Scuola e teatro: la precarietà degli studenti e degli artisti
La scuola e il teatro sono due settori particolarmente colpiti dalla pandemia da Covid-19. E lo sono così profondamente da rendere urgente un’azione di ri-orientamento che ne recuperi appieno la funzione sociale anche sulla base delle novità emerse durante questo eccezionale periodo. Entrambi questi due settori fondamentali per il progresso di una comunità si trovano come ad un bivio: tornare al passato o proiettarsi verso un futuro diverso? La domanda, che è aperta e vale per tutti i nostri sistemi, è al centro delle analisi e riflessioni di due studiosi che hanno contribuito al Rapporto 2022 della Rete europea sulla precarietà sociale SUPI: si tratta del professore spagnolo Fernando Marhuenda Fluixa*, dell’Università di Valencia, che ha esaminato i problemi aperti dalla pandemia nel mondo della scuola, e del professore portoghese António M. Duarte**, dell’Università di Lisbona, che si è concentrato sulla situazione delle attività teatrali e le condizioni degli artisti. Per entrambi, trovare una risposta a tale domanda significa pensare a possibili, profonde riforme di sistema; ed è questo il valore del loro contributo.
La scuola, il peso del lockdown
Nell’affrontare i problemi aperti nei sistemi educativi, Fernando Marhuenda Fluixa fa riferimento a numerosi rapporti pubblicati da istituzioni e organismi internazionali come UNESCO, UNICEF, ILO, JCR, OCSE Cedefop e nazionali. Questi rapporti presentano un dato comune molto interessante: le misure di quarantena sociale imposte dai governi per combattere il contagio con la conseguente chiusura degli istituti scolastici e l’introduzione di modi ibridi per veicolare l’istruzione, in particolare la pratica della DAD, ha finito per mettere in discussione il valore dell’offerta educativa fondata sulla relazione “faccia a faccia”. Ciò emerge con chiarezza in tutti i diversi àmbiti dell’istruzione: istruzione secondaria superiore e dell’obbligo, istruzione degli adulti, istruzione settoriale; studi universitari e non; e anche nell’istruzione non formale nelle sue articolazioni, ad esempio, nell’educazione sociale e in quella del tempo libero.
il rischio di una “istruzione limitata”
Di fronte all’emergenza, il settore dell’istruzione si è trovato impreparato, come del resto molti altri settori della società. Sono mancati il tempo e le condizioni per formare insegnati e studenti ad operare nelle nuove condizioni; sono mancate linee guida di sistema e risorse adeguate per fornire i giusti indirizzi e le attrezzature adatte, una condizione, quest’ultima, su cui hanno influito le disparità sociali ed economiche. «Tuttavia – precisa Fernando Marhuenda – l’intero sistema ha reagito manifestando una notevole capacità di adattamento e resistenza ed è andato avanti fino agli esami finali degli studenti soprattutto grazie al lavoro volontario svolto dai docenti, anche se questa situazione non è risultata omogenea per tutte le famiglie e le scuole». La DAD ha permesso alla scuola di andare avanti, ma con notevoli conseguenze in termini di performance, di motivazione, di abitudini e di socializzazione, portando a quella che Marhuenda definisce una “istruzione limitata”.
Istruzione: sostenere la partecipazione attiva delle famiglie
Un dato innovativo riguarda il contributo attivo e il supporto che le famiglie hanno dato in periodo di lockdown all’azione degli insegnanti e alle attività scolastiche. Di certo si tratta di un elemento da tenere presente nelle possibili riforme per il futuro; un nuovo sistema scolastico dovrà comunque prevedere nella sua governance e garantire una vera partecipazione attiva delle famiglie.
Una valutazione personalizzata per gli studenti
In una situazione generale nella quale l’emergenza Covid ha rimodellato le relazioni e i legami sociali, anche nella scuola la prolungata esperienza del passaggio dal tradizionale processo di insegnamento “face to face” al sistema “face not to face” ha modificato lo sviluppo emotivo e personale dei giovani, facendo emergere nuove esigenze educative. Su questo sviluppo influisce poi il fatto che gli studenti sono ormai raggiunti da molte fonti informative e culturali diverse da quelle proposte dal sistema educativo. Un nodo centrale da sciogliere riguarda la valutazione degli studenti fornita dal sistema scolastico, in termini di qualificazione ma anche di classificazione delle persone. Al riguardo, sottolinea Fernando Marhuenda, diffusa è la richiesta degli insegnanti di personalizzare tali processi di valutazione. E aggiunge: «una situazione mondiale così critica, come quella generata dalla pandemia Covid-19, potrebbe comportare anche dei benefici per il sistema dell’istruzione. Per trasformare il settore sarebbe auspicabile il passaggio dall’istruzione di massa a una struttura scolastica che includa e incentivi anche l’orientamento degli studenti, in modo da garantire maggiore spazio alle due dimensioni, personale ed emotiva». Per Marhuenda il sistema dell’istruzione ha dunque bisogno di un nuovo approccio nei metodi di insegnamento e apprendimento che risulti altamente personalizzato, un elemento che consentirebbe di introdurre «anche la cura degli aspetti sociali e personali come una buona pratica complementare».
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Il teatro, gli artisti e il cristallo rotto
La riflessione di Antonio Manuel Duarte (Portogallo) muove dalla ricostruzione della grande situazione di precarietà che l’emergenza Covid ha diffuso in tutto il mondo tra gli artisti legati direttamente o indirettamente alle attività teatrali e performative, in particolare gli artisti freelance. La numerosa documentazione internazionale presa a riferimento, come ad esempio i rapporti UNESCO e OCSE 2020, mette in evidenza la mancanza di soluzione lungimiranti e di azioni strategiche a lungo termine. «Sebbene alcune città e Stati sostengano artisti, operatori culturali e organizzazioni con misure come sussidi o dilazioni e riduzioni fiscali – spiega Duarte – in generale, gran parte di questo supporto non è adeguato al lavoro freelance, intermittente e ibrido degli artisti. Inoltre, la maggior parte del sostegno è stata data alle Istituzioni e ai loro dipendenti, piuttosto che ai singoli artisti, i quali spesso sono liberi professionisti non ammissibili a tali sovvenzioni». Già prima della pandemia, gli artisti vivevano una situazione di precarietà che è stata solo accentuata dall’emergenza Covid e dalla conseguente cessazione e il rinvio del lavoro; ciò ha aumentato le disuguaglianze sociali a cui erano esposti e ha avuto un impatto significativo sul loro livello di soddisfazione di vita, portando molti di loro a subire perdite traumatiche, a soffrire di ansia, isolamento e disperazione. Una specie di “censura pandemica” sottolinea Duarte, ha cambiato il mondo dell’arte e il lavoro degli artisti.
Affermare il ruolo sociale della cultura
«Per sostenerli in questa situazione sono necessarie delle soluzioni a breve termine, come i fondi di emergenza (nella logica del reddito di base universale), i contributi di solidarietà e gli incentivi fiscali, così come delle soluzioni a lungo termine, come gli investimenti nelle infrastrutture digitali, le azioni strutturali che possano ridurre o sradicare la precarietà degli artisti in futuro, l’assistenza sociale e lo sviluppo le infrastrutture culturali». Ma il punto centrale su cui Duarte organizza la sua proposta riguarda la salvaguardia del valore della creatività di questi artisti per il progresso comune, un valore che non si può disperdere. Perciò «bisogna riconoscere e assumere seriamente il ruolo sociale della cultura e delle arti, parallelamente ad altre componenti sociali come lo sport o la salute». È perciò necessario riorientare il sistema dell’arte nella prospettiva di dare dignità al lavoro artistico e al suo personale, sviluppando un nuovo modello che lo possa rendere resiliente di fronte ad eventuali crisi future.
*Antonio Manuel Duarte, Psicologo dell’arte, Professore, Università di Lisbona (Portogallo).
**Fernando Marhuenda Fluixa, Professore, Università di Valencia. Dipartimento Istruzione e Gestione della Scuola – Organizzazione didattica e scolastica (Spagna).
***Ida Nicotera, Eurispes, Dipartimento Internazionale.