Sta facendo discutere la nuova pubblicità sulla sicurezza online dei minori della Commissione per la protezione dei dati in Irlanda.
La campagna di sensibilizzazione “Pause Before You Post” mette in guardia dai pericoli della Rete e in particolare dello sharenting.
È la storia di una bambina, Éabha. Nei loro post sui social media, i genitori (ingenuamente) hanno condiviso il nome, l’età, la data di nascita, le foto degli amici, il nome e la sede della squadra di calcio, il programma di allenamento della figlia, oltre al fatto che il padre non è sempre puntuale nel venirla a prendere.
Come si rifletterà nella vita reale questa condivisione così ampia di informazioni e immagini in un circuito aperto come il web?
Furto d’identità, uso improprio delle immagini, vulnerabilità a contatti indesiderati, impatto sulla loro reputazione online futura sono alcuni degli aspetti negativi ai quali esponiamo i bambini.
Sharenting: la condivisione di dati e informazioni dei nostri bambini può essere pericolosa
Il semplice atto di condividere online informazioni, foto e video dei propri figli può portare infatti a una divulgazione involontaria di dati personali che, se finiscono nelle mani sbagliate, possono avere gravi conseguenze.
La campagna di sensibilizzazione “Pause Before You Post” (Fermati prima di pubblicare) è pensata per mostrare come questi rischi possano concretizzarsi nella vita reale. Attraverso i loro post sui social media, i genitori di Éabha hanno inavvertitamente “condiviso con il mondo” troppe informazioni e immagini su di lei.
Lo sharenting può effettivamente presentare una serie di rischi.
Impronta digitale
Condividendo informazioni sui propri figli online, i genitori creano un’impronta digitale per i loro figli fin dalla più tenera età, nella maggior parte dei casi senza che questi ne siano a conoscenza o abbiano dato il loro consenso. Ciò può includere foto, video e altre informazioni personali che potrebbero essere difficili da cancellare in seguito.
Lo sharenting e l’uso improprio delle immagini
Quando condividiamo contenuti online, rischiamo di perdere il controllo su ciò che pubblichiamo. Ciò può comportare il rischio che immagini/video di minori vengano utilizzati o riutilizzati in modo dannoso ad esempio utilizzando immagini di un minore per produrre deepfake e materiale pedopornografico. Un recente studio condotto da Perspectus Global ha evidenziato che bastano solo 20 immagini di un bambino per creare un video deepfake che lo ritrae, e che i genitori caricano in media 63 immagini al mese sui social media. Inoltre, secondo un rapporto realizzato dall’organizzazione francese Foundation pour l’enfance, il 50% delle foto e dei video di bambini condivisi su forum pedocriminali sono stati inizialmente pubblicati online dai loro stessi genitori[1].
Lo sharenting crea vulnerabilità rispetto a contatti indesiderati
Foto e video spesso contengono informazioni sul luogo e l’ora in cui sono stati scattati (grazie ai metadati, in particolare ai dati GPS), che possono rivelare informazioni preziose sui nostri figli, come i loro interessi o i luoghi che frequentano abitualmente. Queste informazioni, se finiscono nelle mani di persone malintenzionate, possono avere gravi conseguenze.
La reputazione online
Quelle deliziose foto di neonati in abiti buffi o i video dei capricci dei bambini piccoli potrebbero non essere così accattivanti per un tredicenne. Foto o video imbarazzanti possono avere un impatto negativo nell’ambiente scolastico (ad esempio, rischio di bullismo) o sul futuro personale e professionale del bambino, soprattutto se vengono condivisi ampiamente e senza il suo consenso. Ciò che oggi può sembrare insignificante da condividere, domani potrebbe rivelarsi molto dannoso.
Furto di identità e frode a causa dello sharenting
Secondo Barclays, lo sharenting è l’“anello più debole” nel rischio di frodi online e furti di identità. Le informazioni che i genitori spesso pubblicano, come il nome dei figli, la data di nascita, il nome della scuola o la squadra sportiva preferita, possono essere utilizzate in modo improprio per hackerare password o per truffe di furto di identità. Barclays ha inoltre stimato che entro il 2030 i genitori che condividono immagini dei propri figli online saranno responsabili di due terzi delle frodi d’identità, con circa 7 milioni di casi di furto d’identità e oltre 670 milioni di sterline di frodi online.
Fin dalla nascita, nella vita reale, siamo protettivi con i nostri figli, ma non sempre comprendiamo appieno gli effettivi rischi derivanti alla condivisione online della nostra e della loro esistenza.
[1] Rapporto della Fondazione per l’infanzia, Generative AI, la nuova arma dei crimini pedofili, ottobre 2024 (Rapport de la Fondation pour l’enfance, l’IA generative, nouvelle arme de la pédocriminalité, ott. 2024) (come citato su www.cnil.fr).
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