Viaggio nella precarietà sociale: sociologi a confronto. Il pensiero di Guy Standing
Per il sociologo inglese Guy Standing* gli effetti devastanti della pandemia configurano una crisi che ha tutto il potenziale per trasformarsi in una vera e propria depressione pandemica. La profondità della crisi riflette la fragilità del sistema economico che è stato forgiato in quattro decenni di globalizzazione, meglio descritto come il capitalismo dei redditieri (rentier capitalism). Ciò ha reso il sistema globale particolarmente fragile di fronte agli shock ed è destinato a peggiorare notevolmente le conseguenze economiche della pandemia.
Il capitalismo dello stato sociale secondo Polanyi
Standing sostiene questo suo giudizio anche con un richiamo di carattere storico: «La società nel suo insieme si trova in un momento chiave di trasformazione che ci ricorda la tesi sulla grande trasformazione dell’economista Karl Polanyi, quanto mai attuale nella situazione odierna. Polanyi sosteneva che nel XIX secolo e nella prima parte del XX secolo il capitalismo internazionale era dominato dalla finanza e, più specificamente, dal capitale finanziario; che questa situazione aveva avviato un processo di crescenti disuguaglianze e insicurezze la quale avrebbe comportato, come conseguenza, un’autentica minaccia di annientamento della civiltà, sui cui avrebbe influito in particolare la netta distinzione e demarcazione tra economia e società. Secondo Karl Polanyi un’autentica “grande trasformazione” della società, sarebbe stata possibile soltanto perseguendo l’obiettivo di incorporare nuovamente l’economia nel più ampio processo del progresso sociale e di organizzare un capitalismo dello stato sociale, in grado di moderare la portata delle situazioni di insicurezza e disuguaglianza». Questo modello di capitalismo, che si è in parte realizzato nei decenni successivi, sottolinea Standing, è sostanzialmente crollato durante gli anni Settanta del secolo scorso con l’avvio di una trasformazione internazionale diffusa segnata dalla costruzione della cosiddetta economia del mercato globale, promossa e dominata anche culturalmente e politicamente dai neoliberisti e dalla loro agenda di “libero mercato”.
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Il capitalismo del redditiere
«La mia argomentazione – afferma Guy Standing – è che da quel periodo in poi, l’intero processo evolutivo del sistema economico globale si è basato su una grande falsità; cioè sul tentativo di creare un’economia di libero mercato. Il risultato lo dimostra perché in effetti, nella situazione attuale, abbiamo un sistema di economia di mercato che risulta essere il meno libero di quelli mai sperimentati al mondo in precedenza e che può essere definito il capitalismo del redditiere (rentier capitalism)».
Un modello di capitalismo basato su un progressivo sgretolamento della struttura dello stato sociale, fino al limite della sua dissoluzione in certi casi, con il venir meno delle principali forme di protezione dei cittadini; ovvero con il collegamento delle prestazioni di assistenza a metodi orientati al controllo dei comportamenti sociali (ad esempio, assistenza sociale accompagnata da test comportamentali, introduzione di sanzioni punitive nei regimi di welfare, introduzione e/o aumenti delle tariffe di servizio).
Il fatto è che il capitalismo dei redditieri ha creato un sistema economico globale assai fragile, privo di robustezza e resilienza di fronte al ripetersi delle crisi finanziarie. In questo contesto, la pandemia Covid-19 è destinata ad avere un impatto enorme e diffuso a lungo termine sull’economia globale.
La necessità dell’adozione del reddito di base
Per correggere questa situazione e riprendere l’obiettivo di incorporare nuovamente l’economia nel più ampio processo del progresso sociale, per Standing una proposta da sostenere riguarda l’adozione del reddito di base universale come misura in grado di ripristinare condizioni efficaci di uguaglianza sociale, economica ed etica. Un reddito di base inteso come una somma anche modesta ma finalizzata a costruire condizioni minime di sicurezza, consegnata a tutti, uomini e donne, senza vincoli o test o controlli particolari, senza dir loro che cosa fare o non fare. Un tale strumento, che in passato era giustificato da princìpi sostanzialmente etici di solidarietà umana, nell’attuale situazione di radicali trasformazioni indotte dalla crisi pandemica si giustifica piuttosto con i princìpi del progresso economico diffuso, avanzamento sociale, giustizia e libertà.
Agire contro gli “otto Giganti”
Per operare la grande correzione dell’attuale sistema e creare nuove condizioni di progresso equilibrato nei suoi aspetti economici e sociali, secondo Guy Standing è necessario agire contro i Giganti che segnano le grandi debolezze sociali create dal capitalismo dei redditieri. Standing ne individua otto: disuguaglianza, insicurezza, debito degli Stati e delle famiglie, stress, precarietà sociale, automazione, minaccia di estinzione e populismo.
- La diseguaglianza: intesa sia come disuguaglianza di ricchezza che disuguaglianza di reddito, considerando che il rapporto tra ricchezza e reddito è aumentato di molto a favore della prima, come dimostra, per esempio, il fatto che la ricchezza finanziaria in possesso di gruppi ristretti di operatori privati sia arrivata a corrispondere anche al 100% del reddito nazionale totale di diversi Stati.
- L’insicurezza: quando diventa cronica, come nel caso di una situazione pandemica, è in grado di ridurre l’orizzonte mentale delle persone e la loro capacità di agire. È un fattore corrosivo, che gli Stati hanno il compito di ridurre se vogliono che i cittadini si comportino in modo responsabile.
- Il debito degli Stati e delle famiglie: il debito senza precedenti raggiunto in questi anni, risultato non accidentale di un sistema basato sul capitale finanziario, è un elemento che genera comportamenti irrazionali. Milioni di persone oggi vivono sull’orlo di un debito insostenibile: non a caso, infatti, nel 2020 in molti stati il debito delle famiglie era quasi il 200% del reddito pubblico nazionale.
- Lo stress: una condizione in cui vivono molte persone durante le crisi, che produce tumori e malattie di vario tipo e, su un altro fronte, genera comportamenti sociali negativi e controproducenti, danneggiando di conseguenza la tenuta del sistema sociale.
- La precarietà sociale: non riguarda solo i problemi del lavoro instabile o occasionale, è un fenomeno più ampio che riguarda il sistema dei diritti fondamentali. Si tratta infatti di una falla sociale che non permette alle persone di avere, esercitare, usufruire dei diritti civili, culturali, sociali, economici e politici.
- L’automazione: l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale e della robotica sta portando ad un aumento delle disuguaglianze, un effetto che potrebbe essere corretto soltanto attraverso un controllo degli Stati sulle questioni etiche legate all’IA.
- La minaccia di estinzione: altra condizione di stress legata alla precaria situazione ambientale, il cui degrado rischia di far perdere valori e beni di grande importanza.
- Il populismo: il “mostro politico” incentivato e promosso da una società in cui il precariato e il senso di insicurezza sono diffusi, dove le persone sono stressate, frustrate per le condizioni di disuguaglianza e preoccupate per la loro sopravvivenza.
Secondo Standing: «il reddito di base non rappresenta l’unica soluzione a tutti i problemi precedentemente illustrati e segnati da quella che abbiamo definito come la lotta contro gli otto Giganti ma è una componente essenziale di una nuova agenda lungimirante che, per i prossimi anni, definisca i termini e le condizioni per un reale ed equilibrato avanzamento della società».
*Guy Standing, Professore, SOAS Università di Londra. Co-Presidente Onorario Rete Mondiale sul Reddito di Base (BIEN). Riferimento: Rete Europea SUPI sulla Precarietà Sociale 2022 (Berlino-Roma).
**Ida Nicotera, Dipartimento Internazionale Eurispes.