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Gli “hikikomori senior”: il ritiro sociale non è solo un fenomeno giovanile

di
Mariarosaria Zamboi

Parlando di hikikomori, l’immaginario collettivo tende a concentrarsi sugli adolescenti e i giovani adulti che si isolano volontariamente nelle loro stanze, evitando ogni interazione con il mondo esterno. In effetti, la stragrande maggioranza degli hikikomori italiani sembra avere un’età compresa fra i 14 e i 25 anni, con una concentrazione intorno ai 17. Eppure, negli ultimi anni sta emergendo un fenomeno meno noto, ma altrettanto preoccupante: il ritiro sociale di persone di mezza età e di anziani, i cosiddetti “hikikomori senior”. Questo fenomeno, inizialmente identificato in Giappone ma ora riconosciuto in molte società industrializzate, sta assumendo dimensioni allarmanti rivelando una nuova forma di marginalizzazione sociale che colpisce la popolazione anziana e over 40. Lo “stare in disparte”, così come definito dal termine hikikomori, non descrive dunque più solo una condizione giovanile, ma un vero e proprio comportamento sociale che può manifestarsi in diverse fasi della vita. Se per i giovani questo fenomeno è spesso legato a pressioni scolastiche, aspettative familiari e difficoltà relazionali, dopo i 40 anni le cause sono più complesse da individuare e radicate nei cambiamenti della società contemporanea.

Il fenomeno degli hikikomori senior sta rivelando una nuova forma di marginalizzazione sociale che colpisce la popolazione anziana e over 40

Per gli adulti, l’isolamento può iniziare con una crisi lavorativa, una perdita di status sociale o una delusione personale. Il fallimento nel trovare un’occupazione stabile, il senso di inadeguatezza di fronte alle rapide trasformazioni tecnologiche o la difficoltà di adattamento a nuove dinamiche sociali, possono spingere individui adulti a ritirarsi progressivamente e inconsapevolmente dalla vita sociale, in risposta ad un mondo che appare ostile e inaccessibile. Gli hikikomori adulti, pur trovandosi in una situazione estremamente preoccupante, possono il più delle volte contare sul sostegno familiare dei genitori, del coniuge e anche degli amici. Per gli anziani invece, il fenomeno rischia di assumere dimensioni più drammatiche, aggravate dal rischio di essere totalmente dimenticati dalla società. Nella terza età il processo di isolamento è spesso accelerato dalla perdita del coniuge, dalla distanza fisica dai figli, dall’uscita dal mondo del lavoro e dal deterioramento della salute fisica e mentale. Anche in questo caso la tecnologia gioca il suo ruolo: la digitalizzazione dei servizi, l’automazione delle interazioni quotidiane e il progressivo sgretolamento delle reti sociali tradizionali creano un terreno fertile per l’isolamento della popolazione anziana. Sportelli bancari sostituiti da app, conversazioni faccia a faccia da messaggi digitali, negozi di quartiere da piattaforme di e-commerce, tutte trasformazioni che generano una frattura sempre più profonda tra gli anziani e la società, dissociandoli spesso da essa.

Nella terza età il processo di isolamento è spesso accelerato dalla perdita del coniuge, dalla distanza fisica dai figli o dall’uscita dal mondo del lavoro 

Il fenomeno degli hikikomori senior presenta caratteristiche distintive rispetto alla sua controparte giovanile e, mentre i giovani hikikomori spesso mantengono una connessione con il mondo esterno attraverso internete i videogiochi, i più anziani tendono ad isolarsi in modo più totale limitando al minimo anche le interazioni digitali. Il loro ritiro sociale si manifesta attraverso il rifiuto di partecipare ad attività comunitarie, l’interruzione dei rapporti con amici e familiari e una progressiva reclusione domestica che può protrarsi per anni. Le conseguenze di questo isolamento non si limitano all’ambito individuale, ma si estendono all’intera collettività. La solitudine cronica può accelerare il declino cognitivo, aumentare il rischio di depressione e peggiorare le condizioni di salute fisica, aumentando la pressione sul sistema sanitario. Gli anziani in condizione di isolamento tendono infatti a trascurare la propria salute, a non accedere ai servizi di prevenzione e a sviluppare patologie croniche che richiedono interventi più complessi e costosi. Inoltre, il ritiro sociale porta a una riduzione delle reti di supporto informale, aumentando il peso sulle strutture assistenziali e sulle istituzioni pubbliche. In Giappone, dove il fenomeno è stato studiato più approfonditamente, si sono registrati casi di anziani trovati morti nelle loro abitazioni giorni o settimane dopo il decesso, un fenomeno noto come “kodokushi” o “morte solitaria”.

In Giappone stanno emergendo servizi specializzati con equipe multidisciplinari in grado di raggiungere gli hikikomori senior nelle loro abitazioni

La dimensione del problema è difficile da quantificare con precisione, proprio per la natura nascosta del fenomeno. Molti hikikomori anziani vivono in un limbo di invisibilità sociale, mantenendo un’apparenza di normalità attraverso contatti minimi con il mondo esterno, spesso limitati alla consegna della spesa o a rare visite mediche. Inoltre, mentre gli hikikomori giovani attirano l’attenzione dei media e degli esperti per le loro manifestazioni di rifiuto sociale, gli anziani isolati restano spesso ai margini del dibattito pubblico e, le statistiche ufficiali tendono a sottostimare il fenomeno, catturando solo i casi più estremi o quelli che entrano in contatto con i servizi sociali. I tradizionali servizi di assistenza agli anziani, focalizzati principalmente sulle necessità materiali e sanitarie, faticano a intercettare e affrontare il problema dell’isolamento sociale non tenendo conto delle specificità culturali e psicologiche degli hikikomori senior. Alcune esperienze positive vengono dal Nord Europa, dove sono stati sviluppati programmi di “bridge generation” che favoriscono l’incontro tra anziani e giovani attraverso attività di mentoring e scambio di competenze, mentre in Giappone, pioniere nel riconoscimento del problema, stanno emergendo servizi specializzati che includono equipe multidisciplinari in grado di raggiungere gli anziani isolati nelle loro abitazioni e costruire gradualmente percorsi di riconnessione sociale. La tecnologia, che si configura come una delle cause del problema, può paradossalmente diventare parte della soluzione: piattaforme digitali progettate specificamente per gli anziani che privilegino la semplicità d’uso e l’interazione sociale significativa, potrebbero aiutare a mantenere i legami familiari e comunitari, ma è necessaria l’integrazione con programmi di alfabetizzazione digitale specificatamente dedicati alle fasce d’età più anziane, ed evitare che gli strumenti tecnologici diventino sostitutivi dalle relazioni umane dirette mirando piuttosto ad arricchirle.

Si è creata una narrativa in cui l’invecchiamento viene visto come un processo di progressiva perdita di rilevanza sociale

Il fenomeno degli hikikomori senior, in particolar modo quando coinvolge gli anziani, non è solo un problema individuale o familiare, ma un sintomo del malessere di una società che ha perso la capacità di prendersi cura dei suoi membri più vulnerabili. Il culto della giovinezza e dell’innovazione, il dogma dell’efficienza e della velocità, hanno creato una narrativa in cui l’invecchiamento viene visto come un processo di progressiva perdita di rilevanza sociale, eclissando il valore dell’esperienza e dalla saggezza degli anziani. Se l’isolamento giovanile ha portato alla creazione di reti di supporto e strategie di intervento, è fondamentale che lo stesso avvenga per gli anziani, affinché il loro ritiro dalla società non venga considerato una semplice conseguenza dell’invecchiamento, ma una problematica da affrontare con la medesima urgenza. Ignorare questo fenomeno significherebbe accettare una società in cui la solitudine diventa una condizione irreversibile per chi non ha più un ruolo attivo nel sistema economico e può, senza troppi rimpianti, essere escluso anche da quello sociale.

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