Sembra incredibile, ma statisticamente – dati della Confederazione Italiana Agricoltori alla mano – una pietanza tipica italiana su tre viene praticamente imitata, determinando, di fatto, un danno economico di notevole entità (oltre 2 milioni di euro annui).
Un problema divenuto ormai allarmante e così stratificato da richiedere l’intervento di tutti gli operatori del settore, e a livello territoriale e nazionale, delle associazioni, oltre che delle Forze di polizia, evidentemente deputate a prevenire e/o reprimere tali attività illecite.
Con il termine contraffazione si indica la falsificazione, il furto, la riproduzione, l’uso di marchi, modelli, senza il consenso del titolare del diritto di proprietà e con il ricavo dei relativi benefici economici.
In particolare la cosiddetta contraffazione alimentare, anche detta “agropirateria”, ha a sua volta una duplice distinzione: frode sulla qualità (manipolazione e/o modificazione di un alimento) e falsificazione del marchio e/o della indicazione di provenienza geografica ( c.d. frode sulla origine).
Sotto il primo profilo, attualissimo e largamente diffuso è il tema delle manipolazione genetiche (OGM), come disciplinato dal d.lgs. n. 224/03, con il quale si indicano gli organismi con patrimonio genetico modificato attraverso tecniche di ingegneria genetica che consentono di introdurre in essi nuovi geni. È di tutta evidenza che l’impiego sul mercato di tali organismi necessita di apposita autorizzazione da parte del Ministero dell’Ambiente, in mancanza della quale scattano specifiche sanzioni, anche di carattere penale.
D’altronde, proprio la tutela della sicurezza alimentare è divenuta una delle priorità perseguite dal legislatore europeo e italiano, all’evidente fine di accrescere la fiducia del consumatore attraverso l’utilizzazione di alimenti sicuri. Il principale sistema di controllo si fonda essenzialmente sul metodo HACCP, che si propone la verifica dell’osservanza delle norme generali di igiene, attraverso una capillare analisi dei rischi e di controllo del sistema: dalla preparazione, trasformazione, manipolazione, sino alla vendita e/o somministrazione dei prodotti alimentari.
Ad ulteriore supporto, sempre nel contesto della sicurezza alimentare, non può non menzionarsi l’obbligo di tracciabilità della filiera alimentare, da cui discende la rintracciabilità di tutti i prodotti alimentari; rintracciabilità che consente di ricostruire e seguire il percorso di un alimento, in modo da offrire al consumatore finale informazioni dettagliate sui prodotti non conformi.
Il contrasto di attività illecite come quelle in esame, che hanno segnato una crescita esponenziale in una società così globalizzata, passa attraverso una serie di sanzioni amministrative e, nei casi più gravi, anche penali, come di disciplinate dal codice di rito; norme che sono state oggetto di accesi dibattiti tra gli addetti ai lavori, tesi, soprattutto, ad una seria riorganizzazione della materia.
Tra le novità, un plauso particolare merita la proposta di riforma del settore sollecitata dalla Commissione guidata da Gian Carlo Caselli, finalizzata ad una vera e propria rivisitazione delle fattispecie penali delle frodi in commercio di prodotti alimentari, attesa la palese inadeguatezza della normativa esistente, troppo poco incisiva sotto il profilo del trattamento sanzionatorio e in generale della repressione di attività illecite, fino ad oggi non perseguibili penalmente.
Un lavoro lungo ed estremamente impegnativo quello della Commissione, che và sicuramente incoraggiato e sostenuto, anche alla luce dell’impatto mediatico e, in generale, sull’intera collettività, determinato da Expo Milano 2015.
Una eredità pesante, come quella milanese, che siamo certi, segnerà l’avvio di una ricostruzione omogenea della complessa normativa in materia agroalimentare, accompagnata ad uno sforzo da parte del governo italiano, proteso ad una riarticolazione di un sistema tra penale e amministrativo.