Le abitudini di vita degli ultimi 12 mesi, stravolte e deviate da una pandemia che tarda ad arrestarsi, hanno influito in ogni aspetto del vivere comune, incidendo anche nella tipologia di reati commessi nel corso dell’anno 2020. È un dato simile a quello che ha visto quasi scomparire le vittime di incidenti stradali nella primavera del 2020, facendo ipotizzare che smart working e diminuzione degli spostamenti gioverebbero anche ad aspetti collaterali, come la sicurezza stradale.
Uno strumento capace di dare un quadro completo e attendibile dei fenomeni criminali
Il Servizio Analisi Criminale, all’interno della Direzione Centrale della Polizia Criminale, ha analizzato l’andamento della delittuosità in Italia nel periodo della pandemia, per comprendere quali reati hanno proliferato mentre eravamo impegnati a combattere un nemico invisibile. Il suddetto Servizio ha una struttura a composizione interforze: vi opera, infatti, personale della Polizia di Stato, dell’Arma dei Carabinieri, della Guardia di Finanza e della Polizia Penitenziaria. Ciò lo rende uno strumento capace di dare un quadro completo e attendibile dei fenomeni criminali presenti sul nostro territorio a livello nazionale.
Quanto hanno influito le misure di contenimento e le limitazioni sulla delittuosità? Dai primi dati dell’indagine delle Forze dell’ordine, risulta evidente che alcune tipologie di furto legate al contatto o alla violazione diminuiscono, mentre i reati informatici aumentano insieme alle stesse transazioni che hanno sostituito gli acquisti presso i negozi fisici nei mesi di lockdown.
Ma andiamo nello specifico delle rilevazioni del Servizio Analisi Criminale estrapolate in funzione dell’indice di delittuosità, ovvero il numero dei reati commessi in rapporto a 100 mila abitanti. La comparazione tra i dati 2019 e 2020 è fondamentale per misurare i cambiamenti determinati dal lockdown. Innanzitutto, emerge in maniera importante che l’indice di delittuosità è in diminuzione nel 2020, poiché si è passati dai 3.826 reati nel 2019 ai 3.038 del 2020, in rapporto a 100 mila residenti. Nello specifico, i dati evidenziano che i reati commessi nel 2020 risultano inferiori a quelli del 2019 del 20%. Il dato più basso si è registrato nel mese di aprile, dunque in pieno lockdown, con 93.842 reati, mentre quello più alto nel mese di gennaio con 185.218 delitti, ovvero prima che la normalità, finanche quella criminale, venisse sconvolta.
Le rapine in abitazione si riducono drasticamente in concomitanza del lockdown
Se la maggioranza delle persone è confinata nella propria abitazione, è lecito domandarsi quanto ciò abbia influito sui furti in appartamento. Ebbene le rapine in abitazione nel 2020 risultano sensibilmente inferiori a quelle del 2019 (-16,3%), come prevedibile. Anche in questo caso, il dato più basso si è registrato nel mese di aprile, con 56 reati, mentre quello più alto è riferibile al mese di gennaio, con 164 rapine: quasi triplo di quelle rilevate in aprile. In particolare, nel 2020, si assiste ad una marcata riduzione degli eventi delittuosi a marzo (98 a fronte dei 185 del 2019) e ad aprile (56 a fronte dei 122 del 2019) in concomitanza con il lockdown, con un successivo incremento a luglio (159 a fronte dei 151 del 2019). A novembre e dicembre, con le nuove limitazioni imposte, i valori si riducono nuovamente, ma meno sensibilmente (rispettivamente 125 e 119 a fronte dei 180 e 190 del 2019), ma è pur vero che le misure adottate ad oggi, seppure restrittive, non sono paragonabili a quelle della primavera del 2020.
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Anche i furti con strappo, ovvero quelli che presuppongono un contatto fisico tra aggressore e vittima, risultano sensibilmente inferiori a quelli del 2019 (-25,7%). Il dato più basso si è registrato nel mese di aprile con 213 reati, mentre quello più alto nel mese di settembre con 1.177 episodi: una ripresa del reato forse inasprita dalla crisi economica già innescatasi nei mesi precedenti.
Aumentano i reati informatici insieme all’e-commerce
Se il confinamento ha determinato il ricorso massivo all’online, le frodi informatiche sono prevedibilmente un dato in salita rispetto alle rilevazioni dell’anno scorso. Nel 2020 le truffe informatiche risultano superiori a quelle del 2019 del 17,8%, in controtendenza rispetto alla maggior parte dei reati commessi nel 2020. Nello specifico, dai dati emerge che il dato più basso si registra nel mese di marzo con 6.122 reati, mentre nel mese di maggio – quando evidentemente il fenomeno dell’e-commerce diviene consolidato e acquisito – si registra il numero massimo di frodi informatiche: 9.427. Secondo il Servizio Analisi Criminale tale tipologia di reato, rientrante nella categoria dei crimini informatici, in ragione del particolare contesto dell’anno appena trascorso, connotato da un forte cambiamento degli stili di vita e da una prolungata permanenza a casa, risulta in costante espansione ed evoluzione.
Anche le truffe generiche risultano in lieve aumento nel 2020 rispetto al 2019 (+3,3%). La minore incidenza di truffe si registra nel mese di marzo con 8.082 reati, mentre l’incidenza più alta emerge in estate, ovvero nel mese di luglio con 13.302 delitti.
Focus su Lombardia, Lazio e Puglia
L’indagine sull’indice di delittuosità ha posto l’accento, in particolare, su 3 regioni campione, una del Nord, una del Centro e una del Sud Italia, ovvero Lombardia, Puglia e Lazio. Ebbene i reati commessi nel 2020 nelle tre Regioni considerate risultano inferiori a quelli del 2019, anche se con qualche differenza: nel 2020 la Regione Lazio ha l’indice di delittuosità più alto (3.700 reati ogni 100 mila abitanti); seguono la Lombardia con 3.296 reati ogni 100 mila abitanti, e la Puglia con l’indice di delittuosità più basso (2.810).