Economia digitale, imprese italiane promosse ma c’è un gap nelle competenze

economia digitale

L’economia digitale sta rimodellando le società e i sistemi economici globali, influenzando il modo in cui le persone comunicano, lavorano e accedono alle informazioni. Come evidenziato nel rapporto OCSE Digital Economy Outlook 2024, articolato in due volumi, la digitalizzazione ha trasformato le dinamiche del commercio, della produzione e dei servizi, favorendo nuove opportunità economiche e modelli di business innovativi. Tecnologie come l’Intelligenza Artificiale (IA), il 5G, la blockchain e l’Internet delle Cose (IoT) guidano questa trasformazione, migliorando la produttività, generando nuovi mercati e rispondendo alle necessità delle comunità. Tali progressi portano con sé anche sfide complesse, come la gestione dei dati, la sicurezza e la privacy, oltre alla necessità di superare le disuguaglianze nell’accesso alle tecnologie digitali. Secondo l’OCSE, se ben gestita, l’economia digitale ha il potenziale di promuovere una crescita sostenibile e inclusiva, abbattendo le barriere e migliorando l’accesso ai servizi e alle opportunità economiche per tutti.

Tecnologie come l’Intelligenza Artificiale, il 5G, la blockchain e l’Internet delle Cose guidano la trasformazione in atto

Il settore delle tecnologie dell’informazione e dalla comunicazione (ICT) si sta imponendo come motore della trasformazione digitale in tutti gli àmbiti registrando nell’ultimo decennio una crescita mediamente tre volte superiore rispetto al complesso dell’economia nell’area OCSE e raggiungendo, nel 2023, una crescita media del 7,6%. Lo sviluppo tecnologico e infrastrutturale non è stato tuttavia uniforme, facendo registrare divari significativi nei tassi di crescita medi fra le economie con le migliori performance e quelle con i risultati peggiori: Regno Unito e Islanda si collocano nelle prime due posizioni con una crescita media in dieci anni superiore al 10%, mentre Italia, Grecia e Repubblica Slovacca occupano la coda della classifica con una crescita media inferiore al 3%. Dunque, sebbene anche in Italia il settore mostri una dinamica positiva alimentata dalla domanda crescente di servizi digitali e dalla diffusione di tecnologie innovative, permane un evidente gap che necessita di essere colmato per sostenere la competitività del Paese a livello globale. Anche la diffusione su larga scala di reti a banda larga e wireless di nuova generazione, in particolare la fibra e le tecnologie 5G, è fondamentale per soddisfare la crescente domanda di connettività e per supportare lo sviluppo di applicazioni avanzate. L’Italia, anche grazie agli investimenti del PNNR, ha fatto importanti passi avanti, garantendo un buon livello di copertura delle reti ad alta velocità sul territorio nazionale, pur rimanendo critica la connettività nelle aree rurali che restano ancora troppo spesso escluse dalla trasformazione digitale. Secondo quanto raccomandato dall’OCSE, l’annullamento del divario digitale geografico deve rappresentare una delle principali sfide politiche dei prossimi anni, paragonando il diritto di un individuo alla connettività, al diritto di accesso alla corrente elettrica o all’acqua potabile[1].

Secondo l’OCSE l’economia digitale ha il potenziale di promuovere una crescita sostenibile e inclusiva

L’adozione tecnologica nel tessuto imprenditoriale italiano presenta dinamiche interessanti, specie se analizzata in prospettiva comparata. In Italia, il tasso di adozione del cloud computing tra le aziende con almeno 10 dipendenti è vicino al 60%, superiore alla media OCSE del 49%, mostrando come, nonostante alcune criticità, l’Italia abbia compiuto passi importanti nell’implementazione delle tecnologie cloud posizionandosi meglio rispetto ad altri paesi europei come Francia (27%) e Germania (47%), ma rimanendo ancora indietro rispetto a leader come la Finlandia e l’Australia, che registrano tassi di adozione rispettivamente superiori al 78% e del 72%. Anche l’utilizzo dell’Internet of Things (IoT) rivela un buon tasso di adozione fra le aziende italiane, superando la media OCSE (27%) di cinque punti percentuali (32%), ma anche in questo caso il divario con la testa della classifica è piuttosto ampio (circa 20% in meno rispetto alla Corea, che guida la classifica). Meno brillanti i risultati italiani sull’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale (5%) e dei Big Data (9%) in ambito aziendale, con percentuali inferiori alla media; sebbene in tutta l’area OCSE, l’adozione di queste tecnologie sia più limitata e concentrata solo in alcuni settori, raggiungendo una media del 14% per i Big Data e del 9% per le IA.

In Italia il tasso di adozione del cloud computing tra le aziende è vicino al 60%, superiore alla media OCSE del 49%

La crescente digitalizzazione delle imprese sta inoltre cambiando la domanda di competenze sul mercato del lavoro, richiedendo non solo abilità tecniche legate all’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT), ma anche competenze complementari che permettano agli individui di adattarsi alle trasformazioni in corso. In Italia, il livello di competenze digitali presenta sfide significative: guardando ai più recenti dati Istat[2], solo il 45,9% degli adulti italiani possiede competenze digitali adeguate, collocandosi negli ultimi posti della classifica europea (-10% rispetto alla media) e, la quota di laureati in discipline ICT, continua a crescere troppo lentamente. Secondo l’OCSE, è fondamentale promuovere la formazione continua e incentivare investimenti in sistemi educativi e di formazione che siano in grado di rispondere a queste nuove esigenze. L’Italia ha già intrapreso alcuni passi in questa direzione attraverso iniziative come il Piano Nazionale Scuola Digitale e la Strategia Nazionale per le Competenze Digitali, ma permangono disparità importanti tra aree geografiche e diverse fasce di popolazione. La digitalizzazione delle imprese italiane — con un’adozione del cloud e dell’IoT superiore alla media OCSE — è un segnale positivo, ma è necessario colmare il divario di competenze per assicurare che lavoratori e imprese possano sfruttare appieno il potenziale delle tecnologie emergenti.

La digitalizzazione delle imprese sta cambiando la domanda di competenze ma solo il 45,9% degli adulti italiani possiede competenze digitali adeguate

Nell’analisi OCSE, grandi assenti nel panorama della nuova economia digitale sono le donne. Nonostante i progressi registrati negli ultimi anni, le donne rimangono significativamente sottorappresentate nel settore dell’innovazione digitale e delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione in tutti i paesi OCSE. In Italia la percentuale di specialiste ICT nella forza lavoro totale è tra le più basse dei paesi analizzati, con un marcato divario di genere: gli uomini che ricoprono tali posizioni superano di quattro volte la quota femminile. La disparità si manifesta ancor più marcatamente nell’ambito dell’innovazione digitale, dove l’Italia, nonostante mostri performance positive nella partecipazione femminile alla ricerca sull’Intelligenza Artificiale, con il 50% delle pubblicazioni scientifiche che include almeno una donna tra gli autori, presenta criticità significative nell’imprenditoria tecnologica e nella proprietà intellettuale. Nel periodo 2018-2021, solo il 20% delle famiglie di brevetti ICT italiani è stato sviluppato da team che includevano almeno una donna, mentre i brevetti ideati esclusivamente da donne rappresentano una quota marginale del totale (3%). Questa situazione richiede interventi mirati che, in linea con le raccomandazioni OCSE, dovrebbero articolarsi su molteplici livelli: dal contrasto agli stereotipi di genere nell’istruzione, al potenziamento dei programmi di orientamento professionale, fino all’implementazione di politiche attive per il supporto all’imprenditoria femminile nel settore digitale.

Divario di genere e competenze digitali della forza lavoro italiana restano un elemento critico

Il futuro dell’economia è digital, ma la strada per una piena realizzazione del suo potenziale è ancora ricca di sfide che richiedono attenzione. Sebbene l’adozione di tecnologie come il cloud computing e l’Internet of Things stia crescendo in Italia, i dati evidenziano la presenza di disuguaglianze significative, sia a livello territoriale che settoriale. Il divario digitale, in particolare nelle aree rurali e nelle regioni meno sviluppate, costituisce un ostacolo importante da superare per garantire una crescita realmente inclusiva. Inoltre, le competenze digitali della forza lavoro italiana restano un elemento critico: è essenziale promuovere percorsi di formazione continua e interventi strutturati per colmare il gap tra la domanda di competenze avanzate e la capacità della popolazione di rispondere a tali necessità. Allo stesso tempo, il divario di genere nel settore ICT e nell’innovazione digitale evidenzia la necessità di politiche mirate a garantire un maggiore equilibrio e valorizzare il contributo femminile. L’assenza di donne nei ruoli chiave della nuova economia digitale non solo rappresenta una questione di equità sociale, ma costituisce anche una perdita di opportunità per il sistema economico nel suo complesso.

Le prospettive future dell’economia digitale italiana sono condizionate dalla capacità di superare i gap in formazione e digitalizzazione

Le prospettive future dell’economia digitale italiana appaiono pertanto condizionate dalla capacità del Sistema Paese di implementare efficacemente politiche integrate che affrontino simultaneamente le criticità evidenziate. L’esperienza dei paesi OCSE più performanti suggerisce come l’adozione di politiche coordinate di digitalizzazione, supportate da adeguati investimenti infrastrutturali e formativi, possa generare un circolo virtuoso di innovazione e crescita economica sostenibile, obiettivo verso cui l’Italia deve necessariamente tendere per non accumulare ulteriori ritardi nel processo di trasformazione digitale globale.

[1] Più della metà dei paesi OCSE considera l’accesso a Internet un diritto fondamentale per i cittadini e 30 dei 36 paesi hanno modificato i propri quadri giuridici per includere la banda larga come parte del proprio quadro di servizio universale
[2] https://www.istat.it/comunicato-stampa/le-competenze-digitali-dei-cittadini-anno-2023/

Leggi anche

Ultime notizie
giovani
Società

Una riflessione su giovani, futuro, valori

In Italia i giovani credono in valori quali la democrazia, la salute, il valore del tempo libero, ma non hanno fiducia nelle possibilità di realizzazione che il nostro Paese può offrire loro.
di  RAFFAELLA SASO*
giovani
toscana 2050
Futuro

“Toscana 2050”: un progetto per anticipare il futuro

“Toscana 2050” è il primo progetto multidisciplinare nato per scrivere il futuro con un approccio inclusivo e partecipativo, coinvolgendo tutti gli attori della società, con un’attenzione particolare verso le scuole e i giovani e l’IA come tecnologia chiave di progettazione.
di Elena Vian*
toscana 2050
economia digitale
Tecnologia

Economia digitale, imprese italiane promosse ma c’è un gap nelle competenze

Economia digitale motore della crescita: secondo un recente report OCSE le imprese italiane superano la media OCSE per uso del cloud computing e di Internet of Things, ma al di fuori del contesto aziendale esiste ancora un gap nelle competenze digitali e nella formazione scientifica, ancora più evidente per le donne.
di Mariarosaria Zamboi
economia digitale
porti
Recensioni

I porti italiani hub energetici e di sostenibilità nel saggio di Sergio Prete

I porti italiani hanno un ruolo cruciale nella transizione energetica, per la sostenibilità e lo sviluppo dei traffici di materie prime con il Nordafrica, come spiega il saggio di Sergio Prete, Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ionio e dell’Autorità Portuale di Taranto.
di Angela Fiore
porti
generazione
Società

I giovani e i loro obiettivi futuri. Rischi, valori e inquietudini di una generazione

La generazione giovane, meglio nota come Generazione Z, manifesta dubbi e timori rispetto ai rischi sociali ed economici che deve affrontare, nella consapevolezza di vivere in una epoca di incertezza e forte cambiamento a livello globale.
di Angela Fiore
generazione
piattaforme
Tecnologia

“Pagati per”: il business delle piattaforme che premiano passioni e attività quotidiane

La tecnologia, con la sua capacità di connettere persone e opportunità, ha dato vita a un nuovo modello economico basato su piattaforme digitali che pagano gli utenti per svolgere attività quotidiane o trasformare passioni in micro-redditi, ridefinendo così la relazione fra tempo libero, passioni e denaro.
di Mariarosaria Zamboi
piattaforme
Franco Ferrarotti
Società

Ricordo di Franco Ferrarotti. Per superare i contrasti proviamo a costruire un nuovo ellenismo

In ricordo di Franco Ferrarotti, padre della Sociologia italiana scomparso recentemente, una intervista che si propone come sintesi di diversi momenti di confronto avuti con lo studioso.
di Massimiliano Cannata
Franco Ferrarotti
donne e intelligenza artificiale
Donne

Donne e Intelligenza Artificiale, il rischio è alimentare il divario di genere

Come influirà sulla vita delle donne l’uso dell’Intelligenza Artificiale? Se lo sono chiesti gli autori del volume “Donne Controcorrente in AI e Innovazione”. Ad oggi, sappiamo che la scarsa rappresentanza femminile nei processi di creazione della IA rischia di perpetuare i pregiudizi di genere.
di redazione
donne e intelligenza artificiale
Intervista

La nostra Costituzione fatta di solidarietà e uguaglianza: intervista al Presidente Giovanni Maria Flick

Il Prof. Giovanni Maria Flick parla delle riforme che riguardano giustizia, premierato, e la recente autonomia differenziata che, se realizzate interamente dal governo attuale, cambieranno il volto della nostra Costituzione, nata sui principi in primis territoriali di solidarietà e uguaglianza.
di Antonio Alizzi
gioco
Gioco

Gioco pubblico contro il gioco illegale: il federalismo normativo non aiuta

Il gioco pubblico è una risorsa per imprese e lavoratori e nel contrasto al gioco illegale, ma la confusione normativa e la ghettizzazione del settore rischiano di non dare valore ai punti vendita generalisti, che da soli generano circa due terzi degli incassi per l’Erario.
di Angelo Caliendo*
gioco