Il Servizio Analisi Criminale, incardinato nella Direzione Centrale della Polizia Criminale, ha presentato un focus di approfondimento sulla minaccia rappresentata in Italia dalla criminalità albanese. A livello statistico, le segnalazioni di matrice criminale albanese sono in diminuzione, per effetto congiunto anche della pandemia. Ma negli ultimi anni, a causa dell’efferata violenza e dell’aggressività che contraddistinguono tali sodalizi criminali, hanno fatto registrare una rapida evoluzione transnazionale e oggi sul territorio nazionale costituiscono una delle espressioni criminali più significative. Il core business delle attività delinquenziali di matrice albanese è rappresentato dal traffico delle sostanze stupefacenti (marijuana, eroina, cocaina e droghe sintetiche), ma gli interessi criminali si estendono al traffico delle armi, alla tratta di esseri umani e allo sfruttamento della prostituzione. Le dinamiche dei rapporti con i sodalizi autoctoni evidenziano compartecipazioni soprattutto con quelli pugliesi, pur non mancando episodi di sinergie con le organizzazioni criminali siciliane, calabresi e campane. Per quanto attiene al narcotraffico, l’Albania è considerata un crocevia strategico verso l’Europa proprio in virtù della cosiddetta rotta balcanica.
Diminuiscono reati segnalati e albanesi detenuti
I dati forniti dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria attestano, nel biennio 2019-2020, un decremento del numero degli albanesi detenuti (2.402 nel 2019, 1.956 nel 2020) con un’incidenza del 4% sul numero totale dei soggetti ristretti e del 12% su quello dei soli stranieri. Gli albanesi sono, per numero di soggetti regolarmente residenti, la seconda comunità straniera in Italia, dopo quella romena; alla data del 31 dicembre 2020 rappresentavano l’8,2% degli stranieri residenti nel nostro Paese (con 410.087 presenze). La genesi della criminalità albanese è collegata al disfacimento del blocco sovietico ed ai profondi disordini politico-sociali che, a partire dai primi anni ’90 del secolo scorso, hanno interessato l’Albania, provocando imponenti flussi migratori in direzione di vari Stati europei, tra cui l’Italia. Mentre il Paese versava in una grave situazione socio-economica, ambienti criminali hanno colmato i vuoti di potere causati dalle crisi endogene, approfittando per ampliare e diversificare i propri interessi illeciti.
DOCUMENTO INTEGRALE Focus sulla criminalità albanese
Genesi e caratteristiche dei sodalizi criminali albanesi
Accanto alla formazione sul territorio nazionale di nutrite comunità, i flussi migratori in direzione dell’Italia hanno comportato anche l’espandersi della criminalità albanese che, da microdelinquenza diffusa, si è evoluta in aggregazioni qualificate ed articolate, la cui organizzazione interna, fondata su affiliazioni a base familiare/clanica, è rigidamente disciplinata da regole mutuate dal Kanun. Il Kanum è una raccolta di disposizioni di diritto consuetudinario, risalente al medioevo, che oggi viene impropriamente utilizzato dalle aggregazioni malavitose; esso individua il nucleo ideale della società nella famiglia di tipo patriarcale e riconosce nel tradimento della famiglia la massima violazione delle regole sociali. I sodalizi albanesi manifestano elevate attitudini criminali a livello internazionale, coniugando caratteri tradizionali (rigida disciplina interna, struttura organizzata in clan, chiusura, affidabilità) ed elementi innovativi e moderni quali la transnazionalità, l’imprinting commerciale e la capacità di operare in diversificati settori illeciti.
Criminalità albanese, -13% di segnalazioni nel 2021
A livello statistico, si osserva un decremento del 13,1% delle segnalazioni riferite agli albanesi denunciati o arrestati; tali segnalazioni (22.823 nel 2019, 19.830 dell’anno successivo) hanno inciso per l’8,4 % sul numero totale degli stranieri deferiti nel biennio (506.527). Il trend decrescente è da attribuire anche alle misure di contenimento adottate dal Governo per limitare gli effetti della pandemia, e ciò trova conferma nei primi 8 mesi del 2021: in tale periodo, il numero totale dei soggetti albanesi deferiti è di 12.476 contro i 13.813 del 2020 riferibili allo stesso periodo (Fonte SDI/SSD). Per quanto riguarda le fattispecie delittuose, si registrano soprattutto reati inerenti gli stupefacenti, come già accennato (2408 segnalazioni nel 2021, 3819 nel 2020, 3920 nel 2019); furto (2105 segnalazioni nel 2021, 3937 nel 2020 e addirittura 5372 nel 2019, prima della pandemia); lesioni dolore (818 segnalazioni nel 2021), ricettazione (485 nel 2021). Tutti dati in decrescita rispetto agli anni precedenti, coerentemente con gli effetti della pandemia sul comparto criminale.
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Cenni storici e comunità albanese in Italia
A partire dagli anni ’90 del secolo scorso importanti flussi migratori provenienti dall’Albania hanno interessato il nostro Paese, determinando, con il passare del tempo, la formazione di nutrite comunità albanesi. A seguito del processo di democratizzazione che ha attraversato l’Europa dell’Est a partire dal 1989, infatti, l’Albania, per decenni rimasta isolata dagli altri Paesi a causa della linea politica seguita dal regime totalitarista di Enver Hoxha, ha vissuto una profonda crisi economica e sociale che, dal 1991 al 1999, ha portato ad un imponente processo migratorio, sviluppatosi in tre differenti fasi, in direzione del territorio nazionale e del resto d’Europa. Gli ambienti criminali hanno iniziato ad interessarsi al fenomeno migratorio, rapidamente passato sotto la gestione di gruppi malavitosi: si ritiene che sia proprio in questo momento storico che, oltre a verificarsi il vero esodo della popolazione, sia nata in Albania la criminalità organizzata.
In Lombardia, Emilia Romagna e Toscana le comunità più numerose
Gli albanesi, pur evidenziando una maggiore concentrazione nel Nord del Paese (ove risiede circa il 62% del totale), sono presenti in tutto il territorio nazionale, tanto che tra le aree con il più alto numero di residenti compaiono anche quelle del Centro e Sud Italia. In particolare, le regioni ove esistono le comunità albanesi più numerose sono la Lombardia, con 84.870 residenti, pari al 20,7% del totale; l’Emilia Romagna, con 56.381 presenze, pari al 13,7%, e la Toscana, con 55.444 residenti. Seguono il Piemonte, con 38.023 presenze, il Veneto, con circa 31.044, il Lazio, con 22.462, la Puglia, con 20.850 e la Liguria, con 20.488. Secondo il bilancio demografico Istat, al 31 dicembre 2020 risiedevano in Italia 410.087 albanesi; nel 2019 erano 421.591 e nel 2018 423.212.