l’atmosfera di forte disagio dovuta alle misure di contenimento. La politica dei partiti, che da sempre costituisce il piatto forte delle edizioni del prime time, scivola dietro le quinte, lasciando alle testate spazi da colmare con servizi ed approfondimenti che toccano nel vivo le problematicità dei cittadini, le cui voci, in alcune edizioni, superano per presenze quelle dei principali attori istituzionali. Se i Tg Mediaset scoprono un’inedita funzione di “servizio pubblico”, le testate Rai si rinsaldano nel proprio ruolo, guadagnano maggiormente in termini di ascolti in una fase che vede passare il pubblico medio del prime time dai 19milioni di febbraio ai 24,4 di marzo, per una crescita in percentuale del 28% (+5,3milioni).

Le aperture del prime time: l’analisi
Dal punto di vista dell’analisi lessicometrica dei titoli dei sette telegiornali del prime time del mese di marzo, emergono, tre dimensioni narrative prevalenti: una che restituisce la dimensione dell’emergenza, sia nei termini più generali della “epidemia” e del “contagio”, e delle sue conseguenze positive (“guarire”) e negative (“morte/morto”) sia in quelli che fanno riferimento ai contesti tuttora più sensibili (“Lombardia”); una che declina la questione emergenziale sotto il profilo internazionale, con specifico riferimento all’allargarsi della crisi al di là (“Usa”, “Trump”) ma anche al di qua (“Francia”, “Europa”) dell’oceano; una che focalizza l’attenzione sulla dimensione istituzione e politica della questione, con riferimento naturale alla figura del Presidente del Consiglio ma anche agli altri attori del dibattito (in ordine di frequenza, “sindacato”, “famiglia”, “opposizione”, “impresa”, “governo”.

Sul fronte delle specificità delle testate tele giornalistiche, la rappresentazione grafica dei lemmi specifici utilizzati dai Tg Rai, Mediaset e La7 si collega direttamente a quanto sopra, in due direzioni: la mancanza di una forte specificità che riguardi le tre linee editoriali, dimostrata ulteriormente dalla scarsità di termini che si collochino a distanza da un centro molto “affollato” di termini che, pur nella specificità evidenziata dall’analisi, rimandano a un nucleo semantico comune; se dunque la copertura dei Tg Rai dimostra una specificità elevata per termini quali “europea” o “solidarietà”, e quella dei Tg Mediaset per termini quali “guerra” e “collasso”, ben più evidenti sono i margini di sovrapponibilità dei termini “allarme”, “emergenza”, “sanitaria”, “contagio”, “pandemia”; la capacità,in particolare del Servizio pubblico,di differenziarsi, con un richiamo più chiaro alla narrazione “istituzionale” sopra richiamata (tanto nella sua dimensione politica quanto in quella sociale) rispetto alla narrazione “emergenziale” che sembra connotare in modo più chiaro le specificità di Mediaset e La7.

Gli ascolti del prime time
Con l’avvio dal 9 marzo delle misure di quarantena, davanti ai Tg del prime time si è radunato un pubblico assai più vasto e coinvolto. Tra l’ultima settimana di febbraio (24-28 febbraio) e quella di marzo (23-27) si registra il passaggio da un’audience media di circa 19 milioni e 100mila telespettatori a ben 24 e 400mila, per una crescita complessiva di 5 milioni e 300 mila, ossia del 28%.

In termini di numeri assoluti, ad avvantaggiarsi di questo nuovo pubblico serale sono stati Tg5, Tg3 e Tg1, che guadagnano rispettivamente 1,36 milioni, 1,17 milioni e quasi 900mila telespettatori. Inquadrando invece la crescita dell’audience per ciascuna testata rispetto al periodo precedente, a trionfare sono Studio Aperto, Tg3 e Tg4, con la testata di Italia Uno che guadagna più di mezzo milione di spettatori (+54%), mentre per le altre due si registrano un +45 e +40% di pubblico rispetto all’ultima settimana di febbraio.
Analizzando questi dati assieme, Tg3 risulta la testata che ha riscontrato il maggior apprezzamento in questa fase, crescendo sia a livello di numeri assoluti che in percentuale rispetto al periodo precedente. Proprio nel corso di marzo, la testata diretta da Giuseppina Paterniti ha registrato, venerdì 27 marzo, uno dei suoi record di audience, con un pubblico di 4 milioni e 173mila spettatori, per uno share del 15%. Sul versante opposto, a “guadagnare” meno dalle misure di quarantena è il Tg La7, penultima in entrambi i grafici sia per una crescita in termini assoluti che a livello di percentuali. Questo dato può trovare spiegazione dal fatto che, in una fase priva del contrasto politico tra le forze di maggioranza ed opposizione, il Tg di Mentana perde uno dei suoi elementi più caratterizzanti,che lo aveva reso in altre fasi assai appetibile rispetto all’offerta informativa delle reti ammiraglie dei Tg Rai e Mediaset.

Il commento
Francesco Giorgino Giornalista e Direttore Master Luiss in Comunicazione e Marketing politico ed istituzionale commenta: «Per quanto concerne la selezione e la gerarchizzazione, va evidenziato che la ricerca, essendo limitata ai titoli delle edizioni dei Tg di prima serata, segnala una spiccata tendenza alla “monotematicità”, quasi a voler costruire un “frame” emozionale e cognitivo all’interno del quale sviluppare la narrazione dell’emergenza, a maggior ragione collocandosi la stessa nell’alveo della fase 1, ovvero quella del contrasto alla diffusione del contagio. Situazione,quest’ultima,che spiega anche l’alta percentuale di item riconducibili alla mappa della diffusione del virus, peraltro in continuità con le scelte fatte dal Governo e dalla Protezione civile circa la comunicazione istituzionale quotidiana dei dati». Aggiunge Giorgino: «Colpisce il dato basso della quota parte di narrazione dedicata al racconto della situazione delle strutture ospedaliere, anche se una spiegazione può essere rintracciata proprio con il fatto che si tratta di un’analisi del contenuto fatta sui titoli dei Tg e non sull’intero corpo dei notiziari televisivi.Infine, alcune valutazioni in ordine alle modalità di trattamento».

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