Riforma della giustizia tributaria. Contesto, prospettive e criticità

giustizia tributaria

Già nel corso del 2021 il MEF, insieme col Ministro della Giustizia, aveva costituito una Commissione interministeriale con lo scopo di analizzare e formulare proposte di intervento per una riforma della giustizia tributaria. Molte delle misure poi approvate in sede parlamentare erano state oggetto di un articolo apparso su questa rivista in tempi non sospetti. La Commissione era stata in particolare incaricata di esaminare le criticità esistenti, nonché di elaborare proposte di misure e di interventi legislativi, allo scopo di migliorare la qualità della risposta giudiziaria e ridurre i tempi del processo.

Giustizia tributaria, una Commissione interministeriale per elaborare proposte e interventi

Si è quindi posta attenzione alla predisposizione delle condizioni perché il legislatore delegato addivenisse alla creazione del ruolo dei giudici tributari, scegliendo la strada del giudice tributario professionale. Nell’ottica di una migliore qualità delle decisioni tributarie di maggior valore (più facilmente destinate a pervenire fino alla Corte di Cassazione), si è poi previsto che le liti minori, di valore non superiore ai 3.000 euro, fossero decise in primo grado da un giudice monocratico. Un altro tema fondamentale affrontato dalla Commissione era poi quello della prova testimoniale. Anche dopo i lavori della Commissione, restavano (e in certi casi restano), tuttavia, ancora varie criticità su cui intervenire, tra cui, ad esempio:

  • la disciplina dell’autotutela (chiarendo, a tal proposito, anche i profili di impugnazione del diniego);
  • la creazione, ex lege, di una sezione speciale della Corte di Cassazione;
  • la previsione di un correttivo in ordine all’attuale meccanismo (solo facoltativo) della pubblica udienza.

Le modifiche approvate nel passaggio parlamentare rispetto alla originaria formulazione

Alcune di queste questioni sono state poi affrontate nel passaggio parlamentare. Altre, invece, restano ancora da risolvere. Il voto definitivo della Camera è comunque finalmente arrivato con la seduta straordinaria del 9 agosto 2022. Di seguito, alcune tra le più rilevanti modifiche approvate nel passaggio parlamentare rispetto alla originaria formulazione.

  1. Corti di giustizia tributaria. Di particolare valore (anche) simbolico nella lunga evoluzione verso una magistratura tributaria autonoma e indipendente è la sostituzione della denominazione “Commissioni tributarie” con quella di “Corti di giustizia tributaria”.
  2. Concorso. Anche i laureati in Economia potranno partecipare al concorso per magistrati tributari. Nei primi 3 bandi di concorso per magistrati tributari, viene inoltre incrementata dal 15% al 30% la misura della riserva di posti a favore degli attuali giudici tributari non togati.
  3. Tirocinio e formazione. Per i magistrati tributari viene poi introdotta la previsione di un tirocinio formativodi almeno sei mesi e anche la previsione della formazione continua.
  4. Sezione tributaria della Corte di Cassazione. Si prevede che presso la Corte di Cassazione sia istituita una sezione civile,incaricata esclusivamente della trattazione delle controversie in materia tributaria.
  5. Condono per le liti pendenti in Cassazione. Viene reintrodotta la definizione agevolatadei giudizi tributari pendenti dinanzi alla Corte di Cassazione. Le controversie tributarie – pendenti alla data del 15 luglio 2022 innanzi alla Corte di Cassazione ai sensi dall’art. 62, Dlgs. 31 dicembre 1992, n. 546, per le quali l’Agenzia delle Entrate risulti integralmente soccombente in tutti i precedenti gradi di giudizio e il valore delle quali, determinato ai sensi dell’articolo 16, comma 3, legge 27 dicembre 2002, n.289, sia non superiore a 100.000 euro – sono definite con decreto a domanda dei soggetti che hanno proposto l’atto introduttivo del giudizio, o di chi vi è subentrato o ne ha la legittimazione, previo il pagamento di un importo pari al 5% del valore della controversia. Quando invece l’Agenzia delle Entrate risulti soccombente in tutto o in parte in uno dei gradi di merito e il valore delle liti sia non superiore a 50.000 euro, le stesse sono definite previo pagamento di un importo pari al 20% del valore della controversia.
  6. Condanna alle spese in caso di rigetto infondato del reclamo. Con l’intento di deflazionare il contenzioso, è stato previsto che, in caso di rigetto del reclamo o di mancato accoglimento della proposta di mediazione formulata d’ufficio, la soccombenza di una delle parti, in accoglimento delle ragioni già espresse in sede di reclamo o mediazione, comporta, per la parte soccombente, la condanna al pagamento delle relative spese di giudizio. Tale condanna può anche rilevare ai fini dell’eventuale responsabilità amministrativa del funzionarioche abbia immotivatamente rigettato il reclamo o non accolto la proposta di mediazione.

Un obiettivo della riforma era la riduzione del 40% della durata media dei processi 

In conclusione, richiamate solo alcune delle principali novità ora introdotte, si evidenzia quanto segue. Uno degli obiettivi della riforma, negoziati con la Commissione Europea nell’ambito del Pnrr, era la riduzione del 40%, entro giugno 2026, della durata media dei processi in Cassazione (oggi superiore a 1.300 giorni). Un obiettivo ambizioso e però necessario, anche considerato che il 42% delle controversie giacenti in Cassazione è di natura tributaria e che ogni anno i ricorsi tributari decisi dalla Suprema Corte hanno un valore di oltre nove miliardi di euro. La riforma approvata dal Parlamento interviene dunque con una serie di novità e strumenti che mirano, tra le altre, a velocizzare il contenzioso tributario. Molte delle novità sono condivisibili, benché alcune occasioni di modifica siano state perse. Vedremo comunque nel prossimo futuro se l’intervento sarà stato sufficiente per dare finalmente la dignità che merita alla Giustizia Tributaria (una Giustizia che gestisce forse il rapporto più delicato e controverso tra cittadino e Stato). Senz’altro la previsione del giudice professionale è una svolta epocale. Vedremo se sarà sufficiente, o se, magari anche a breve, sarà necessario un nuovo “lifting”.

*Direttore Osservatorio sulle Politiche Fiscali dell’Eurispes.

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