Nel nostro diritto, che il mondo ci invidia, unitamente ai suoi operatori e studiosi, e nonostante tutti i limiti, è giusto per definizione proporre tesi, commenti alle sentenze della magistratura, monografie e saggi di dottrina e giurisprudenza, proposte di legge.
Il Professor Sabino Cassese è stato ed è uno degli illustri rappresentanti di questo mondo, sia come studioso che come uomo delle istituzioni. Già Ministro e Giudice costituzionale, tra gli altri e numerosi incarichi.
Perciò stupisce non poco un suo editoriale di qualche giorno fa sul Corriere della sera, nel quale egli – con frasi inequivoche – si scaglia contro la magistratura e le Forze dell’ordine del nostro Paese, incapaci (a suo dire) di contrastare la mafia e di gestire la macchina della Giustizia.
Macchina giudiziaria della quale il Professore è stato parte, anche come avvocato e formatore di menti giuridiche di magistrati e numerosi allievi oggi collocati tra gli operatori del diritto nostrano. Senza contare la funzione giudiziaria “sui generis” da lui svolta presso la nostra alta Corte.
Non si spiega se non con qualche dietrologia cui qui non indulgo questa sua verbosità inappropriata e, quel che è peggio, disinformata.
Oltre che ignorare i dati più recenti su operazioni magistralmente condotte dalle nostre Forze dell’ordine e dei magistrati antimafia, che il mondo – come ho più volte scritto – ci invidia, Cassese rifugge da una analisi approfondita dei mali della giustizia italiana che egli stesso denuncia, attribuendoli soprattutto alla classe sociale e istituzionale che anche lui ha rappresentato.
Forse i mali della giustizia risiedono anche in qualche falla del sistema dell’istruzione universitaria e dell’accademia?
Ne saprei, ma taccio.
Il resto lo lascio alla mirabile e più autorevole risposta del Procuratore Spataro sempre sullo stesso quotidiano, di oggi 27 Agosto, per chi dovesse leggere dopo queste mie parole.