Nel 1969 lo statunitense psichiatra e geriatra Robert Butler, coniò il termine ageism (da “age” in inglese, età). Come altre forme di pregiudizio, quali il razzismo e il sessismo, l’ageism consiste nella svalorizzazione ai danni di un individuo, in questo caso in ragione della sua età e, in particolare – ma non in maniera esclusiva – le persone anziane, sulla base di un criterio puramente anagrafico.
L’ageism è parte integrante della Strategia e piano d’azione per l’invecchiamento sano, 2012-2020 dell’Oms. Il rapporto globale Oms sull’ageism pubblicato nel mese di marzo delinea un quadro d’azione per ridurre l’ageism includendo raccomandazioni specifiche per diversi attori (governi, agenzie delle Nazioni Unite, organizzazioni della società civile, settore privato), e fornendo informazioni dettagliate sulla natura e l’entità del fenomeno, le sue determinanti e il suo impatto. Inoltre suggerisce possibili scenari strategici per prevenire e contrastarlo, identifica le lacune e propone future linee di ricerca nel campo. Secondo il rapporto, la pandemia globale in atto, mettendo ancor più a rischio le categorie fragili della società, ha accentuato gli stereotipi. Ha inoltre aumentato i pregiudizi negativi evidenziandone gli atti discriminatori che ne conseguono, su più fronti. In questo quadro generale, si assiste al radicarsi nel tessuto sociale di un ageism autoreferenziale, ovvero la tendenza all’autoesclusione da diverse possibilità di formazione o di lavoro. Inoltre, su larga scala, l’ageism mina la solidarietà tra generazioni.
Oms: incoraggiare l’empatia intergenerazionale
Sulla base di un’estensiva analisi del fenomeno, il rapporto dell’Oms presenta tre raccomandazioni operative per contrastare la discriminazione basata sull’età, articolate in tre assi principali. La prima area di intervento riguarda l’azione politica e legislativa, ovvero la promozione di politiche e disposizioni normative che affrontino le discriminazioni di età in maniera sistematica. La seconda area di intervento riguarda le attività educative, formali e informali, che mirino a incoraggiare l’empatia intergenerazionale e ridurre così i pregiudizi verso i diversi gruppi di età e di conseguenza le discriminazioni, attraverso una informazione accurata, fornendo esempi contro-stereotipici. La terza area consiste in interventi di contatto intergenerazionale, che mirino a ridurre i pregiudizi reciproci delle varie fasce di età attraverso un’esperienza di relazione interpersonale diretta. L’intento generale del rapporto è quindi quello di creare, a livello locale, nazionale e internazionale una nuova cultura intorno alle varie età anagrafiche, rispetto a come i gruppi si autopercepiscono, guardano alle altre classi di età, si inseriscono nel mondo del lavoro e, più in generale, nella vita attiva della propria comunità.
Il Libro verde sull’invecchiamento demografico
Anche le Istituzioni europee sono da anni attive nelle tematiche legate all’invecchiamento della popolazione e alla lotta contro la discriminazione legata all’età, affiancando l’Oms nella sua strategia. A gennaio 2021 la Commissione Europea ha presentato Il Libro verde sull’invecchiamento demografico, per promuovere il dibattito politico generale sulle sfide e le opportunità proprie di una società che invecchia e l’impatto di questa marcata tendenza demografica sull’economia e sulla società a livello europeo. Adottando un approccio basato sul ciclo di vita, il Libro verde intende evidenziare l’importanza di trovare il giusto equilibrio tra sistemi di Welfare sostenibili per il rafforzamento della solidarietà intergenerazionale.
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In risposta alla consultazione pubblica del Libro verde sull’invecchiamento, la ETUC, Confederazione europea dei sindacati, ne identifica alcuni aspetti positivi, tra cui il fatto di basarsi in maniera strategica sul lavoro delle Istituzioni e degli organismi dell’Ue e di promuovere la discussione in modo ampio e integrato, affrontando l’invecchiamento come un fenomeno che, a partire dalla nascita, influenza ogni aspetto della vita delle persone, per tutta la vita, permettendo di sviluppare una posizione integrata e di mettere in relazione la sfida demografica con le transizioni ambientali e digitali, disegnando un quadro completo delle politiche necessarie nella ripresa post-Covid.
Necessarie politiche di sostegno ad un invecchiamento attivo
Tuttavia, ETUC evidenzia come alcuni elementi cruciali del quadro generale delineato dal Libro verde non riescano, in diversi punti, a cogliere e affrontare gli aspetti importanti delle principali questioni inerenti alla progettazione politica, che di fatto risulta piuttosto generica se non semplicistica. Le principali criticità del Libro verde risiedono infatti nella debole considerazione di elementi fondamentali quali le disuguaglianze socio-economiche all’interno delle società dei paesi dell’Ue, la scarsa inclusività del mercato del lavoro, la bassa qualità dei posti di lavoro e delle condizioni di lavoro, la scarsa attenzione alla salute e sicurezza sul lavoro. La risposta della ETUC si concentra quindi principalmente su quegli aspetti che considera trascurati nell’attuale dibattito sull’invecchiamento, ovvero sulle disuguaglianze socio-economiche anche in una prospettiva di genere, sull’impatto della pandemia sugli anziani, sulle sfide future delle competenze in tempi di transizioni verdi e digitali, sulla solidarietà intergenerazionale, sulla sostenibilità fiscale di una società che invecchia. Per questo è più che mai necessario un forte impegno delle parti sociali verso strategie di “investimento e prevenzione” in aree di intervento politiche chiave, quali le politiche di sostegno ad un invecchiamento attivo, le politiche educative, sociali, del mercato del lavoro e della cultura d’impresa.
L’ageism mina la solidarietà tra generazioni
L’approccio ad un “invecchiamento con dignità” dunque deve riuscire a modificare la narrazione che fino ad ora sembra aver dominato il modo di porsi nei confronti della terza età, ovvero l’attenzione sul “costo dell’invecchiamento”, nel quadro dei meccanismi di controllo fiscale dell’Ue. Promuovere una vecchiaia dignitosa significa dunque assicurare un’istruzione inclusiva, lottare contro la discriminazione basata sull’età o sul genere, offrire posti di lavoro dignitosi insieme a condizioni di lavoro e di retribuzione eque e accesso garantito all’assistenza sanitaria. Ma a questi obiettivi deve necessariamente essere combinata una protezione sistematica del potere d’acquisto delle pensioni, che consenta agli individui di conservare il proprio tenore di vita anche dopo il pensionamento.