HomeMetafore per l'ItaliaLo spirito feudale della nostra classe dirigente

Lo spirito feudale della nostra classe dirigente

di
Gian Maria Fara

«Quello della menzogna nel rapporto tra politica e opinione pubblica è un problema annoso e di non facile soluzione poiché ha profonde radici nella cultura del potere, del nostro Paese in particolare. Anzi, ne rappresenta un vero e proprio carattere distintivo e deriva dallo spirito feudale tipico della nostra classe dirigente che continua a considerare come sudditi i cittadini, ai quali vanno trasferiti ordini e disposizioni piuttosto che spiegazioni». Nella rubrica “Metafore per l’Italia” a firma di Gian Maria Fara, Presidente dell’Eurispes,  pubblichiamo uno dei passaggi, quanto mai attuale, estratto dal suo nuovo libro L’Italia del “nì” (Minerva Edizioni). Il Professore riflette sul fatto che «basta osservare i titoli dei telegiornali e dei grandi quotidiani per capire quanto larga sia la distanza tra ciò che viene raccontato e la realtà dei fatti. Titoli e articoli che si rincorrono e si sostituiscono un giorno dopo l’altro: il Governo ha deciso, «contrordine compagni», non ha deciso».

«In un suo intervento Marco Vitale (2013), recuperando l’insegnamento socratico, ci ricorda che: «Solo con la verità si esce dalla crisi» e chiama in causa la “parresìa”. «La parresìa – continua Vitale – è, in poche parole il coraggio della verità di colui che parla e che sa assumere il rischio, malgrado tutto, di esprimere l’intera verità che ha in mente, anche se ciò può far reagire negativamente l’interlocutore. La più grave assenza nel dibattito economico (e politico) è proprio l’assenza di parresìa». Quello della menzogna nel rapporto tra politica e opinione pubblica è un problema annoso e di non facile soluzione poiché ha profonde radici nella cultura del potere, del nostro Paese in particolare. Anzi, ne rappresenta un vero e proprio carattere distintivo e deriva dallo spirito feudale tipico della nostra classe dirigente che continua a considerare come sudditi i cittadini, ai quali vanno trasferiti ordini e disposizioni piuttosto che spiegazioni. D’altra parte, come la storia ci ricorda, mentre Churchill prometteva realisticamente agli inglesi “sangue, sudore e lacrime”, il nostro Mussolini rassicurava gli italiani col suo «vinceremo».
Questa mentalità è il prodotto della convinzione della superiorità delle élite e della immaturità del popolo che “non sa”, e quindi non sarebbe in grado di valutare correttamente la complessità dei fenomeni e al quale va somministrato un distillato controllato di informazioni, o meglio, di propaganda. Ma se almeno la propaganda riguardasse azioni, misure, iniziative portate a compimento vi sarebbe poco da ridire. Il problema è che si imbastiscono pervasive campagne di comunicazione su semplici annunci di ipotesi che fanno sembrare reali e realizzate iniziative che appartengono ancora al mondo delle idee, spesso nei fatti impraticabili, disorientando l’opinione pubblica. Naturalmente tutto ciò con la complicità dei mezzi di comunicazione di massa, pronti a cogliere ogni sospiro, ogni più lieve sussurro proveniente dai palazzi del potere, ad amplificarli a dismisura. Basti osservare i titoli dei telegiornali e dei grandi quotidiani per capire quanto larga sia la distanza tra ciò che viene raccontato e la realtà dei fatti. Titoli e articoli che si rincorrono e si sostituiscono un giorno dopo l’altro: il Governo ha deciso, «contrordine compagni», non ha deciso. Assistiamo a una continua sovrarappresentazione del gossip o di fatti minimali e a una mancanza di approfondimento dei temi di maggiore rilevanza. Il prodotto finale è una straordinaria confusione, il disorientamento totale di un cittadino al quale la vita viene resa ogni giorno più difficile e complicata». (Aforisma 74, 2014)

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